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Giovedì 11 Settembre 2025 11:09

Il Papa ai nuovi vescovi: «Non dimenticare il dramma della guerra e della violenza»



Ricevuti nell'Aula nuova del Sinodo i presuli ordinati nell'ultimo anno. «Il dono che avete ricevuto non è per voi stessi, ma per servire la causa del Vangelo». Tra tante sfide, «la Chiesa vi manda come pastori che sanno condividere il cammino della gente»

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«Il vescovo è servo: è chiamato a servire la fede del popolo di Dio». Leone XIV lo ha ribadito questa mattina, 11 settembre, ricevendo in udienza nell’Aula nuova del Sinodo i vescovi ordinati nell’ultimo anno. «Pensavo di arrivare a questo corso vestito di nero anch’io, però…», è la battuta pronunciata a braccio con cui ha esordito, aggiungendo: «Forse alcuni di voi ancora state dicendo: come mai sono stato scelto io? Io almeno me lo domando», ha confidato.

Ai presuli il Papa ha ricordato che «il dono che avete ricevuto non è per voi stessi, ma per servire la causa del Vangelo. Siete stati scelti e chiamati per essere inviati, come apostoli del Signore e come servi della fede. Si tratta di qualcosa che ha a che fare con la nostra identità», ha aggiunto. Il servizio infatti «non è una caratteristica esterna o un modo di esercitare il ruolo. Al contrario, a coloro che Gesù chiama come discepoli e annunciatori del Vangelo, in particolare ai Dodici, è richiesta la libertà interiore, la povertà di spirito e la disponibilità al servizio che nasce dall’amore, per incarnare la stessa scelta di Gesù, che si è fatto povero per arricchirci. Egli ci ha manifestato lo stile di Dio, che non si rivela a noi nella potenza, ma nell’amore di un Padre che ci chiama alla comunione con Lui».

Nelle parole del pontefice, anche la citazione di Sant’Agostino sull’ordinazione episcopale: «Per prima cosa chi presiede il popolo deve comprendere che è servo di molti». Lo stesso Gesù, ha osservato, di fronte a «una certa smania di grandezza» ha dovuto «intervenire come un medico per guarirli», rivolgendo loro il monito: «Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti». Di qui la necessità di «vigilare sempre» e di «camminare in umiltà e preghiera, per farvi servi del popolo a cui il Signore vi manda», partendo dalla consapevolezza, come diceva Papa Francesco, che «la vicinanza al popolo affidatoci non è una strategia opportunista, ma la nostra condizione essenziale».

Ancora, ai nuovi vescovi Leone ha rivolto l’esortazione a condividere il dolore e le ansie del mondo in cui sono chiamati a servire. La crisi della fede e della sua trasmissione, ha osservato, «insieme alle fatiche che riguardano l’appartenenza e la pratica ecclesiale, ci invitano a ritrovare la passione e il coraggio per un nuovo annuncio del Vangelo. Nel contempo – ha continuato -, diverse persone che sembrano essere lontane dalla fede, spesso tornano a bussare alle porte della Chiesa oppure si aprono a una nuova ricerca di spiritualità, che a volte non trova linguaggi e forme adeguate nelle proposte pastorali consuete».

Ma non basta. «Non dobbiamo dimenticare le altre sfide, di carattere più culturale e sociale, che ci riguardano tutti e che, in special modo, interessano alcuni territori: il dramma della guerra e della violenza, le sofferenze dei poveri, l’aspirazione di tanti a un mondo più fraterno e solidale, le sfide etiche che ci interpellano sul valore Della vita e della libertà, e la lista sarebbe certamente più lunga. In questo contesto – ha concluso -, la Chiesa vi manda come pastori premurosi, attenti, che sanno condividere  il cammino, le domande, le ansie e le speranze della gente; pastori che desiderano essere guide, padri e fratelli per i sacerdoti e per le sorelle e i fratelli nella fede».

11 settembre 2025

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