Venerdì 12 Settembre 2025 10:09
Castel Sant’Angelo: quarta parte
Le sale I continui abbellimenti voluti dai vari papi, ci lasciano una serie di sale particolarmente decorate e ricche di opere artistiche. Sale di Clemente VIII Aldobrandini Furono realizzate tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento per volere del papa di cui portano ancora il nome e che conservano al suo interno il [...]
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I continui abbellimenti voluti dai vari papi, ci lasciano una serie di sale particolarmente decorate e ricche di opere artistiche.
Furono realizzate tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento per volere del papa di cui portano ancora il nome e che conservano al suo interno il suo stemma, posto al centro del soffitto della prima stanza.




L’aspetto attuale risale però al Novecento, quando vennero portati in questi spazi una serie di elementi provenienti da altri edifici siti nella città o dal castello. Tra questi il portale marmoreo, che segna l’accesso alla Sala della Giustizia, e che proveniva da un palazzo romano ormai andato distrutto. Poi troviamo il monumentale camino con lo stemma di papa Urbano VIII, che però originariamente si trovava nel corpo di guardia all’ingresso del castello. Ai lati del camino ci sono due portali in travertino, anche questi provengono da un altro edificio, ma che era posto all’interno del castello.
Il nome di Sala della Giustizia è stato proposto recentemente, nasce dall’ipotesi che qui si celebrassero dei processi. Nel castello furono infatti sottoposti a giudizio svariati personaggi più o meno noti. Nel Quattrocento Pomponio Leto e il Platina, entrambi accusati di aver complottato contro il papa. Sotto Clemente VIII Aldobrandini fu giudicata invece Beatrice Cenci, poi giustiziata nel 1599 insieme alla matrigna e a uno dei suoi fratelli in una piazza sita al di là del ponte. Poi il filosofo Giordano Bruno, che qui condannato fu arso vivo nel 1600 a Campo dei fiori.
La bellissima figura ritratta sulla parete di fondo sopra la porta è la raffigurazione di San Michele Arcangelo che mostra i simboli della giustizia.
Si tratta in realtà di due sale, entrambe volute dal papa della famiglia Medici, di cui però non si conserva più il fregio, sostituito al tempo di papa Innocenzo XI Pamphili (1644-1655) con pitture e simboli araldici della sua famiglia che trovano posto sul soffitto ligneo. Rimane solo il nome di Clemente VII, lo sfortunato papa che qui si rifugiò durante il Sacco di Roma.
Nelle sale si trovano esposti diversi oggetti ricollegabili ai Farnese, la famiglia di Paolo III, che decorò ed affrescò le sale del piano superiore. Qui è conservato il grandioso letto da parata, intagliato, scolpito, dorato e dipinto con cura ed attenzione, affiancato da quattro mezze colonne. Reca nella tastiera formata da cinque archetti lo scudo con i gigli dei Farnese sorretto da due figure in saio francescano. Probabilmente si tratta di un’opera romana della seconda metà del XVI secolo. Dello stesso secolo è l’inginocchiatoio, decorato ed intarsiato con il monogramma IHS (ovvero Gesù Salvatore degli uomini). Questo è posto all’interno di una ghirlanda, sulla quale poggia un edicola Cinquecentesca col timpano triangolare, che all’interno ospita a sua volta un crocifisso.




La lunetta con il Compianto sul Cristo morto, è di scuola Ferrarese dell’inizio del XVI secolo. Il cassettone a bambocci con i piedi a zampa di leone, è invece della seconda metà del XVI secolo di manifattura toscana. Al centro porta lo stemma gigliato dei Farnesi.
Sui rilievi angolari compaiono degli uomini in lorica (armatura) e sirene dalla doppia coda intrecciata. Al di sopra sono poste invece due sculture in legno raffiguranti Maria e l’Arcangelo nell’Annunciazione, anche questa di scuola toscana del Cinquecento.
Clemente è il papa che durante il disastroso Sacco di Roma del 1527 insieme a Benvenuto Cellini e ad altri prelati, attraversò il passetto di Borgo che dal Vaticano portava al castello per rifugiarsi dalle scorribande dei lanzichenecchi dell’imperatore Carlo V. Per sette mesi il papa rimase rinchiuso qui attendendo lo sviluppo degli eventi mentre Roma intanto veniva saccheggiata e distrutta e i romani torturati ed uccisi.
Le sale erano collegate alla stufetta, ovvero il bagno personale del papa, si tratta di un ambiente molto piccolo ed intimo. Il fregio nella sala Seicentesco, è lo stemma di papa Innocenzo X Pamphili.
Nella seconda Sala, l’iscrizione sul soffitto in legno è invece quella di Clemente VII. Il camino e i pavimenti in cotto vennero posti al tempo di Paolo III Farnese. La seduta di destra vicino alla finestra presenta un foro che potrebbe essere quello di un pozzo di scarico.
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