Venerdì 19 Settembre 2025 11:09
Tappa a Roma per i “Cerchi” di Erica Mou


Intervista alla cantautrice pugliese in concerto al Largo Venue. Il brano sulla malattia della madre e l'esperienza della maternità. «In tour con mia figlia, amore rinnovato per la musica»
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Tappa a Roma per i “Cerchi” di Erica Mou
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Sabato 20 settembre il Largo Venue (lo spazio polifunzionale in zona largo Preneste) ospita Erica Mou, cantautrice di grande talento e sensibilità, voce autentica del pop-folk italiano, capace di intrecciare poesia e musica con una grazia che racconta l’interiorità e le sfumature della vita con schiettezza e profondità. Erica Musci, in arte Erica Mou, classe 1990, inizia a farsi strada già da giovanissima con la partecipazione a numerosi concorsi e manifestazioni musicali, nelle quali si distingue vincendo prestigiosi premi come il Liri Festival, il premio Siae Miglior Testo e il Premio Rivelazione Indie Pop del Mei. Ricordiamo inoltre il Premio della Critica Mia Martini e il Premio Sala Stampa Radio Tv al Festival di Sanremo 2012, un momento chiave che la consacra nel panorama della canzone d’autore italiana. Emozionante e originale anche il suo percorso artistico che affianca la musica alla scrittura e al teatro: è autrice di due romanzi “Nel mare c’è la sete” (2020) e “Una cosa per la quale mi odierai” (2024).
Al concerto romano si presenta in trio con il polistrumentista Molla e la violoncellista Flavia Massimo per far ascoltare “Cerchi”, il suo ultimo album di inediti, il settimo della carriera, pubblicato lo scorso anno, composto da undici tracce che raccontano un percorso di crescita e scoperta, un viaggio intimo che esplora la ciclicità della vita, i cerchi che si chiudono e quelli che si riaprono trovandoci sempre diversi. L’album si apre e si chiude con due brani simbolici: “Madre”, che crea un ponte diretto con il suo romanzo “Una cosa per la quale mi odierai” – un racconto doloroso, tenero e inaspettatamente ironico sulla malattia della madre, basato sulle parole scritte dalla madre di Erica nel suo diario durante i nove mesi di malattia, lettere che Erica rilegge mentre vive i suoi nove mesi di gravidanza -, e “Canzone per la me che sono stata”, una riflessione di accettazione e perdono verso il proprio passato. «Nel mezzo – racconta la stessa autrice -, il desiderio di fare la muta, una partita a scacchi tra amore e coerenza, una promessa di cura, l’inganno dei trent’anni, tornare a vivere nel posto da cui si era fuggiti, la confusione di una festa di paese, una fede laica, una migrazione che non segue il caldo, parole che si incagliano. Ogni brano è un anello, una maglia di una collana».
La musica in “Cerchi” suona viva e autentica, grazie alla registrazione in dimensione live e alla collaborazione con i musicisti che la accompagnano in tour. Ma Erica Mou non è solo una cantautrice: è un’artista completa, che agisce in diversi ambiti creativi. Ha partecipato a importanti opere teatrali, lavorato nel cinema come attrice in film di successo come “Quo Vado” e “Figli,” e si impegna attivamente in progetti di educazione musicale e culturale. Recentemente ha anche collaborato con la campagna per la parità di genere GeneriAmo con il singolo “Mangia la mela”, un inno all’empowerment femminile. L’abbiamo intervistata alla vigilia della ripartenza del tour, durante una breve pausa dopo settimane intense e mentre ci racconta come è cambiata la sua vita da un anno e mezzo a questa parte, con l’arrivo della prima figlia, Bianca.
Nel tuo nuovo album “Cerchi” la ciclicità e la crescita personale sono temi centrali. Come hai cercato di trasmettere queste emozioni attraverso i testi e le sonorità?
