Lunedì 15 Settembre 2025 11:09
Gli insegnanti di religione, chiamati a «testimoniare quello che dicono»


Al santuario del Divino Amore l'assemblea di inizio anno promossa dall'Ufficio diocesano. Sullo sfondo, il Meeting nazionale degli idr con il Papa, nell'aprile 2026. Diaco (Cei): «Disciplina in evoluzione»
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Un appuntamento importante attende gli insegnanti di religione cattolica (idr) in questo anno scolastico appena iniziato: è il Meeting nazionale degli idr, in calendario per il prossimo 25 aprile, a cui prenderà parte anche Papa Leone XIV. Ad annunciarlo, nel corso dell’assemblea di inizio anno promossa dall’Ufficio diocesano per la pastorale scolastica, sabato 13 settembre al Divino Amore, è stato Ernesto Diaco, direttore dell’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della Cei, sottolineando come il pontefice «ha accettato subito questa proposta» con entusiasmo. L’evento si inserirà in quel cammino «di trasformazione e di cambiamento che il mondo della scuola sta vivendo», ha illustrato Diaco, considerando come tale mutamento tocchi l’insegnamento della religione cattolica, «una disciplina dunque in evoluzione e posta di fronte a sfide e prospettive nuove».
In particolare, alla luce del tema scelto per l’assemblea diocesana ossia “40 anni di Irc come spazio di cultura, dialogo, educazione e cittadinanza in una società plurale”, l’esperto ha ripercorso le tappe più significative che dal Nuovo Concordato del 1984 – per cui l’Irc(insegnamento della religione cattolica) divenne obbligatorio nell’orario scolastico ma non più materia obbligatoria per gli studenti, garantendo così la libertà di scelta agli alunni e alle famiglie -, hanno interessato la disciplina. Dall’introduzione dei programmi nel 1986 alle Indicazioni nazionali del 2004-2006 e al successivo aggiornamento del 2010-2012; dallo stato giuridico riconosciuto alla disciplina dalla Legge 186 del 2003 alla qualificazione degli insegnanti con l’Intesa del 2012.
Soprattutto, Diaco ha guardato all’Irc alla luce delle «trasformazioni didattiche e tecnologiche e di governance della scuola» di questi ultimi anni, considerando come «in questi 40 anni anche la Chiesa è cambiata: dal calo della pratica religiosa alla crisi delle vocazioni». Allora, in una società «alle prese con il cambiamento demografico, la trasformazione dei modelli familiari, la secolarizzazione e la rivoluzione digitale», per Diaco l’insegnamento della religione cattolica riveste un ruolo importante «per meglio comprendere le domande e il linguaggio dei più giovani»; da qui l’auspicio dell’esperto affinché gli idr «abbiano a cuore gli alunni, che sono capaci di riconoscere facilmente una persona che porta in classe ciò che gli preme», che equivale a «portare nella professionalità la nostra vita».
Anche Nicola Incampo, responsabile regionale Irc Basilicata, nel suo intervento su “Il Concordato e la libertà religiosa: l’Irc come espressione di un diritto fondamentale tra identità confessionale e integrazione scolastica” ha parlato di un «insegnamento prezioso» del quale «la Repubblica italiana riconosce il valore» dato che «concorre alla formazione dell’uomo e del cittadino». Incampo ha sottolineato come l’Irc rientra «nel quadro delle finalità della scuola», dove è previsto «in ogni ordine e grado», e come e quanto abbia valore la testimonianza di vita degli idr, gli unici a cui «viene chiesto di testimoniare quello che dicono, in riferimento all’idoneità diocesana», laddove ogni docente di religione cattolica è «mandato dall’ordinario diocesano, ovvero il vescovo, al quale interessa la qualità dell’insegnamento portato in classe». Questo aspetto, ha concluso Incampo, «è un unicum dell’Irc, che lo Stato recepisce, e che dona ricchezza e qualità».
Ha messo in luce un punto di forza di questo insegnamento pure Pasquale Esposito, idr della diocesi di Milano, affermando primariamente che «essere docente di religione cattolica significa essere nel territorio e non solo dentro l’aula, dando valore alle alleanze educative», e presentando poi un progetto promosso nella provincia di Bergamo e ispirato «dalle parole di Papa Francesco in merito al patto educativo globale del maggio del 2020». Il pontefice, ha illustrato Esposito, sosteneva che «pensare all’educazione oggi significa pensare al futuro dell’umanità» e per questo è importante «chiederci che idea di futuro abbiamo e che idea portiamo in classe: di promessa o di minaccia?». Per il docente lombardo sono 3 le parole chiave che possono orientare il lavoro degli idr quali «esperti di relazione» e chiamati a «essere dei facilitatori per far realizzare ogni persona che ci viene affidata». Nello specifico si tratta di «corresponsabilità, accompagnamento e atto educativo», necessari per realizzare una sinergia con tutte le agenzie educative del territorio, a partire «dalla collaborazione tra Ufficio per la pastorale scolastica, per la catechesi e giovanile».
Questa stessa rete tra Uffici diocesani è una delle novità presentate in apertura dei lavori dal vescovo ausiliare Michele Di Tolve, responsabile dell’Ambito dell’educazione, che ha guardato a questa «stretta collaborazione» come a «un segno di comunione e speranza», evidenziando «l’importanza del dialogare e del costruire insieme un laboratorio di cultura, dialogo e futuro». Il presule ha messo poi al centro del suo saluto «il valore della vita» quale punto di riferimento per i docenti, specialmente «in questo momento storico in cui sta passando l’idea che essa possa essere depredata e uccisa, come accade in Terra Santa».
Ha portato il suo saluto e il suo augurio per un anno scolastico proficuo anche il direttore dell’Ufficio per la pastorale scolastica del Vicariato Rosario Chiarazzo. «L’ird contribuisce allo sviluppo integrale della persona – ha detto – e la tradizione cristiana incontra le domande dell’uomo contemporaneo», per questo è importante riconoscere il ruolo della disciplina che più di tutte è «chiamata a educare a una coscienza critica». Dunque gli insegnanti di religione cattolica sono «chiamati ad abitare il confine tra sapere e senso e a intrecciare il Vangelo con la cultura» perché lungi dall’essere «un residuo del passato», l’irc è «una risorsa viva per leggere la complessità del presente», ha sottolineato Chiarazzo.
15 settembre 2025
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