Lunedì 22 Settembre 2025 20:09
LA STORIA IN VERSIONE VIRAL
A cura di Ilaria Solazzo Dietro ogni storia c’è sempre… un’altra storia. E in questo
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LA STORIA IN VERSIONE VIRAL
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A cura di Ilaria Solazzo
Dietro ogni storia c’è sempre… un’altra storia. E in questo caso, ce n’è una che parte da una scena quotidiana e tenera: una mamma che cerca in tutti i modi di far appassionare suo figlio ai libri. Niente da fare: i testi scolastici lo annoiano, i romanzi lo fanno sbuffare, le letture obbligatorie sono viste come missioni impossibili. Ma quella mamma non si arrende. Anzi, si reinventa. Prende carta e penna (e fantasia) e inizia a raccontare storie su misura, fatte apposta per tenere sveglia la curiosità, scatenare una risata, accendere la voglia di “voltare pagina”.
Così nasce “Leggende di Roma”, un libro che non si limita a raccontare il passato: lo risveglia, lo rimescola, lo fa esplodere in un mix di avventura, humor e riferimenti pop che fanno breccia anche nei cuori più diffidenti. Un progetto che ha il sapore delle notti passate a scrivere in silenzio e delle passeggiate tra le rovine della Capitale, alla ricerca di ispirazione.

Abbiamo incontrato Eva Santini, autrice di numerosi libri e anima profondamente ricca di cultura, per farci raccontare com’è riuscita a trasformare gli imperatori in influencer, la Sibilla in una spoileratrice ironica e le leggende in un ponte narrativo capace di unire il passato remoto e il presente più social. Una chiacchierata appassionata in cui si parla di scuola, figli, risate, archeologia e magia. Perché, a volte, la Storia funziona meglio se raccontata con una scintilla negli occhi.
INTERVISTA…

Buongiorno Eva, e grazie per aver accolto il nostro invito. Partiamo da una prima domanda. È vero che tutto è iniziato da un problema quotidiano – difficoltà con la lettura di tuo figlio? Come le sue difficoltà linguistiche ti hanno ispirata a creare Leggende di Roma?
È proprio così – dietro questo libro c’è una mamma testarda! Mio figlio faceva a pugni con i libri. Ho iniziato a inventare racconti su misura per lui, infilando avventure e risate tra le pagine per tenerlo incollato alla storia. La scintilla è scoccata la sera in cui l’ho visto ridere per la mia versione “folle” di Romolo e Remo litigiosi. Nei suoi occhi c’era finalmente la curiosità, quella voglia di voltare pagina. Lì ho capito che avevo trovato la strada giusta. Da quel piccolo esperimento casalingo è nato il desiderio di creare un libro intero che rendesse la lettura un gioco e non un dovere – prima per lui, e poi per tanti altri ragazzi nella sua situazione.
Forse la vera magia di Leggende di Roma è come intrecci passato remoto e presente pop. In un’epoca di TikTok e Netflix, era questo il tuo segreto per catturare i ragazzi? Come ti è venuto in mente di mescolare imperatori e videogiochi, ninfe e social network? Ci sveli la ricetta di questa follia?
La mia è stata un po’ una missione undercover: parlare ai ragazzi nella loro lingua per portarli nel mio mondo – che poi la storia è il mondo di tutti. Amo prendere i personaggi leggendari e dar loro un twist moderno. La Sibilla, in fondo, era la spoileratrice ante litteram dell’antichità, no? Me la sono immaginata come quella persona che ti rovina il finale del film ma le vuoi bene lo stesso perché lo fa in modo troppo affascinante. Ho mescolato imperatori e videogiochi, dèi e social, perché sono convinta che passato e presente si rispecchino in continuazione. I ragazzi di oggi, nelle emozioni e nei sogni, non sono così diversi dagli antichi romani. Cambiano gli strumenti – spade e pergamene vs. smartphone e tablet – ma la voglia di avventura, di ridere e di stupirsi è la stessa. Io ho solo costruito un ponte tra due mondi: un ponte fatto di risate, riferimenti pop e tanta immaginazione. Se questo è anche un “trucco” per farli appassionare alla storia… beh, missione compiuta!
Veniamo alla scuola: molti insegnanti sognano di avere libri così in classe. Sogni di portare il tuo libro nelle scuole come un cavallo di Troia pieno di divertimento?
