Lunedì 22 Settembre 2025 11:09
Da Assisi, l’appello delle organizzazioni cattoliche per la transizione ecologica


Nell’800° anniversario del Cantico delle Creature di San Francesco e nel 10° anniversario della Laudato si’, la «chiamata alla responsabilità» e l'invito a passare «dal dire al fare»
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“Chiamata alla responsabilità per la transizione ecologica: dai dibattiti ai dialoghi, dal dire al fare”. Questo il titolo dell’appello lanciato sabato 20 settembre da Assisi dal Movimento Laudato si’, insieme al Sacro Convento di San Francesco, alle Famiglie francescane, ai vescovi Domenico Sorrentino (Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e Foligno) e Luciano Paolucci Bedini (Gubbio e Città di Castello), a don Marco Pagniello (direttore Caritas Italiana), a don Bruno Bignami (direttore dell’Ufficio nazionale per i Problemi sociali e il lavoro della Cei) e a 40 organizzazioni cattoliche, tra cui Acli, Agesci, Azione cattolica italiana, Fuci, Masci, Coldiretti, Usmi, Movimento dei Focolari Italia, Comunità Papa Giovanni XXIII, Pax Christi Italia, presidente Pro Civitate Christiana e Fondazione Missio.
«Oggi, più che mai, siamo chiamati a passare dal dire al fare, dai dibattiti ai dialoghi, dalle dichiarazioni alle scelte quotidiane – si legge nel testo -. Servono gesti concreti, comunità vive per la costruzione di un futuro giusto. Ci sarà vera transizione solo con la partecipazione. Ci sarà pace con la Terra, se impariamo a camminare in pace tra noi. Siamo dentro un tempo favorevole, un kairòs. Rispondiamo insieme a questa chiamata alla responsabilità per la transizione ecologica, con mitezza e determinazione, creatività e perseveranza, ispirati da san Francesco, patrono d’Italia, e dal suo Cantico delle Creature». L’occasione, infatti, è proprio l’800° anniversario del Cantico delle Creature, che è anche il 10° anniversario della Laudato si’ di Papa Francesco.
A muovere i firmatari, la convinzione che «la dimensione dalla quale è possibile partire per muovere gli animi di ogni donna e uomo di buona volontà è quella della spiritualità ecologica, il cuore della conversione». La spiritualità ecologica «che ci invita a resistere ogni giorno all’indifferenza, scegliendo la cura e la prossimità. È lì che si coltiva un’energia diversa: rinnovabile e democratica, fatta di comunità che condividono e si aiutano attraverso l’ascolto reciproco», spiegano.
Nel testo dell’appello vengono individuate tre “chiamate”. La prima è «alla responsabilità collettiva per la transizione ecologica», perché è necessaria «una conversione integrale, personale e comunitaria, che metta in relazione l’ambiente, l’economia, la società, la politica, la cultura, la giustizia, la spiritualità», per avviare una «transizione ecologica dal basso», come indicato nella Evangelii Gaudium. La seconda chiamata è «ad avere una coscienza critica e informata», che renda possibile «riconoscere il valore di un patrimonio tanto prezioso quanto fragile. Prendersene cura – si legge – è un gesto d’amore verso il futuro e un segno di solidarietà verso i più vulnerabili, che già oggi subiscono gli impatti più gravi della crisi climatica. Non possiamo restare indifferenti: il grido della terra e dei poveri ci interpella e ci chiede di scegliere da che parte stare», è il monito. Infine, la «chiamata al dialogo come metodo e valore». Le comunità, e «in particolare le basi dei nostri movimenti, parrocchie ed associazioni», sono esortate «a praticare il dialogo costruttivo con l’intera società civile e a interessarsi con responsabilità del territorio, della vita civile, dell’ambiente in cui abitiamo».
Nelle parole dei firmatari, «in un tempo attraversato da urgenze e speranze, la conversione ecologica si rivela come un atto di giustizia, un cammino di cura, una sfida spirituale. Un compito condiviso, una responsabilità che interpella donne e uomini di buona volontà».
Ad accompagnare il lancio dell’appello, le parole di fra Marco Moroni, custode del Sacro Convento di Assisi. «Ottocento anni fa – ha ricordato – san Francesco chiamava a raccolta l’intera creazione perché con lui elevasse un cantico di lode al Dio creatore. Purtroppo però, come dice Papa Francesco nella Laudato si’, “per causa nostra, migliaia di specie non daranno gloria a Dio con la loro esistenza né potranno comunicarci il proprio messaggio” (LS 33). Oggi noi, insieme, chiamiamo a raccolta l’intera umanità, amata da Dio, perché il canto della creazione possa continuare a librarsi nell’aria. Una chiamata alla responsabilità di ciascuno, perché le voci di tutti, in dialogo tra loro, risuonino in armonia e diffondano pace».
Nell’800° anniversario del Cantico delle Creature di San Francesco e nel 10° anniversario della Laudato si’, questa “Chiamata”, ha sottolineato Cecilia Dall’Oglio, responsabile Italia e Global Movement Advisor Movimento Laudato si’ , nasce dalla «volontà condivisa di dare slancio all’impegno per la transizione ecologica fuori dai combustibili fossili verso un sistema energetico rinnovabile e decentralizzato. Dieci anni fa su questi temi non eravamo così attivi e partecipi; ora ci siamo!». Anche per il presidente nazionale dell’Azione cattolica italiana Giuseppe Notarstefano, «la cura del Creato diventa oggi impegno per costruire pace e rigenerare la democrazia. È la forma concreta della speranza che ci chiedono i giovani e che il Giubileo ci invita a rinnovare».
La Laudato si’, ha sottolineato Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli, «lega indissolubilmente la custodia del Creato al grido dei poveri e della Terra. Non è solo ecologia, ma giustizia sociale e fraternità globale. Le guerre nascono dall’accaparramento delle risorse e dalle diseguaglianze. Solo insieme, con un pensiero diverso, saremo capaci di costruire amicizia sociale e pace». Per i presidente Agesci Francesco Scoppola e Roberta Vincini, «la nostra Terra è casa, dono e relazione. In un tempo in cui il grido del Creato si fa sempre più forte, sentiamo il dovere di rispondere con speranza. La firma della “Chiamata alla responsabilità” è un gesto concreto: come guide e scout siamo da sempre parte attiva di quel cambiamento che mette al centro cura, giustizia e pace». Anche il Masci, ha rilevato il presidente Massimiliano Costa, «vive la responsabilità come vocazione: essere parte di un tutto più grande. Testimoni di speranza, che per noi non è ottimismo ma certezza che la vita ha senso perché radicata in Cristo».
22 settembre 2025
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