Dal punto di vista della scrittura mi è difficile rispondere perché, quando scrivo canzoni, mi lascio trasportare dal flusso delle cose che nascono. Il filo conduttore dell’album l’ho capito dopo che avevo scritto le canzoni. E questo succede sempre perché è come se le canzoni nascessero in un punto molto sotterraneo del pensiero, per riaffiorare nel tempo. Infatti, lo dico sempre, Vasco Rossi ha detto una grandissima verità: «Le canzoni nascono da sole, come i sogni». E dopo che mi è stato chiaro quello che avevo scritto, ho pensato che a livello di suono volessi cercare una cosa che azzerasse il più possibile la filiera delle composizioni; certo non si può pubblicare un brano senza arrangiarlo, ma volevo però che gli arrangiamenti fossero quasi fotografati nel momento in cui nascevano. Purtroppo, siamo un po’ tutti abituati ad arrangiare utilizzando appositi software, riproducendo gli strumenti reali; invece, io volevo partire già dagli strumenti reali e quindi abbiamo fatto una residenza artistica. Siamo stati circa dieci giorni in un teatro insieme a Flavia Massimo e Molla, che sono i musicisti mi accompagnano in trio dal vivo, insieme al nostro fonico Fabio Cardone, abbiamo attaccato tutti gli strumenti a disposizione e cominciato a registrare. E mi sono resa conto che per questo album la possibilità di accorciare le distanze fosse il modo più giusto per onorare di più il contenuto delle canzoni.
Dal punto di vista della scrittura mi è difficile rispondere perché, quando scrivo canzoni, mi lascio trasportare dal flusso delle cose che nascono. Il filo conduttore dell’album l’ho capito dopo che avevo scritto le canzoni. E questo succede sempre perché è come se le canzoni nascessero in un punto molto sotterraneo del pensiero, per riaffiorare nel tempo. Infatti, lo dico sempre, Vasco Rossi ha detto una grandissima verità: «Le canzoni nascono da sole, come i sogni». E dopo che mi è stato chiaro quello che avevo scritto, ho pensato che a livello di suono volessi cercare una cosa che azzerasse il più possibile la filiera delle composizioni; certo non si può pubblicare un brano senza arrangiarlo, ma volevo però che gli arrangiamenti fossero quasi fotografati nel momento in cui nascevano. Purtroppo, siamo un po’ tutti abituati ad arrangiare utilizzando appositi software, riproducendo gli strumenti reali; invece, io volevo partire già dagli strumenti reali e quindi abbiamo fatto una residenza artistica. Siamo stati circa dieci giorni in un teatro insieme a Flavia Massimo e Molla, che sono i musicisti mi accompagnano in trio dal vivo, insieme al nostro fonico Fabio Cardone, abbiamo attaccato tutti gli strumenti a disposizione e cominciato a registrare. E mi sono resa conto che per questo album la possibilità di accorciare le distanze fosse il modo più giusto per onorare di più il contenuto delle canzoni.
Con questa sensibilità, che ne pensi delle canzoni che nascono a tavolino?
Rispetto tutti, la mia strada non è l’unica e non è di sicuro la più efficace, sono una fra le milioni di possibilità nel panorama musicale. Ma mi rendo conto che quello che conta in un’artista è che sia coerente con quello che è, nel rispetto delle persone che ascoltano. Non mi piace chi sceglie di sporcarsi o ripulirsi a seconda di quello che serve al mercato in quel momento. La falsità mi fa venire i brividi.
Rispetto tutti, la mia strada non è l’unica e non è di sicuro la più efficace, sono una fra le milioni di possibilità nel panorama musicale. Ma mi rendo conto che quello che conta in un’artista è che sia coerente con quello che è, nel rispetto delle persone che ascoltano. Non mi piace chi sceglie di sporcarsi o ripulirsi a seconda di quello che serve al mercato in quel momento. La falsità mi fa venire i brividi.
La canzone “Madre” collega il tuo album più recente al libro che hai pubblicato. Come nasce il tutto?
Nasce prima la canzone, tanti anni fa, ma l’avevo tenuta ferma; avrebbe potuto stare nell’album precedente, ma non ero convinta, non avevo trovato il vestito giusto. Era come se stesse ancora spingendo per nascere, e questo si è rivelato profetico, perché man mano ho capito che avevo bisogno di esplicitare meglio questo argomento del rapporto con mia madre, soprattutto questa idea del ricordo che supera il tempo della vita. Nel momento in cui noi nasciamo, la vita è chiaramente iniziata, ma non c’è il ricordo, quindi è assurdo che noi ci siamo ma non ci ricordiamo di essere, così ho voluto regalarmi un ricordo immaginario, quello della prima volta che, nascendo, ho visto mia madre. Ho capito tutto questo quando, una decina di anni dopo la sua scomparsa (a 54 anni per un tumore maligno, nda), ero incinta; mentre generavo una vita, ho rivissuto la malattia di mia madre, come per chiudere un cerchio della vita.