Altroché se mi piacerebbe! Mi piace pensare al mio libro come a un alleato per insegnanti e genitori che vogliono accendere la scintilla della curiosità nei più giovani. Ho già avuto modo di incontrare qualche classe, e vedere gli occhi dei ragazzi illuminarsi quando parlo di fantasmi al Colosseo o di gatti profetici in Vaticano è impagabile. Mi sono sentita un po’ Mary Poppins della storia: arrivo con una borsa capace di contenere una quantità enorme di oggetti, anche molto più grandi di lei, perché è il prodotto di una fantasia sconfinata e dell’immaginazione. Scherzi a parte, sogno davvero di portare Leggende di Roma in tante scuole. Sarebbe bellissimo vedere i miei personaggi fare capolino tra i banchi, magari durante un laboratorio creativo su mito e storia. Ogni racconto del libro è indipendente, quindi un insegnante può scegliere una leggenda alla volta e usarla come ponte: per introdurre un argomento storico, per parlare di un valore, o anche solo per far riflettere divertendo. Immagino una lezione in cui si legge insieme una storia e poi si discute tutti: “Secondo voi, oggi la Sibilla che post farebbe?” – e da lì partire a parlare di come comunicavano gli antichi e di come comunichiamo noi.
La tua penna fa un po’ da supereroe: riesce a far ridere, emozionare e insegnare qualcosa allo stesso tempo. Non è da tutti far convivere risate e brividi con le date storiche! Come ci sei riuscita? Qual è stata la sfida più grande nel mescolare umorismo e conoscenza?
È un equilibrio delicato, in effetti. Diciamo che ho sempre considerato la Storia prima di tutto come una storia di persone: dentro c’è tutto, dal comico al tragico. Mentre scrivevo mi lasciavo trasportare dalle emozioni dei personaggi e degli eventi. Se una vicenda era buffa o assurda, ne accentuavo la comicità; se era toccante o drammatica, non avevo paura di mostrare anche il lato serio, persino lacrime se serviva.
La sfida più grande era non scivolare mai né nel troppo scherzo (altrimenti la storia avrebbe perso spessore) né nel tono da manuale noioso. Ho camminato su un filo sottile: da un lato far ridere di gusto, dall’altro mantenere vero il cuore dell’evento storico. In pratica, dovevo intrattenere senza tradire i fatti.
La sfida più grande era non scivolare mai né nel troppo scherzo (altrimenti la storia avrebbe perso spessore) né nel tono da manuale noioso. Ho camminato su un filo sottile: da un lato far ridere di gusto, dall’altro mantenere vero il cuore dell’evento storico. In pratica, dovevo intrattenere senza tradire i fatti.
I tuoi racconti parlano di sibille, oracoli e magie… e il tuo processo di scrittura? Hai qualche rito scaramantico o abitudine bizzarra quando scrivi? Svelaci il dietro le quinte.
Più che riti scaramantici ho abitudini da nottambula incallita. Confesso che scrivo spessissimo di notte, devo assolutamente fissare un’idea sulla carta prima che svanisca. Poi ho un altro rito: camminare per Roma a caccia di ispirazione.
Hai dichiarato di voler rendere la cultura contagiosa. Come se volessi diffondere un virus benefico di curiosità e conoscenza! Come pensi di “infettare” quanti più giovani possibile con questa passione? Ci sono stati degli untori di cultura che hanno ispirato te, per cominciare (professori o autori che ti hanno contagiata per primi)? E qual è il segreto perché la cultura smetta di sembrare noiosa e diventi irresistibile come un video virale?
In effetti mi sento un po’ una “untorella” di cultura! Credo che la contagiosità nasca dall’entusiasmo genuino: se tu per primo ardi di passione per un argomento, quella fiamma si trasmette a chi hai intorno, soprattutto ai giovani. Anche autori per ragazzi come Gianni Rodari mi hanno ispirata: giocava con le parole e le idee in modo così divertente e contagioso che da piccola volevo subito inventare storie anch’io. Quando un ragazzo capisce che la cultura non è un dovere scolastico ma un tesoro da scoprire – magari ridendo – allora sì che diventa irresistibile. A quel punto si diffonde da sé, come un video virale. Spero davvero che i miei libri siano un buon “virus” in questo senso: uno di quelli che, una volta preso, ti lascia più ricco dentro.
