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Martedì 30 Settembre 2025 11:09

Renato Zero festeggia 75 anni con un album e un tour



"L’Orazero" è uno spazio di dialogo e condivisione, tra amore, amicizia e rispetto. «La spiritualità gioca un ruolo importante». I concerti al via da Roma a gennaio, con 6 serate al Palazzo dello Sport

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Alla vigilia del suo 75° compleanno (che cade oggi, 30 settembre) si presenta alla stampa con il suo immancabile – ormai – zuccotto in testa. Ma, ça va sans dire, Renato Zero, pur imitatissimo, lo riconosceresti comunque. Vuoi per il look, vuoi per la voce, vuoi, soprattutto, per le cose che dice. E, in poco più di un’ora di conferenza, ne dice davvero tante. L’occasione è la presentazione di “L’Orazero”, il nuovo album di inediti, in uscita il 3 ottobre per l’etichetta Tattica, che rappresenta una tappa importante nella sua lunga e preziosa carriera, tanti passi quante pietre miliari musica italiana. «Il successo? Io penso che quello buono sia quello che quando torni a casa dopo esserti esibito, dopo aver comunicato la tua arte a qualcuno, le tue otto ore di sonno te le fai proprio meravigliosamente!», dichiara ironicamente il diretto interessato.

L’album si compone di 19 tracce, ciascuna delle quali apre una porta su un mondo diverso, con proprie radici, regole, contraddizioni e sogni. Questi mondi si esprimono attraverso linguaggi vari e sorprendenti, raccontando emozioni e prospettive unite da un unico filo: la continua ricerca di espressione personale e artistica. Ancora oggi, con lo spirito allegro di sempre e la profondità di un’artista che ha sempre provato ad andare oltre.

“L’Orazero” vuole essere una tregua e uno spazio di dialogo e condivisione, ma anche un invito a un cambiamento profondo. In un’epoca tumultuosa, Zero riafferma con forza alcuni valori fondativi: l’amore come fonte inesauribile di energia per i rapporti umani, l’amicizia come sostegno e conforto e il rispetto come condizione essenziale per vivere in armonia con sé e con gli altri. Il percorso di questo progetto è stato anticipato il 12 settembre dal singolo “Senza”, primo episodio di una narrazione che ora si completa come un mosaico di storie e visioni. Un viaggio aperto che accoglie nuove esperienze, emozioni e opportunità, in cui ogni pezzo contribuisce a dare profondità all’insieme e a tracciare un’ora zero per tutti. «Il futuro di per sé è un’incognita seria – dichiara Zero – . Sta indebolendosi la nostra autonomia. Questo mi spaventa: il fatto di non avere più autonomia, e parlo di tutti. La paura di oggi è l’incomunicabilità: si saluta con il sorriso, ma non si riconosce la persona che hai davanti», ammette con il piglio di chi la realtà la canta perché la vive.

Per ascoltare le canzoni dal vivo, bisogna aspettare il nuovo anno: si parte il 24 gennaio da Roma, la sua città, con ben sei appuntamenti al Palazzo dello Sport, e si prosegue nel resto d’Italia per un totale di 23 concerti. Adesso che «sono aumentate la mia miopia e la presbiopia – ammette scherzando – io voglio toccare, voglio vedere, annusare» e quindi preferisce i palasport agli stadi. «Il pubblico diventa un’anima, non centomila anime; con centomila anime ci si perde, si confondono con l’artista. È meglio mantenere la vicinanza in questi casi, perché per entrare nelle coscienze non bisogna fare troppa strada, altrimenti ci si perde».

Renato Zero affronta anche il tema della religiosità dei suoi brani e difende la scelta di «un linguaggio temperato e morbido, anche nella contestazione, anche dove c’è bisogno, in qualche modo, di affrontare a muso duro certe problematiche e certi risvolti. Viviamo in tempi di guerra e in una situazione estremamente precaria, quindi anche la musica, secondo me, si deve adeguare a questo clima. Però dico anche che la spiritualità gioca un ruolo importante, perché è proprio la spiritualità che stiamo, in qualche modo, colpendo, che viene vilipesa da un criterio speculativo di economie importanti, che ci impediscono probabilmente di sentirci finalmente cittadini del mondo senza problemi e di misurarci con chi è più alto, chi è più basso, chi è più intelligente o meno».

È un Renato Zero preoccupato dall’indifferenza dilagante, dall’«abitudine al dolore» e che ammette che «come artista, io mi sento in diritto e in dovere di esprimere anche i miei pensieri». Anche se questo si scontra con i ritmi frenetici di oggi: «Faccio una constatazione: c’è questo punto della voragine fra gli artisti della mia generazione o quella immediatamente dopo, con le generazioni attuali, con questa fioritura, con questa nuova primavera. Ecco, trovo che ci sia questo distacco così abissale nel linguaggio, nelle responsabilità e anche nella considerazione che questo è un mestiere estremamente impegnativo, ma dove bisogna dimostrare anche di avere un equilibrio, di non perdere mai di vista il pubblico, le condizioni di quest’ultimo…. Diciamo che artisti un po’ tutti lo siamo, ma per emergere serve un gran lavoro. In fondo bisogna perforare le barriere architettoniche che gli stessi discografici hanno creato, perché proprio questa latitanza dell’accarezzare le ideologie e le configurazioni di ciascuno di questi ragazzi che nascono oggi è un abuso di potere, significa strumentalizzarli, farli diventare marionette. Io mi sono vestito da marionetta per non esserlo».

30 settembre 2025

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