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Giovedì 25 Settembre 2025 11:09

Consiglio Cei a Gorizia: «Da una terra di cicatrici, pensiamo a tutte le cicatrici del mondo»



Conclusa la tre giorni di lavoro, da cui è arrivata la Nota per la pace in Terra Santa. Il segretario generale Baturi: «Non possiamo restare in silenzio di fronte alla drammatica escalation di violenza». In preparazione un documento sull'educazione alla pace

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Conclusa la tre giorni di lavoro a Gorizia, dal 22 al 24 settembre, il segretario generale della Cei l’arcivescovo Giuseppe Baturi ha incontrato ieri, 24 settembre, i giornalisti, nella conferenza stampa a conclusione dei lavori, presentando il comunicato finale e rispondendo alle domande sull’appello al governo e all’Europa rivolto nella
Nota a proposito della situazione in Terra Santa
. «Da una terra di cicatrici, a cavallo e intorno ai due conflitti mondiali, vogliamo pensare a tutte le cicatrici del mondo, pensando che è possibile cambiare – ha affermato -. Da questa linea di confine, abbiamo pensato a tutti i confini, da questa realtà di incontro abbiamo pensato a tutte le possibilità di incontro tra i popoli». Nelle parole del presule, il riferimento alla veglia di preghiera in piazza Transalpina. «Attraversare quella piazza nel punto esatto dove passava un confine tragico, che ha provocato 150 morti, ha significato che un mondo diverso è possibile, perché la morte non può essere l’ultima parola», ha osservato.

Su quello che si sta vivendo in Terra Santa, Baturi si è espresso con forza: «Rispetto a un dramma di questo genere, nessuno può dire di aver fatto il possibile». L’intenzione della Cei, ha aggiunto, è «chiedere che si faccia il possibile per ristabilire la legalità e dare una prospettiva di stabilità, giustizia e libertà tra i due popoli, secondo la soluzione auspicata dalla Santa Sede dei due popoli e due Stati. Che due popoli vivano in pace in due Stati è possibile, ma dentro un coinvolgimento della comunità internazionale e all’interno del ripristino del diritto internazionale». Dalla Chiesa italiana, insomma, «un atteggiamento per la pace globale, non motivato da una situazione geopolitica: dove la gente soffre, deve essere garantita una situazione di libertà. A Gaza ci sono sofferenze ingiustificabili, intollerabili, inconcepibili: l’amore all’uomo comporta la denuncia di tutte quelle situazioni incompatibili con la dignità umana – la tesi espressa dal segretario Cei -. La mobilitazione della Chiesa italiana è già in atto», ha aggiunto, parlando del suo viaggio a Gerusalemme nei prossimi giorni: «Vado lì per portare fraternità alla comunità cristiana che soffre, perché l’aiuto possa essere per tutti, come fa la parrocchia di Gaza. Vado lì sapendo quanto grande sia l’attenzione del popolo italiano per questa sofferenza e perché questa sofferenza abbia termine». Ancora, a proposito della veglia di preghiera vissuta con i giovani, ha spiegato che «ha voluto essere un’esperienza di pace basata su un’esperienza di fraternità. Per costruire la pace ci vuole speranza, e la speranza è una delle caratteristiche dei giovani, che hanno bisogno di educazione alla pace». Di qui l’idea di un documento «che in modo organico parli di educazione alla pace», al quale i vescovi stanno lavorando.

«Non possiamo restare in silenzio di fronte alla drammatica escalation di violenza, al moltiplicarsi di atti di disumanità, all’annientamento di città e di popoli», è l’appello lanciato dai vescovi italiani. Il cardinale presidente Matteo Zuppi ha richiamato il compito profetico e spirituale della Chiesa in un tempo segnato da guerre, fratture e sfiducia, sottolineando che «la parola della Chiesa rischia di apparire isolata, voce che grida nel deserto». Il richiamo allora è a non cedere alla frustrazione ma a riscoprire «il valore dell’utopia cristiana come seme di futuro». In un contesto di polarizzazione crescente, i vescovi esortano a un linguaggio qualitativamente diverso, fondato sulla preghiera, la carità e la verità, promuovendo iniziative comuni come veglie, digiuni e momenti liturgici.

Approvato dal Consiglio permanente Cei anche il Documento di sintesi che verrà votato durante la terza Assemblea sinodale, in programma a Roma il 25 ottobre 2025. Il testo, frutto di sei mesi di lavoro condiviso tra la presidenza della Cei, il Comitato del Cammino sinodale e gli organismi della Conferenza episcopale, raccoglie gli emendamenti emersi nella seconda Assemblea sinodale e sarà consegnato nei prossimi giorni ai delegati diocesani. «Il Cammino sinodale verrà chiuso dall’81ª Assemblea generale (Assisi, 17-20 novembre 2025) con la ricezione del Documento di sintesi1», si legge nel comunicato finale. Fissate le tappe successive fino alla 82ª Assemblea (Roma, 25-28 maggio 2026) e indicata anche la costituzione di un gruppo che elaborerà delibere, priorità e prospettive pastorali. «Il Consiglio permanente esprime sincera gratitudine a quanti, in questo tempo, sui territori, hanno partecipato e animato il Cammino sinodale con passione e impegno». Apprezzata la coerenza tra metodo e contenuti, nella direzione indicata da Papa Leone XIV: «La Chiesa sia lievito di unità, di comunione, di fraternità».

All’attenzione dei vescovi anche «una frattura culturale e antropologica profonda sempre più evidente». Tra i segni, «la diffusione crescente della paura del diverso, l’aumento dei suicidi tra gli adolescenti, la crisi dei legami sociali»: fenomeni letti nel quadro di «una regressione spirituale globale», alimentata da consumismo disumanizzante e comunicazione violenta. Un degrado relazionale per il quale i vescovi usano l’espressione «demenza digitale», denunciando la perdita di memoria e di relazioni autentiche. In questo contesto, la missione della Chiesa si fa urgente: «Generare comunità accoglienti, formare alla mitezza, custodire la memoria». Di qui l’esigenza di proporre «una visione profetica e indicazioni operative che aiutino le comunità a vivere il Vangelo nel cuore delle sfide contemporanee». Un appello forte alla responsabilità pastorale e culturale, affinché la speranza cristiana diventi stile incarnato nelle scelte quotidiane.

Ancora, i vescovi hanno approvato il programma dell’Assemblea generale straordinaria della Cei in programma ad Assisi dal 17 al 20 novembre e il messaggio per la 48ª Giornata per la vita (1° febbraio 2026), dal titolo “Prima i bambini!”. Approvati anche i formulari liturgici per la memoria di santa Teresa di Calcutta e per la Messa per la custodia della creazione, che saranno presentati all’Assemblea di novembre. I presuli hanno condiviso l’indice tematico del documento sull’Insegnamento della religione cattolica e lo schema di un testo sull’educazione alla pace. Ratificato infine l’aggiornamento della circolare sugli enti e beni Cei del 2005.

Rispondendo alle domande dei giornalisti, Baturi ha assicurato che «il Cammino sinodale della Chiesa italiana prosegue». Il testo scaturito dal percorso delle prime due assemblee, letto e approvato dai vescovi, «non è blindato e non c’è stata nessuna censura», ha precisato. Ora verrà presentato nella terza Assemblea sinodale, a Roma il 25 ottobre, in vista della ricezione che i presuli ne faranno ad Assisi, nell’Assemblea di novembre. L’Assemblea di maggio 2026 sarà poi l’occasione «per individuare le priorità e indicare percorsi futuri, in modo da dare risposte ai cambiamenti».

25 settembre 2025

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