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Sabato 4 Ottobre 2025 14:10

Stefania Pinci – UN MOSAICO DI SAN FRANCESCO IN OGNI OPERA

A cura di Ilaria Solazzo Stefania Pinci: La Magia del Mosaico e la Sua Mostra

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A cura di Ilaria Solazzo

Stefania Pinci: La Magia del Mosaico e la Sua Mostra Personale ad Assisi

È ormai tutto pronto per la grande personale di Stefania Pinci, che dal 10 al 19 ottobre sarà protagonista di una straordinaria esposizione nella suggestiva cornice umbra. L’artista romana, apprezzata per il suo stile unico che fonde tecnica e simbolismo, porterà le sue opere al pubblico locale, nazionale ed internazionale, confermando ancora una volta la sua capacità di emozionare attraverso l’arte.

Per Stefania Pinci Assisi ha un significato speciale: “È un posto meraviglioso che mi ha permesso di farmi scoprire da un pubblico diverso, fatto anche di turisti stranieri, dieci anni fa”, racconta l’artista, facendo riferimento al momento in cui la città è diventata una delle tappe fondamentali del suo percorso artistico. Un incontro fortuito con una persona della regione Umbria le ha infatti offerto l’opportunità di commissionarle una serie di opere per l’arredo di un importante hotel: da qui l’inizio della sua visibilità e molte altre collaborazioni in questa zona.


Oggi, chiunque si trovi ad Assisi, sia residente che di passaggio, avrà la possibilità di ammirare alcune delle sue opere esposte presso la Galleria comunale Le Logge in Piazza del Comune. Questo spazio, che ha scelto di ospitare le creazioni di Pinci (visibili in permanenza presso la galleria San Rufino, in via di San Rufino 47a), diventa così un punto di riferimento per chi ama l’arte moderna e visionaria, ma anche per i turisti che vogliono portare a casa un pezzo del fascino artistico di Assisi e non solo.

L’esposizione di Stefania Pinci rientra in un progetto artistico che ha preso piede in Italia e all’estero, dove le sue opere sono state sempre più apprezzate da critici e collezionisti. Da diversi anni è presente sul prestigioso Catalogo dell’Arte Moderna edito da Giorgio Mondadori.

Un’artista che ha fatto della spatola la sua firma

Stefania Pinci è una pittrice che ha saputo sviluppare un linguaggio assolutamente originale, caratterizzato dall’uso della spatola. Le sue opere risaltano per un cromatismo immediato e una tecnica che crea profondità, come se ogni quadro fosse una sorta di sogno vivente. La figura della donna con gli occhi chiusi, simbolo della Sibilla Cumana che l’ha affascinata sin dall’infanzia, appare spesso nelle sue opere, fungendo da tramite tra il sogno e la realtà, in un gioco tra visione onirica e concreta.

Le sue creazioni sono una fusione di colori e texture che rimandano alla matericità del mosaico, una tecnica che Pinci ha saputo rielaborare in modo originale, utilizzando materiali come colori a olio e colori del vetro (chiusi a tasselli irregolari con piombatura dorata), spesso lavorando in installazioni tridimensionali che coinvolgono lo spettatore in un dialogo diretto con l’opera.


Il mosaico: Un simbolo di unità e riflessione sull’essere umano

Nelle sue opere, il mosaico rappresenta la frammentazione e la ricomposizione dell’esistenza umana, simboleggiando l’imperfezione e la vulnerabilità dell’individuo, ma anche la bellezza che nasce dall’armonia di ciò che è spezzato e ricomposto. “Ogni tassello – afferma Pinci – rappresenta una parte di noi, unica e irripetibile, che nel suo insieme dà vita a un’opera completa, proprio come accade nella nostra vita, in cui ciascun elemento contribuisce a formare una totalità”.

I suoi mosaici sono un invito a riflettere sulla dualità dell’essere umano: la separazione e l’unità, la solitudine e la comunicazione. Con i suoi lavori, Stefania Pinci ci invita a esplorare l’interconnessione tra gli opposti e a comprendere che, pur nella nostra frammentarietà, siamo tutti parte di qualcosa di più grande.