Nasce prima la canzone, tanti anni fa, ma l’avevo tenuta ferma; avrebbe potuto stare nell’album precedente, ma non ero convinta, non avevo trovato il vestito giusto. Era come se stesse ancora spingendo per nascere, e questo si è rivelato profetico, perché man mano ho capito che avevo bisogno di esplicitare meglio questo argomento del rapporto con mia madre, soprattutto questa idea del ricordo che supera il tempo della vita. Nel momento in cui noi nasciamo, la vita è chiaramente iniziata, ma non c’è il ricordo, quindi è assurdo che noi ci siamo ma non ci ricordiamo di essere, così ho voluto regalarmi un ricordo immaginario, quello della prima volta che, nascendo, ho visto mia madre. Ho capito tutto questo quando, una decina di anni dopo la sua scomparsa (a 54 anni per un tumore maligno, nda), ero incinta; mentre generavo una vita, ho rivissuto la malattia di mia madre, come per chiudere un cerchio della vita.
Come è cambiata la tua musica con l’arrivo della maternità e l’esperienza poi di essere madre?
Lo sto scoprendo adesso; i frutti che ho raccolto da quando mia figlia è nata sono stati generati prima. Ho ricominciato a scrivere, ma, come dicevo prima, all’inizio le canzoni sono sogni, non so ancora cosa ne verrà fuori; per il momento sono in tour con mia figlia e questo mi ha dato ovviamente grande stanchezza ma anche un grande amore rinnovato nei confronti della musica. Sento di essere tornata adolescente, piena di entusiasmo, perché tutta questa fatica di muovermi, chiedere aiuto di continuo a chiunque incontro, anche sconosciuti, pensare solo all’ingombro fisico che mi porto sulle spalle tra gli strumenti e i passeggini e tutto il resto, ha per forza un senso ed è l’amore che nutro per mia figlia e per la musica, non potevo immaginare di crescerla senza mostrarle chi sono io con la mia musica e non avrei mai permesso alla musica di togliere del tempo a mia figlia. E quindi ricorderò sempre questo ultimo come un anno di follia ma pieno di gioia.
Lo sto scoprendo adesso; i frutti che ho raccolto da quando mia figlia è nata sono stati generati prima. Ho ricominciato a scrivere, ma, come dicevo prima, all’inizio le canzoni sono sogni, non so ancora cosa ne verrà fuori; per il momento sono in tour con mia figlia e questo mi ha dato ovviamente grande stanchezza ma anche un grande amore rinnovato nei confronti della musica. Sento di essere tornata adolescente, piena di entusiasmo, perché tutta questa fatica di muovermi, chiedere aiuto di continuo a chiunque incontro, anche sconosciuti, pensare solo all’ingombro fisico che mi porto sulle spalle tra gli strumenti e i passeggini e tutto il resto, ha per forza un senso ed è l’amore che nutro per mia figlia e per la musica, non potevo immaginare di crescerla senza mostrarle chi sono io con la mia musica e non avrei mai permesso alla musica di togliere del tempo a mia figlia. E quindi ricorderò sempre questo ultimo come un anno di follia ma pieno di gioia.
Ancora qualche data e poi un po’ di riposo, prima, però, tappa a Roma.
Il concerto di Roma sarà in versione trio, faremo i brani di “Cerchi” e un paio di momenti di letture dal romanzo che si collegano, oltre a una finestra centrale con i brani più conosciuti del mio repertorio. Poi altri concerti fino a novembre, quindi mi prenderò un po’ di tempo per ricaricarmi dal punto di vista creativo, perché il tour è stupendo ma non ti concede sempre dei momenti di raccoglimento e invece ho bisogno di raccogliere queste nuove idee per dare il loro il tempo di trasformarsi.
Il concerto di Roma sarà in versione trio, faremo i brani di “Cerchi” e un paio di momenti di letture dal romanzo che si collegano, oltre a una finestra centrale con i brani più conosciuti del mio repertorio. Poi altri concerti fino a novembre, quindi mi prenderò un po’ di tempo per ricaricarmi dal punto di vista creativo, perché il tour è stupendo ma non ti concede sempre dei momenti di raccoglimento e invece ho bisogno di raccogliere queste nuove idee per dare il loro il tempo di trasformarsi.
19 settembre 2025
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