Venerdì 19 Settembre 2025 10:09
Giudici e pm, carriere separate: ok della Camera. Ora tocca al Senato


La riforma della giustizia ha superato il secondo passaggio a Montecitorio. Atteso il via libera finale da Palazzo Madama. Introdotti due Csm e un’Alta Corte disciplinare. Possibile referendum popolare
L'articolo
Giudici e pm, carriere separate: ok della Camera. Ora tocca al Senato
proviene da RomaSette
.
#in italia #carriere separate #referendum costitutzionale #riforma giustizia #vetrina
leggi la notizia su RomaSette


Per la riforma costituzionale che correntemente viene definita “separazione delle carriere dei magistrati” siamo ormai al penultimo giro di boa. La Camera ha infatti approvato per la seconda volta il testo che era stato già licenziato dai deputati a gennaio e una prima volta dai senatori lo scorso luglio. Passati i tre mesi previsti dall’iter delle leggi di revisione costituzionale, anche a Palazzo Madama toccherà provvedere alla seconda deliberazione. Poi, dato che non è stato raggiunto il quorum dei due terzi dei membri di ciascun ramo del Parlamento, la riforma sarà sottoposta a referendum popolare qualora ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. Eventualità che viene data per scontata e che, per i fautori della riforma (fortemente voluta dai partiti della coalizione di governo, ma con sostenitori anche al di fuori), rappresenta una prova non priva di rischi, in quanto per l’efficacia della consultazione non è richiesto alcun quorum e la legge sarà promulgata soltanto se approvata dalla maggioranza dei voti validi.
Il nome tecnico del testo, letteralmente “blindato” dall’esecutivo e approvato a tappe forzate dal Parlamento, è “Norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare”. Il cuore della riforma è la separazione tra i magistrati “giudicanti” e quelli “requirenti”, tra chi emette sentenze e i pubblici ministeri, insomma. Il ddl modifica a questo fine il titolo IV della Costituzione. Se la riforma diventerà legge, bisognerà ovviamente riscrivere le norme sull’ordinamento giudiziario che dovrà regolare separatamente i percorsi professionali delle due categorie di magistrati. Intanto, però, è stata profondamente cambiata l’architettura istituzionale con la previsione di due organi di autogoverno: ci saranno infatti due Consigli superiori, entrambi presieduti dal Capo dello Stato, com’è ora per il Csm unitario. Il Consiglio superiore della magistratura giudicante avrà come membro di diritto il primo presidente della Corte di cassazione, nel Consiglio superiore della magistratura requirente siederà di diritto il procuratore generale della Corte di cassazione. Gli altri componenti di ciascuno dei Consigli superiori saranno estratti a sorte, per un terzo da un elenco di professori e avvocati compilato dal Parlamento in seduta comune e, per i restanti due terzi, rispettivamente, tra i magistrati giudicanti e tra i magistrati requirenti. I vicepresidenti di ciascuno degli organi saranno eletti fra i componenti “laici”, cioè non togati, sorteggiati dall’elenco compilato dal Parlamento.
Altra novità istituzionale di grande rilievo è l’Alta Corte disciplinare, un organismo che avrà giurisdizione sia sui magistrati ordinari sia sui requirenti. L’Alta Corte sarà composta da quindici magistrati selezionati con le seguenti modalità: tre componenti nominati dal presidente della Repubblica tra i professori universitari in materie giuridiche e gli avvocati con almeno vent’anni di esercizio; tre componenti estratti a sorte da un elenco compilato dal Parlamento in seduta comune tra soggetti con i medesimi requisiti di quelli di nomina quirinalizia; sei componenti estratti a sorte tra i magistrati giudicanti e tre fra i magistrati requirenti, con almeno vent’anni di esercizio delle funzioni giudiziarie e che svolgono o hanno svolto funzioni di legittimità (in pratica la Cassazione). Il presidente dell’Alta Corte sarà nominato tra i membri scelti dal Capo dello Stato o dal Parlamento. Sulla riforma si confrontano opinioni radicalmente divergenti. Per i favorevoli si tratta di un’operazione necessaria per assicurare la terzietà dei giudici rispetto all’iniziativa dei pubblici ministeri e per limitare l’influenza delle “correnti” della magistratura e quindi la sua politicizzazione. Per i contrari si tratta di un provvedimento punitivo nei confronti dei magistrati con l’obiettivo di ridimensionare la loro autonomia e indipendenza rispetto al potere politico, in particolare cercando di condizionare in senso filogovernativo l’attività delle procure. Particolarmente contestata è l’opzione del sorteggio. (Stefano De Martis)
19 settembre 2025
L'articolo
Giudici e pm, carriere separate: ok della Camera. Ora tocca al Senato
proviene da RomaSette
.