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Lunedì 15 Settembre 2025 09:09

Martiri del XXI secolo, portatori di una «speranza disarmata»



A San Paolo fuori le Mura la celebrazione ecumenica presieduta da Leone XIV, nella festa dell'Esaltazione della Croce. Presenti 28 tra capi e delegati delle Chiese e delle comunioni cristiane di Oriente. «Ancora oggi non è finita la persecuzione dei cristiani»

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I cristiani hanno il compito di testimoniare quotidianamente il Vangelo anche per realizzare il sogno del piccolo Abish Masih, pakistano di 10 anni ucciso nell’attentato alla chiesa cattolica di Yohannabad, domenica 15 marzo 2015. Sul suo quaderno aveva scritto: «Rendere il mondo un posto migliore». Il suo sogno «ci sproni a testimoniare con coraggio la nostra fede, per essere insieme lievito di un’umanità pacifica e fraterna». È il mandato ai cristiani di Papa Leone XIV che ieri sera, domenica 14 settembre, ha presieduto la commemorazione dei martiri e testimoni della fede del XXI secolo nella basilica di San Paolo fuori le Mura.

La preghiera ecumenica ha voluto celebrare «la speranza di questi coraggiosi testimoni della fede – ha affermato il pontefice -. Una speranza piena d’immortalità, perché il loro martirio continua a diffondere il Vangelo in un mondo segnato dall’odio, dalla violenza e dalla guerra; è una speranza piena d’immortalità, perché, pur essendo stati uccisi nel corpo, nessuno potrà spegnere la loro voce o cancellare l’amore che hanno donato; è una speranza piena d’immortalità perché la loro testimonianza rimane come profezia della vittoria del bene sul male. Sì, la loro è una speranza disarmata». Uomini e donne che hanno amato fino a donare la propria vita «senza mai usare le armi della forza e della violenza, ma abbracciando la debole e mite forza del Vangelo».

La data scelta per l’evento, unico nel suo genere durante l’anno giubilare, è particolarmente significativa perché coincide con la festa dell’Esaltazione della Santa Croce, celebrata da diverse confessioni cristiane. «Ricordiamo questi nostri fratelli e sorelle con lo sguardo rivolto al Crocifisso – ha proseguito il Papa americano -. Con la sua croce Gesù ci ha manifestato il vero volto di Dio, la sua infinita compassione per l’umanità; ha preso su di sé l’odio e la violenza del mondo, per condividere la sorte di tutti coloro che sono umiliati e oppressi. Anche oggi, a causa della loro testimonianza di fede in situazioni difficili e contesti ostili, portano la stessa croce del Signore: come Lui sono perseguitati, condannati, uccisi».

La celebrazione ecumenica ha visto la partecipazione di 28 tra capi e delegati delle Chiese e delle comunioni cristiane di Oriente. Leone XIV ha quindi colto l’occasione per «ribadire l’impegno della Chiesa cattolica a custodire la memoria dei testimoni della fede di tutte le tradizioni cristiane». Ha inoltre auspicato che il sangue di tanti «possa avvicinare il giorno beato» in cui tutti i cristiani berranno «allo stesso calice di salvezza».

Animata dal coro della diocesi di Roma, diretto da monsignor Marco Frisina, la commemorazione è stata organizzata dalla Commissione dei Nuovi martiri – Testimoni della fede, istituita con lettera pontificia nel 2023 da Papa Francesco e inserita nel dicastero delle Cause dei santi. La celebrazione ha ricalcato quella ecumenica presieduta da san Giovanni Paolo II al Colosseo il 7 maggio 2000. Sono stati commemorati circa 1.700 cristiani – cattolici, ortodossi, anglicani e protestanti – uccisi per la loro fede tra il 2000 e il 2025; si è pregato per quelli che sono detenuti e per quanti sono stati rapiti, mentre nove lampade, una per ogni beatitudine evangelica, sono state collocate sotto la croce.

Tra i martiri citati, suor Leonella Sgorbati, uccisa a Mogadiscio il 17 settembre 2006; i sei evangelici assassinati il 29 aprile 2019 in Burkina Faso; i ventuno copti ortodossi assassinati in Libia il 15 febbraio 2015. Papa Leone ha invece ricordato la «forza evangelica» di suor Dorothy Stang, uccisa nel 2005 in Amazzonia. «A chi si apprestava a ucciderla chiedendole un’arma – le parole di Prevost -, lei mostrò la Bibbia rispondendo: “Ecco la mia unica arma”». E ancora, ha menzionato padre Ragheed Ganni che «ha rinunciato a combattere per testimoniare come si comporta un vero cristiano» e fratel Francis Tofi, anglicano, ucciso con sei confratelli sull’isola di Guadalcanal il 24 aprile 2003.

«Gli esempi – ha affermato il vescovo di Roma – sarebbero tanti, perché purtroppo, nonostante la fine delle grandi dittature del Novecento, ancora oggi non è finita la persecuzione dei cristiani, anzi, in alcune parti del mondo è aumentata». Migliaia di uomini e donne, consacrati e laici, che agli occhi del mondo «sono stati sconfitti» ma il loro sacrificio non sarà mai dimenticato perché il loro «martirio è più eloquente di ogni parola». Hanno testimoniato «con la vita la fedeltà al Vangelo, l’impegno per la giustizia, la lotta per la libertà religiosa laddove è ancora violata, la solidarietà con i più poveri».

15 settembre 2025

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