Lunedì 15 Settembre 2025 12:09
Scuola: l’istruzione, pane da spezzare per essere condiviso


Tra i banchi a settembre alcune novità: il divieto agli smartphone e l'inasprimento del voto di condotta. La necessità di recuperare il "metodo preventivo" caro a don Bosco e la consapevolezza che non si può insegnare senza prendersi cura di chi abbiamo di fronte
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Con la riapertura delle scuole, dagli istituti periferici a quelli del centro storico, anche la Capitale riaccende i suoi motori. Dopo il recente Giubileo dei giovani, che ha portato a Roma una moltitudine di ragazzi provenienti da ogni parte del pianeta, si ha l’impressione che la nostra città simbolicamente li riunisca tutti. Vedere sulla metropolitana i quindicenni diretti in aula è sempre il segno di un doppio trapasso, stagionale e anagrafico. Viene da chiederci: chi si prenderà cura del cuore e della mente degli alunni in corsa sfrenata verso l’avvenire se non i docenti che si apprestano a registrare le nuove presenze nelle classi appena formate?
Dovrebbe essere questo l’intendimento maggiore e prevalente, invece troppo spesso ci arrovelliamo su questioni non strutturali che sembrano fatte apposta per essere strumentalizzate: al contrario, se c’è una dimensione trasversale in cui non ci si dovrebbe dividere, questa è proprio la scuola, cellula propulsiva e pulsante del bene comune, là dove cresce la consapevolezza che i valori etici e civili sui quali si fondano le civiltà sono il frutto di una lunga, non facile, talvolta dolorosa, elaborazione storica. Tale funzione sociale determinante della scuola non dovrebbe venire dimenticata oppure offuscata dai battibecchi congiunturali.
L’uso degli smartphone, ad esempio, vietato nelle ore di lezione per decreto ministeriale, rappresenta solo la punta emergente di quel gigantesco iceberg che è la rivoluzione digitale, rispetto alla quale l’istruzione, non solo italiana, appare ancora molto indietro, quasi ancorata al vecchio trittico della spiegazione-interrogazione-verifica, a cui andrebbero affiancate forme di apprendimento cooperativo con la predisposizione di nuovi spazi didattici.
Lo stesso inasprimento del voto di condotta segnala un problema relativo all’inquietudine adolescenziale, ma difficilmente il disagio giovanile, con i grovigli che si trascina dietro, potrà essere risolto agendo sul piano esclusivamente normativo. Nell’uno e nell’altro caso sarebbe piuttosto necessario recuperare il concetto di “metodo preventivo” di cui parlava don Giovanni Bosco, non perdendo la fiducia nel dialogo intergenerazionale.
Finché non ripristiniamo un rapporto positivo fra scuola e famiglie, non riusciremo a superare la solitudine degli insegnanti i quali, già oberati dai pesi amministrativi e burocratici che devono sostenere, schede da compilare, registri elettronici, pianificazioni da elaborare, rischiano di entrare in classe già stanchi. Mentre dovrebbero essere leggeri, dal punto di vista mentale, per poter dare il meglio di sé stessi. Il primo appello dell’anno, che si fa per conoscere i nuovi studenti e salutare quelli già noti, non dimentichiamolo, è uno dei momenti magici della nostra professione.
Nella Città Eterna hanno operato nei secoli gli educatori e le educatrici in grado di formare la coscienza occidentale: da san Filippo Neri a san Giuseppe Calasanzio, da Lucia Filippini a Luigia Tincani, da Alberto Manzi a don Roberto Sardelli, da Maria Montessori a John Patrick Carroll Abbing, il fondatore della Città dei Ragazzi, per citarne solo alcuni. Sono stati loro a farci comprendere che non si può insegnare senza prendersi cura della persona che abbiamo di fronte. Eseguire il mansionario certo è indispensabile, ma non possiamo limitarci a questo.
È imprescindibile unire i due momenti: quello istituzionale che ci legittima come professori e quello spirituale grazie a cui, come sapeva sant’Agostino, potremo far parlare gli studenti col proprio maestro interiore, scoprendo il futuro a loro stessi ancora sconosciuto. Soltanto così l’istruzione non sarà solo uno smistamento dei saperi da un luogo all’altro, ma diventerà un’impresa conoscitiva: il pane da spezzare per essere condiviso da tutti.
15 settembre 2025
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