Domanda scomoda: so che è un po’ come chiedere a una madre chi è il figlio preferito… ma hai un personaggio delle tue leggende a cui sei più affezionata? Magari uno dei due giovani protagonisti, Lorenzo e Marta, oppure una figura storica che hai amato raccontare. C’è qualcuno che ti somiglia un po’ o in cui hai messo più di te stessa?
Me l’aspettavo, la domanda da un milione! Premetto che li amo tutti – anche i “cattivi” hanno un posto nel mio cuore narrativo. Ma se devo scegliere… beh, Marta e Lorenzo sono i miei figli di carta, quindi sono legatissima a entrambi. In Marta c’è tanto di me: la lettrice insaziabile con la battuta pronta. Lei dice quello che io avrei voluto dire ad alta voce durante certe noiosissime lezioni di scuola! Lorenzo invece incarna il mio lato sognatore e archeo-nerd: la sua curiosità infinita è la mia curiosità. Insieme, quei due formano la squadra che avrei voluto nella mia vita da ragazzina per esplorare il passato divertendomi.
Tra i personaggi storici, ammetto di avere un debole per la Sibilla Cumana. Le ho voluto dare un tocco impertinente: è un po’ quella figura che ti spoilerà il finale ma lo fa con così tanto fascino che glielo perdoni. Mi sono divertita un mondo a scrivere la mia Sibilla, con i suoi enigmi e profezie a metà tra il mistico e l’ironico. E poi c’è la Lupa Capitolina, che nel libro tratto quasi come un personaggio vero e proprio: ai miei occhi rappresenta lo spirito di Roma che veglia su tutte le storie.
Insomma, in ogni figura del libro c’è un pezzetto di me, ma alcuni li inviterei a cena più di altri… Marta e Lorenzo di sicuro (li ringrazierei per tutte le avventure che mi hanno fatto vivere!), e la Sibilla – a patto che giuri di non svelarmi anche il finale della mia vita!
Tra i personaggi storici, ammetto di avere un debole per la Sibilla Cumana. Le ho voluto dare un tocco impertinente: è un po’ quella figura che ti spoilerà il finale ma lo fa con così tanto fascino che glielo perdoni. Mi sono divertita un mondo a scrivere la mia Sibilla, con i suoi enigmi e profezie a metà tra il mistico e l’ironico. E poi c’è la Lupa Capitolina, che nel libro tratto quasi come un personaggio vero e proprio: ai miei occhi rappresenta lo spirito di Roma che veglia su tutte le storie.
Insomma, in ogni figura del libro c’è un pezzetto di me, ma alcuni li inviterei a cena più di altri… Marta e Lorenzo di sicuro (li ringrazierei per tutte le avventure che mi hanno fatto vivere!), e la Sibilla – a patto che giuri di non svelarmi anche il finale della mia vita!
C’è ancora chi dice “ai ragazzi la storia non piacerà mai” oppure “i giovani non leggono più”. Se avessi davanti uno di questi ragazzi – uno che sbuffa appena vede un libro – come lo convinceresti a dare una chance alle tue storie?
Sai, innanzitutto io non credo davvero ai ragazzi che “odiano leggere”: penso che non abbiano ancora trovato il libro giusto. Se ne avessi uno davanti, cercherei di capire cosa gli piace, quali sono le sue passioni. È fissato con i misteri e i fantasmi? Allora gli racconterei della Dama Nera del Colosseo o del fantasma di Beatrice Cenci. Se invece va matto per l’azione e l’avventura, partirei dal giovane eroe Servio Tullio – più “Marvel” di così si muore! Oppure, se è un tipo romantico, parlerei dei fantasmi innamorati che si dice compaiano a Ponte Sisto nelle notti di luna. Insomma, c’è una leggenda per ogni gusto. Il trucco sta nel presentargliela come una storia emozionante, non come un capitolo di manuale.
Guardiamo al futuro: ora che hai creato questo ponte magico sulla Roma leggendaria, cosa c’è dietro l’angolo per Eva Santini? Dobbiamo aspettarci un seguito? O stai pensando di esplorare altre città e le loro storie?
Le idee non mancano, te lo assicuro! Roma ha ancora infinite leggende nascoste: potrei scrivere altri dieci libri e avrei sempre nuovo materiale. Non escludo affatto un Leggende di Roma 2 – magari con Lorenzo e Marta un po’ più cresciuti, chissà, in gita scolastica a caccia di nuovi misteri! E poi sì, mi stuzzica anche l’idea di allargare gli orizzonti.
