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Venerdì 19 Settembre 2025 11:09

A Gaza «la politica economica globale favorisce il genocidio, l’occupazione e l’apartheid»



Amnesty International: Stati, istituzioni e aziende private stanno consapevolmente favorendo o traendo profitto da crimini internazionali. «La dignità umana non è bene di consumo»

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Il 18 settembre 2024 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite approvava una risoluzione che chiedeva a Israele di por fine all’occupazione dei Territori palestinesi nel giro di un anno. Esattamente un anno dopo, Amnesty International ne ha ricordato il primo anniversario con un rapporto in cui denuncia «il ruolo della politica economica globale nel sostenere le gravi violazioni del diritto internazionale da parte di Israele, tra cui il genocidio in corso nella Striscia di Gaza, l’occupazione illegale del Territorio palestinese e un sistema di apartheid contro la popolazione palestinese».

Secondo l’organizzazione internazionale, Stati, istituzioni pubbliche e aziende private stanno consapevolmente favorendo o traendo profitto da crimini internazionali, alimentando un sistema economico che sostiene l’impunità e la devastazione. «È più che giunto il momento di porre fine alla brama di profitto che ha sostenuto l’occupazione illegale e decenni di apartheid – sono le parole della segretaria generale Agnès Callamard -. La dignità umana non è un bene di consumo». Per Callamard, quella della comunità internazionale è «intenzionale inerzia».

Nel rapporto, Amnesty chiede misure immediate e vincolanti da parte degli Stati: il bando totale delle forniture militari e tecnologiche a Israele; il divieto di commercio e investimenti con aziende coinvolte nell’occupazione o nel genocidio; la cessazione di contratti e disinvestimenti da realtà economiche che traggono beneficio dalle violazioni dei diritti umani. In particolare, nel rapporto vengono citate 15 aziende, tra le quali multinazionali del settore militare e tecnologico come Boeing, Lockheed Martin, Elbit Systems, Palantir Technologies, Corsight, Caf, Hd Hyundai, Hikvision, oltre all’azienda idrica israeliana Mekorot. Amnesty accusa queste realtà di fornire armi, tecnologie di sorveglianza, mezzi per demolizioni e altri strumenti direttamente impiegati nelle operazioni militari o nell’infrastruttura dell’occupazione israeliana.

Lo spiega la direttrice generale. «Abbiamo documentato l’uso di bombe Boeing in attacchi illegali che hanno ucciso civili, bambini compresi – afferma -. Le aziende sanno da dove provengono i loro profitti, ma scelgono di voltarsi dall’altra parte». Il rapporto rilancia quindi l’appello agli Stati ad applicare le raccomandazioni della Corte internazionale di giustizia, che già nel luglio 2024 ha dichiarato illegale l’occupazione israeliana, ravvisando elementi di apartheid e obbligando Israele al ritiro. Tuttavia, a un anno di distanza dalla scadenza imposta dall’Onu, la risoluzione resta inattuata. «Il silenzio e l’inazione degli stati rischiano di renderli complici del crimine di genocidio», è il monito di Amnesty, che invita la società civile a mobilitarsi con azioni pacifiche, pressioni sui governi, boicottaggi mirati e campagne di disinvestimento. «Non possiamo accettare che la sofferenza palestinese venga ignorata un minuto di più», è la conclusione di Callamard.

19 settembre 2025

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