Il coinvolgimento internazionale e le collaborazioni prestigiose

Nel corso della sua carriera Stefania Pinci ha riscosso riconoscimenti da parte di critici di rilievo, come Carlo Levi, Vittorio Sgarbi e Daniele Radini Tedeschi, ed è stata più volte protagonista in importanti mostre personali e collettive in tutto il territorio nazionale, fino a fiere internazionali. Tra i suoi successi spiccano anche le collaborazioni con architetti di prestigio come Luigi Pezone, per l’arredo di hotel di lusso e spazi pubblici. Ha esposto anche a EXPO DUBAI 2020 e ART BASEL Miami 2024.

Le sue opere sono state inserite in aste europee e mostre in gallerie americane, come quelle organizzate dalla Thomas Art Gallery di Los Angeles. Inoltre, il 2008 ha visto la realizzazione di una tesi di laurea che ha analizzato l’uso del colore nelle sue opere: una conferma della sua profondità e della consapevolezza con cui affronta ogni aspetto della sua arte.


Un invito a visitare Assisi e a scoprire l’arte di Stefania Pinci

Per chi si trova ad Assisi, la mostra di Stefania Pinci presso la Galleria comunale Le Logge in Piazza del Comune è un’occasione imperdibile. Un’opportunità per immergersi nell’arte contemporanea, apprezzando il suo modo unico di rappresentare la figura, la natura e l’anima, utilizzando il mosaico come linguaggio evocativo di una condizione umana complessa e misteriosa.

Le sue opere, frutto di un’intensa ricerca interiore e di una continua sperimentazione, sono in grado di trasmettere emozioni forti, facendo riflettere su temi universali come la fragilità, la memoria e la trasformazione. L’incontro col mondo di Stefania Pinci dal 10 ottobre presso la galleria comunale Le Logge dà la possibilità di contemplare la bellezza nella sua forma più pura, viscerale e profonda. La pittrice ci invita a guardare oltre la superficie, a scoprire ogni tassello della sua arte e a percepire la magia che nasce dalla ricomposizione di un mosaico unico.


Intervista a Stefania Pinci: L’Arte, la Spiritualità e il Mosaico di Vita

Buon giorno Stefania e grazie per aver accettato il nostro invito. Come abbiamo già accennato, il 10 ottobre aprirà la sua mostra personale ad Assisi, una città che ha avuto un ruolo molto speciale nel suo percorso artistico. Mi colpisce, però, una storia che ci ha raccontato. Durante una visita alla Basilica di San Francesco lei ha avuto un’intuizione che ha cambiato il suo approccio artistico. Ci racconti meglio: cosa accadde in quel momento?

Sì, è un ricordo che porto nel cuore. La Basilica è un luogo che per molti ha una grande carica spirituale. Mentre camminavo tra le meravigliose architetture e gli affreschi, improvvisamente fui colta da un’intuizione profonda: l’idea di inserire un tassello di mosaico in ogni mia tela. Non è stata una decisione razionale, ma qualcosa che mi è venuto da fare quasi spontaneamente, come un segno. Ho capito che il mosaico, con la sua simbologia di frammentazione e ricomposizione, sarebbe diventato un elemento distintivo della mia arte. Quel momento mi ha dato una nuova chiave di lettura del mio lavoro, perché il mosaico per me rappresenta l’unione degli opposti, la bellezza che nasce dalla disgregazione e, al contempo, la possibilità di ricostruire attraverso l’arte.

Un’intuizione davvero potente. E, a proposito di Assisi, so che la città ha un legame ancora più profondo con lei. In particolare, è legata spiritualmente al Santo di Assisi, San Francesco, anche per un episodio personale che riguarda lei e suo marito Mario nella vostra vita amorosa. Vuole condividerlo con noi?