Chiudiamo con una curiosità sul “colpevole” di tutta questa avventura: tuo figlio. Alla fine l’esperimento ha funzionato? Lui cosa ne pensa di Leggende di Roma? Sei riuscita a contagiare anche lui con la voglia di leggere? Insomma, qual è stata la sua reazione da primissimo lettore?
Sì, alla fine il colpevole ha gradito eccome! Mio figlio è stato il mio primo beta-reader onesto – i bambini non ti risparmiano le critiche, si sa. Ammetto che all’inizio ero in ansia: “E se non piace nemmeno il libro della mamma?”… Invece ricordo ancora il suo sorriso gigante quando ha finito la prima storia e mi ha chiesto: “Mamma, poi cosa succede?” Quella frase per me è stata oro puro.
A volte, per alcuni, un’intervista è solo un’intervista. Ti siedi, fai domande, raccogli risposte, incastri tutto con cura. E poi ci sono incontri che somigliano più a un viaggio che a un dialogo: uno di quelli in cui entri pensando di parlare di un libro per ragazzi e ne esci con la sensazione di aver riscoperto anche il tuo modo di guardare la Storia, la lettura, la curiosità.
Eva Santini non ha scritto solo un libro. Ha lanciato una piccola rivoluzione silenziosa – armata di risate, fantasia e quella dose di follia buona che serve per scardinare i luoghi comuni. Quelli che dicono che i ragazzi non leggono più, che la storia non interessa, che certi mondi sono troppo lontani. Lei, con la sua penna e una borsa piena di idee (un po’ Mary Poppins, un po’ archeo-nerd come i suoi protagonisti), ha costruito un ponte. E non un ponte immaginario, ma un passaggio reale tra epoche, generazioni e linguaggi.
C’è qualcosa di profondamente umano in tutto questo. Forse perché tutto parte da un atto d’amore: una madre che non si arrende all’idea che suo figlio possa crescere senza scoprire la gioia di un’avventura narrata. Forse perché, ascoltandola, ci si rende conto che dietro ogni leggenda c’è una verità che ci riguarda ancora tutti. O forse perché Eva ci ricorda che il nostro modo di tramandare le storie è il nostro modo di abitare il tempo.
Le sue “Leggende di Roma” non sono una raccolta di favole antiche rivestite di glitter. Sono storie che respirano, che sorridono, che si sporcano di realtà e che fanno domande. Domande vere, anche quando indossano la maschera dell’ironia. E forse è proprio questo che le rende così potenti: il fatto che non parlino ai ragazzi dall’alto in basso, ma con i ragazzi, da pari. Le leggono nella loro lingua, riconoscono il loro immaginario, ne rispettano l’intelligenza. Non cercano scorciatoie per “semplificare” la cultura: cercano chiavi per aprirla. E dove non trovano serrature, le inventano.
In un’epoca in cui si parla tanto di quanto la scuola sia in crisi, di quanto sia difficile comunicare con le nuove generazioni, di quanto i social abbiano rovinato l’attenzione… arriva una voce che fa l’opposto. Che ascolta, osserva, accoglie – e poi risponde con una creatività che non scappa dalla complessità, ma la traduce. Non banalizza il passato, lo rilancia. E lo fa con un entusiasmo che è difficile non farsi attaccare addosso, come un virus benefico.
Alla fine di questa conversazione, una cosa è certa: non leggerò più la Lupa Capitolina con gli stessi occhi. Né guarderò i ragazzi che si annoiano a scuola con la stessa indulgenza. Perché magari, là sotto, dietro quella noia, c’è solo un bisogno disperato di essere affascinati. E magari, il libro giusto – o l’insegnante giusto, o il racconto giusto – può fare la differenza.
Eva Santini ha acceso una miccia. Adesso tocca a noi decidere se vogliamo far esplodere quella scintilla in qualcosa di più grande: in un modo nuovo di raccontare, insegnare, e soprattutto credere che la cultura – quando è viva – non ha bisogno di essere imposta. Basta mostrarla con passione. E allora sì, diventa virale.
Perché alla fine, chi l’ha detto che la storia non può far ridere, sognare, e – perché no – cambiare il mondo?
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