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Domenica 14 Settembre 2025 13:09

Il principio di fraternità, «intelligenza relazionale che ha l’altro come scopo»



Riunita in Campidoglio l'Assemblea dell'umano, la plenaria di premi Nobel, esperti, economisti e attivisti di tutto il mondo che hanno partecipato al III World meeting on human fraternity

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«Proveniamo da quattro continenti diversi, da culture diverse, siamo anche generazioni diverse. La sfida è trovare un linguaggio comune che guardi allo stesso orizzonte per promuovere un’alternativa sociale nel mondo». Così padre Francesco Occhetta, segretario generale della Fondazione Fratelli Tutti, ha sintetizzato l’iniziativa del terzo Meeting mondiale sulla fraternità umana che per due giorni ha visto riuniti una trentina di premi Nobel, esperti, economisti e attivisti di tutto il mondo. Dopo i lavori per tavoli tematici di venerdì, ieri, sabato 13 settembre, si è svolta nella Sala degli Orazi e Curiazi in Campidoglio la plenaria dell’Assemblea dell’Umano, a porte chiuse. Sono stati ripresi i temi trattati in precedenza tuttavia, come ha spiegato lo stesso gesuita, è stato deciso di non stilare un documento finale ma «di far partire un processo che tocchi le culture dei protagonisti che sono arrivati, in modo da portare nel loro ambiente quello che hanno iniziato a vivere qui. L’avvio quindi di un processo sinodale o, in altri termini, trasformare in cultura quello che ancora non è condiviso da tutti. Il principio di fraternità oggi è un’intelligenza relazionale che ha sempre l’altro come scopo e permette di creare il bilanciamento tra popolo e potere, perché altrimenti il potere strumentalizza il popolo».

Nel suo intervento durante l’assemblea, il cardinale Mauro Gambetti, presidente della Fondazione Fratelli Tutti, ha ricordato che «essere umani oggi significa non lasciarsi imprigionare dalla logica del nemico, ma scegliere la logica dell’incontro; non lasciarsi sedurre dalla potenza, ma custodire la dignità; non piegare la verità agli interessi, ma abitare la verità che libera; non sfruttare la terra come miniera, ma custodirla come casa comune. Questa è la terapia che il mondo attende». Ha poi aggiunto: «Viviamo un tempo in cui la tecnica corre più veloce della coscienza, in cui la verità si piega alle manipolazioni e in cui la persona rischia di essere ridotta a un algoritmo o a un profilo di consumo. Eppure, in mezzo a queste ombre, vediamo la possibilità di una rinascita: la capacità di resistere, di innovare, di creare ponti». Il cardinale ha poi ribadito che il Meeting «vuole inaugurare un processo sinodale sull’umano. Non ci basta fare diagnosi, il mondo non ha bisogno di analisi sterili: ha bisogno di terapie, di guarigione, di fiducia, di fraternità concreta» che «non è un’idea astratta ma una pratica che restituisce all’altro il suo volto, che trasforma i conflitti in energie creative, che rende vera la libertà e giusta l’uguaglianza».

Padre Occhetta si è espresso anche sul desolante panorama dei conflitti nel mondo: «Occorre dare un’anima al potere che può essere prepotenza o servizio. La grande alleanza costruita dopo la seconda guerra mondiale che può essere riproposta oggi può essere l’occasione di un altro paradigma possibile ma ha bisogno di cuori, di mondi e culture che si alleino, altrimenti non ce la facciamo». Ha poi accennato ai 15 tavoli di venerdì sottolineando la grande partecipazione. Solo a quello presso la Fao sul cibo erano presenti 450 persone; al tavolo sull’informazione hanno partecipato 20 direttori delle testate più importanti del mondo; il tavolo sul lavoro ha presentato al Parlamento italiano attraverso il Cnel una proposta di legge sulla fraternità nelle imprese; in quello sull’intelligenza artificiale, a cui ha preso parte il cardinale Gambetti, è stato ribadito quello che dice Papa Leone: «Usarla come mezzo e non come fine, informare l’intenzionalità dell’IA a ciò che è umano e non a ciò che è disumano». Concetto ripreso a margine dei lavori dallo stesso cardinale Gambetti, che ha sottolineato la convergenza di visioni sull’argomento: «Serve una trasformazione perché questa tecnologia si è avviata senza l’uomo e ora ci stiamo accorgendo che abbiamo assolutamente bisogno di far tornare l’uomo al centro, di far attraversare queste attività dall’umano e far sì che l’uomo non sia dominato da tali tecnologie».

14 giugno 2025

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