Certo, è una storia che mi tocca particolarmente. Mio marito Mario e io abbiamo vissuto un’esperienza che è diventata simbolica per il nostro cammino insieme. Un po’ di anni fa ci trovavamo in un momento particolare, come accade nella vita di tutte le persone. Decidemmo di fare un pellegrinaggio ad Assisi recandoci alla Basilica di San Francesco. Dopo quella gita fuori porta, qualcosa cambiò nella nostra esistenza. Non posso spiegare razionalmente cosa accadde, ma entrambi sentimmo una profonda sensazione di pace e rinnovamento. Da quel momento San Francesco è diventato una presenza costante nel nostro cammino. Questa esperienza ha sicuramente influenzato anche la mia arte, la mia visione del mondo e del mio ruolo come artista.

È un aneddoto molto profondo e suggestivo. Torniamo alla sua arte: in quale maniera il mosaico che ora inserisce nelle sue tele diventa simbolo di questa ricerca spirituale e personale?

Il mosaico è un elemento che si è trasformato per me in una metafora della vita stessa. Ogni tassello rappresenta un frammento di esperienza, una parte di noi che, seppur separata, ha il suo ruolo e contribuisce al disegno complessivo. La vita, come l’arte, è fatta di momenti che, sebbene possano sembrare disconnessi, alla fine creano un’armonia più grande, una totalità. Quando ho inserito l’elemento del tassello di mosaico nella mia pittura, l’ho fatto anche pensando alla frammentazione e al ripristino che caratterizzano ogni percorso di crescita che sia personale o spirituale. Questo è il legame con San Francesco: lui ha vissuto la sua vita cercando di ricomporre ciò che era frantumato, portando pace e armonia. Ecco, credo che la mia arte oggi abbia un po’ quella stessa ricerca: unire i frammenti, trovare la bellezza nel caos e nel dolore, e creare qualcosa che parli dell’unità e della trasformazione.

È affascinante come ogni tassello del mosaico che lei crea sembri essere anche un pezzo di una storia più grande, non solo personale, ma anche universale. Ma c’è anche un incontro che ha avuto un impatto davvero significativo sulla sua carriera e sulla sua vita. Parliamo di Nadia, un’amante dell’arte umbra che ha stravolto positivamente la sua esistenza. Può raccontarci come è andata?

Sì, Nadia è una persona davvero speciale. Il nostro incontro, avvenuto dieci anni fa circa, ha cambiato in modo positivo il mio percorso artistico. Nadia è una donna straordinaria, una collezionista appassionata delle mie opere, ma non è solo questo che mi ha colpito. La sua energia e il suo amore per l’arte hanno dato una nuova spinta al mio lavoro: è diventata una vera e propria super-collezionista delle mie opere. Grazie a lei ho visto la mia arte apprezzata e riconosciuta da un pubblico sempre più vasto, non solo italiano, ma anche internazionale. Quest’incontro è stato davvero una delle cose più belle che mi potesse capitare nella vita.

Tornando all’Umbria, mi sembra che questa regione abbia assunto un valore simbolico anche per lei e suo marito Mario. Dico bene?

L’Umbria è diventata per noi, Mario ed io, casa e famiglia. Quando pensiamo a questa regione non ne consideriamo solo la bellezza naturale dei paesaggi o la storia millenaria, ma la vediamo come un ponte che unisce arte, amore e speranza. Si tratta di un luogo dove sentiamo che il nostro legame con la natura e con le tradizioni artistiche si fonde con quella spiritualità che ci ha sempre accompagnato. Ogni volta che torniamo qui ci sentiamo a casa, accolti da un’atmosfera di pace che ci stimola e ci arricchisce. In qualche modo l’Umbria è diventata il nostro luogo del cuore, quello che ci dà sempre nuove idee, nuove ispirazioni e un profondo senso di appartenenza.

Ho sentito dire che Assisi, oltre ad essere il cuore spirituale e culturale dell’Umbria, ha anche un altro ruolo molto importante nella sua vita e nella sua arte. Parliamo della location ad Assisi che ospita in maniera permanente le sue opere, la galleria San Rufino (in Via di San Rufino 47a). Può dirci qualcosa di più su questo spazio che ha un valore speciale per lei?

