Lunedì 29 Settembre 2025 13:09
“Elisa”, la colpa e il percorso interiore


Il film di Di Costanzo scava nel profondo della psiche umana. Come una continuazione di "Ariaferma", è la storia del percorso interiore di una donna colpevole di un atto di estrema violenza
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Svizzera, oggi. Elisa è una giovane donna, non ancora quarantenne, in carcere ormai da più dieci anni, condannata per aver ucciso e bruciato il cadavere della sorella. Di questi fatti però Elisa non ricorda niente, affermando di avere un’amnesia. Elisa, il nuovo film di Leonardo Di Costanzo, parte dal libro “Io volevo ucciderla”, scritto da Adolfo Ceretti e Lorenzo Natali. La sceneggiatura scandaglia i tormenti interiori della colpevole alla ricerca di tracce di corruzione del male ma anche di quei momenti che la esortano ad intraprendere un motivato percorso di comprensione ed espiazione. A fianco di Elisa è rimasto solo il padre, che le fa visita due volte a settimana. Le cose cambiano quando Elisa accetta di incontrare e parlare con Alaoui, un criminologo impegnato in una serie di ricerche. Inaspettatamente da questi incontri emerge un dialogo ogni volta più sciolto, franco, sempre più profondo di fronte al quale Elisa si sente autorizzata ad intraprendere un faccia a faccia con se stessa, con le proprie colpe.
È un film tutt’altro che facile, Elisa, un copione che alterna momenti di buio ad altri visitati da barlumi di cambiamenti e speranza. Si scava nel profondo della psiche umana alla ricerca di qualcosa di invisibile o di non catalogabile. Dice Di Costanzo, il regista: «L’idea del film è nata durante la scrittura e la realizzazione di Ariaferma, il mio film precedente e, in un certo senso, ne rappresenta la continuazione. Se Ariaferma era un film sulle relazioni in carcere, lasciando fuori campo i crimini connessi dai detenuti, Elisa è invece la storia di un percorso interiore, quello di una donna che ha compiuto un atto di estrema violenza».
Nato ad Ischia nel 1958, Di Costanzo inizia a lavorare nel cinema in Francia sul finire degli anni ’80. Dopo alcuni documentari ben accolti e premiati in vari festival, realizza nel 2012 la sua opera prima L’intervallo, presentato alla Mostra di Venezia, che gli fa vincere il David di Donatello. Quindi gira L’intrusa (2017) e il già citato Ariaferma nel 2021 prima di Elisa. Con quest’ultimo è stato uno dei cinque titoli italiani in concorso all’ultima Mostra di Venezia nello scorso settembre. Ed in quella occasione il film ha ricevuto molti elogi, soprattutto a partire dal personaggio principale, Elisa, che, per essere di fatto la protagonista assoluta, catalizza su di sé tutta l’attenzione. In questo ruolo, difficile e delicato, Barbara Ronchi offre una prestazione di alto livello, scandendo al meglio i difficili passaggi della risalita di una donna che, precipitata nella vertigine del male, intravede il diradarsi della nebbia che la circonda, mettendo a fuoco fatti e motivi che hanno instillato in lei il raptus violento. Film doloroso e acuto che, offrendo suggestioni di senso anche in ottica cristiana, ha ricevuto a Venezia il Premio Signis della giuria cattolica internazionale.
29 settembre 2025
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