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Venerdì 3 Ottobre 2025 12:10

Il cambiamento climatico e la sfida della sostenibilità



Nell'Eco-Charity Garden l'appuntamento sul "Clima ingiusto", promosso dall'Ufficio diocesano. Phillis (Fao): problema che «riguarda ognuno di noi». La testimonianza del monastero di Santa Chiara

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Il cambiamento climatico non è una questione astratta né inderogabile. Il “conto”, sempre più salato, ricade su poveri, donne, anziani, comunità rurali, vale a dire su coloro che contribuiscono meno al problema. A parlare chiaro sono i numeri. Per 950 milioni di persone in 24 Paesi tra Africa, America Latina e Asia, un solo giorno di caldo estremo riduce il reddito annuale fino al 5%. Se il capofamiglia è donna, può calare di oltre un terzo. A livello globale le perdite sono pari a 40 miliardi di dollari. Di conseguenza 17 milioni di persone sono costrette a migrare annualmente a causa di eventi meteorologici.

Sono alcuni dei dati emersi ieri sera, 2 ottobre, nel convegno “Il clima ingiusto” – dal titolo del rapporto Fao del 2024 – svoltosi nella sala conferenze dell’Eco-Charity Garden, parco della Casa generalizia delle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret. Promosso dall’Ufficio per la pastorale sociale, del lavoro e della custodia del Creato della diocesi di Roma, l’appuntamento ha approfondito le conseguenze sociali ed economiche della crisi climatica, partendo dai risultati dello studio della Fao dello scorso anno. Lauren Phillips, vice direttrice della divisione Trasformazione rurale e uguaglianza di genere della Fao, snocciolando i dati ha affermato che «il cambiamento climatico riguarda ognuno di noi». Ha quindi denunciato la scarsa attenzione della politica sulla questione.

Dalla ricerca nei 24 Paesi è emerso che «solo il 6% affronta i problemi delle donne – ha dichiarato -, il 2% parla dei giovani e meno dell’1% discute dell’impatto sui poveri». Passando al lato economico, Phillips ha spiegato che «il finanziamento complessivo per l’adattamento al cambiamento climatico è molto basso: solo il 7,1% è destinato a questa causa, il 3% riguarda il settore agricolo e forestale e appena l’1,7% dei fondi raggiunge i più poveri, come i piccoli produttori alimentari».

Moderati dalla giornalista Francesca Baldini, della rete italiana della onlus Religions for Peace, i lavori sono stati introdotti da monsignor Francesco Pesce, direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale sociale, del lavoro e della custodia del Creato. Il sacerdote ha citato alcuni passi dell’esortazione apostolica “Laudate Deum” di Papa Francesco, di cui domani, 4 ottobre, ricorrono due anni dalla pubblicazione, scritta sulla scia dell’enciclica “Laudato Si’, pubblicata 10 anni fa. «Siamo nel “Tempo del creato” – ha detto -: un momento per rinnovare la nostra relazione con Dio Creatore e con tutto il creato. Per la Chiesa Cattolica il cambiamento climatico non è meramente una questione ambientale ma è un “problema sociale globale” strettamente legato “alla dignità della vita umana” e “un problema umano e sociale in senso ampio e a vari livelli”». Pesce ha rimarcato che gli eventi metereologici estremi hanno «un impatto diretto sulla povertà e la fame», rilanciando un interrogativo di Papa Leone XIV: «Dio ci chiederà se abbiamo coltivato e custodito bene questo mondo che Egli ha creato, a beneficio di tutti e delle generazioni future, e se ci siamo presi cura dei nostri fratelli e sorelle. Cosa risponderemo?».

Dal punto di vista etico e culturale, Paolo Conversi, delle Pontificie Università Gregoriana e Lateranense, ha esortato a guardare «il volto umano» del cambiamento climatico, parlando di una «policrisi» che intreccia crisi climatica, alimentare, sanitaria e sociale. «La sostenibilità – ha detto – non è solo ambientale. Un significato di sostenibilità è prendersi cura e l’oggetto principale della nostra cura sono i più vulnerabili. La crisi della sostenibilità diventa una crisi antropologica. Non possiamo custodire la nostra casa comune senza coltivarla, e non possiamo coltivarla senza custodirla».

Alessandro Cinque, dell’Università di Tor Vergata, ha affrontato il tema sul piano generazionale e geopolitico dichiarando che «in Europa c’è preoccupazione crescente sul cambio climatico. I giovani hanno grande consapevolezza che il problema è reale e che c’è una correlazione tra cambiamento climatico e giustizia climatica. I cambiamenti climatici portano a una crisi delle risorse che va ad intaccare i servizi ecosistemici, i quali destabilizzano la coesione delle popolazioni rurali, e si generano conflitti, si genera violenza e si genera migrazione forzata».

A spezzare il racconto negativo «dell’indifferenza» ci hanno pensato suor Elena Francesca Beccaria e suor Marta Maddalena Pucci del monastero di Santa Chiara, a Monteverde. Hanno raccontato come la comunità abbia trasformato l’impegno in pratica sociale, creando la Comunità energetica “La Pianticella”, come Santa Chiara si definiva nei confronti di san Francesco. «Arrivando a Roma 12 anni fa, mi ha colpito l’individualismo che ho respirato da dentro alla clausura – ha detto la badessa del monastero suor Elena Francesca -. Mi piaceva l’idea di provare a scrivere una storia diversa, almeno in quartiere». Hanno lanciato quindi l’iniziativa della Comunità energetica, che oggi coinvolge 25 persone nel quartiere. Attualmente, ha aggiunto, il monastero è l’unico produttore all’interno della Comunità. «Abbiamo provato a coinvolgere i tanti istituti religiosi della zona ma non abbiamo trovato riscontro», ha affermato. Suor Marta Maddalena, laureata in ingegneria, ha spiegato che «questa iniziativa è molto piccola rispetto ai grandi problemi. Però Laudato Si’ ci interpella. Papa Francesco ci ha chiamati a un impegno “dal basso”, a non aspettare che siano i grandi a risolvere i problemi, ma a riconoscere che c’è qualcosa che possiamo fare anche noi».

Flaminia Giovanelli, già sottosegretario del dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, ha riflettuto sul rapporto tra dottrina sociale della Chiesa e cambiamento climatico alla luce dello studio della Fao, sottolineando il contributo interdisciplinare delle scienze sociali nel rendere la dottrina più concreta e attuale. Ha poi parlato della centralità della persona umana, dato che «l’impatto del cambiamento climatico ha il volto delle donne rurali, dei giovani e dei poveri». Quindi ha analizzato la dimensione morale e della giustizia correlata al cambiamento climatico, che colpisce chi meno ha contribuito alla crisi. «​Anche ai nostri giorni non mancano testimonianze di chi​, per difendere l’integrità della natura e rendere così giustizia ai poveri, va incontro al martirio», ha concluso ricordando ​suor Dorothy Stang​, religiosa ​uccisa nel 2005 nel Pará brasiliano​ per il suo impegno a favore dei diritti delle popolazioni indigene e la sua lotta contro la deforestazione in Amazzonia.

3 ottobre 2025

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