Domenica 28 Settembre 2025 21:09
Un gioiello, una madre, un figlio: la storia dell’Anello di Carvilio nel Museo archeologico di Palestrina
Un gioiello, una madre, un figlio: la storia dell’Anello di Carvilio nel Museo archeologico di Palestrina
Se vi trovate a Palestrina e decidete di visitare il suggestivo Museo Archeologico Nazionale, non perdete l’occasione di salire fino al secondo piano.In una teca discreta, accanto ad altri gioielli antichi, è custodito un oggetto che merita tutta la vostra attenzione: il commovente anello di Carvilio. Piccolo e prezioso, scolpito nel cristallo di rocca, sembra […]
Un gioiello, una madre, un figlio: la storia dell’Anello di Carvilio nel Museo archeologico di Palestrina
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Un gioiello, una madre, un figlio: la storia dell’Anello di Carvilio nel Museo archeologico di Palestrina
![Anello di Carvilio [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]](https://www.appasseggioblog.it/wp-content/uploads/2025/09/Anello_di_Carvilio_Verticale.jpeg)
Anello di Carvilio [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY NC SA]
Se vi trovate a Palestrina e decidete di visitare il suggestivo Museo Archeologico Nazionale, non perdete l’occasione di salire fino al secondo piano.
In una teca discreta, accanto ad altri gioielli antichi, è custodito un oggetto che merita tutta la vostra attenzione: il commovente anello di Carvilio. Piccolo e prezioso, scolpito nel cristallo di rocca, sembra racchiudere un volto che sfida i secoli e parla ancora al cuore di chi lo osserva. Non è soltanto un gioiello antico: è un frammento di amore e dolore che ci arriva intatto dall’età romana.
In una teca discreta, accanto ad altri gioielli antichi, è custodito un oggetto che merita tutta la vostra attenzione: il commovente anello di Carvilio. Piccolo e prezioso, scolpito nel cristallo di rocca, sembra racchiudere un volto che sfida i secoli e parla ancora al cuore di chi lo osserva. Non è soltanto un gioiello antico: è un frammento di amore e dolore che ci arriva intatto dall’età romana.
Questo anello fu commissionato da Aebutia Quarta, una ricca matrona vissuta nel I secolo d.C., per ricordare il figlio Carvilio Gemello, morto giovanissimo a soli diciotto anni in circostanze misteriose. Il volto del ragazzo, inciso con straordinaria delicatezza sul cristallo trasparente, sembra sospeso tra vita e memoria.
L’anello venne ritrovato nel 2000, durante la scoperta dell’eccezionale Ipogeo delle Ghirlande a Grottaferrata, dove Aebutia e il suo giovane figlio erano stati deposti insieme, mummificati e vestiti con cura. Ancora oggi, osservandolo dietro il vetro del museo, si percepisce la forza struggente del gesto di una madre che volle trattenere per sempre l’immagine del suo bambino.
E allora, davanti a quell’anello, sembra quasi di sentire la voce di Aebutia attraversare i secoli e raccontare la sua storia:
Mi chiamo Aebutia Quarta e la mia voce viene da un tempo lontano, da una Roma che non esiste più, dove le madri piangevano come oggi, anche se i secoli hanno cambiato il volto del dolore.
Avevo una casa luminosa, sete preziose, servi devoti. Credevo che la vita, pur fragile, mi avrebbe concesso di vedere crescere mio figlio. Carvilio Gemello: il mio primogenito, nato dal matrimonio con Tito Carvilio. Era bello – i ricci scuri come grappoli maturi, le labbra sottili, gli occhi che cercavano sempre oltre l’orizzonte. Aveva diciotto anni quando il destino me lo strappò.
Non so ancora se fu la febbre nata da una frattura mai guarita, o un veleno sottile insinuato nel suo corpo senza che io sapessi proteggere. So solo che lo vidi spegnersi lentamente, e ogni respiro era un filo che mi si spezzava dentro.
Allora chiesi agli artigiani più sapienti di Roma un dono impossibile: volevo fermare la sua immagine. Sul cristallo di rocca, puro e trasparente, fecero affiorare il suo volto giovane, il torso nudo, come se ancora potessi accarezzarlo con gli occhi.
Quell’anello diventò il mio talismano, il mio modo di tenere vivo ciò che la morte pretendeva di cancellare. Lo stringevo tra le dita quando il silenzio mi assaliva, e le lacrime scivolavano sopra la pietra fredda, come a cercare di scaldarla, di svegliarlo.
Gli anni passarono, ma il dolore non smise mai di respirare dentro di me. Morii giovane anch’io, poco più che quarantenne, con una nuova vita nel grembo che non ebbe il tempo di nascere. Chiesi di riposare accanto a lui, nel silenzio della mia tomba, con i fiori intrecciati nei capelli, la seta sulle membra, e l’anello di Carvilio ancora al mio dito.
Credevo che nessuno ci avrebbe mai trovati, che il nostro amore sarebbe rimasto sepolto per sempre. E invece, dopo duemila anni, mani estranee hanno aperto la nostra casa sotterranea. Hanno visto i nostri nomi, le nostre ossa, hanno sollevato il mio anello alla luce del sole. Forse hanno sentito, anche solo per un istante, quella stessa carezza di madre che io vi ho lasciato impressa.
Ora so che Carvilio non è stato dimenticato. Che la mia voce, intrecciata a quel gioiello, può ancora raggiungere chi guarda e si commuove. Se ascolti, forse mi senti: io sono la madre che non ha smesso di amare, e questo è il mio ultimo sussurro oltre il tempo.
[Maria Teresa Natale, 28 settembre 2025]
Un gioiello, una madre, un figlio: la storia dell’Anello di Carvilio nel Museo archeologico di Palestrina