La galleria che ospita le mie opere ad Assisi è, senza esagerare, un vero e proprio ombelico del mondo. Questa celeberrima cittadina, con la sua energia e la sua storia, è un luogo di passaggio per moltissime persone, siano esse turisti o pellegrini. È una città che, come poche altre, riesce a unire spiritualità e cultura, e che attrae visitatori da ogni parte del mondo. La galleria San Rufino è strategicamente posizionata in un punto centrale della città, e credo che questo le conferisca una visibilità incredibile. Chiunque passi per Assisi, o chiunque arrivi con l’intento di visitare la città, si trova inevitabilmente a transitare da quel luogo vibrante di arte e spiritualità. Le mie opere sono visibili e accessibili a tutti, ed è meraviglioso pensare che, in qualche modo, ogni visita diventi un’esperienza di connessione tra chi osserva e ciò che viene rappresentato.

Quindi la galleria in Umbria non è solo un’esposizione, ma un punto di incontro e di condivisione globale?

Esattamente. Assisi è un crocevia di culture, persone e storie. È il luogo dove le religioni, le tradizioni, le passioni artistiche si intrecciano. Questa galleria è come una finestra che si apre su una realtà universale, dove chiunque può sentire la forza della spiritualità, della bellezza e della condivisione. È un punto di riferimento per tutti coloro che cercano qualcosa di autentico, di profondo, e che vogliono entrare in contatto con l’anima dell’arte.

Grazie, Stefania, per aver condiviso con noi la sua visione e la sua storia. È stato un vero piacere parlare con lei.

Grazie a voi per questa bellissima opportunità. Spero che le mie parole possano ispirare e accompagnare chiunque si senta chiamato dalla bellezza dell’arte e della vita in Assisi.


Nel corso di questa intervista ho avuto il privilegio di entrare in contatto con una donna che, attraverso la sua arte, sembra davvero capace di trasmettere l’essenza stessa della vita e della spiritualità. Stefania Pinci non è solo un’artista, ma una ricercatrice del profondo, una testimone della bellezza che nasce dalla frammentazione e dalla ricomposizione, proprio come i suoi mosaici, che raccontano storie di unità e di trasformazione.

La sua arte non si limita a essere una semplice rappresentazione estetica, ma diventa un veicolo per esperienze universali: la fragilità e la forza dell’essere umano, l’incontro tra l’individuo e il collettivo, la luce che si fa strada nel buio. È un’arte che ci invita a riflettere, a guardare oltre l’apparenza, a cercare significati nascosti nei dettagli, nei frammenti, nei tasselli che compongono il nostro mosaico interiore.

Stefania ha saputo intrecciare la sua arte con la spiritualità di Assisi e con una visione che abbraccia il mondo intero, riuscendo a portare la sua ricerca al di fuori dei confini italiani, facendo apprezzare la sua opera a un pubblico internazionale. Le sue tele, ricche di cromatismi e sensazioni profonde, hanno trovato il loro posto non solo nelle gallerie, ma anche nel cuore di chi, da Assisi al resto del mondo, si è lasciato conquistare dalla sua arte.

Quello che mi colpisce in modo particolare, tuttavia, è il suo approccio umano: non è solo l’artista a parlare attraverso i suoi quadri, ma è anche la donna, la moglie, la persona che ha trovato nella vita stessa l’ispirazione per esprimere il suo talento. La sua opera, quindi, è un racconto che ci accompagna, come una narrazione collettiva, in un viaggio che va oltre il visibile e l’apparenza, in un territorio dove ogni frammento è significativo e ogni tassello ha un ruolo importante nel grande disegno dell’esistenza.

Stefania Pinci è oggi una figura riconosciuta a livello internazionale, ma la sua arte non smette mai di essere un invito a guardare e sentire in modo più profondo. E mentre i suoi quadri continuano a essere ammirati e apprezzati in tutto il mondo, il suo messaggio rimane immutato: c’è bellezza anche nei frammenti, e c’è sempre la possibilità di ricomporre il tutto in qualcosa di più grande e significativo.

In questo senso, la sua arte diventa un punto di incontro tra il mondo visibile e l’invisibile, tra ciò che è stato e ciò che può ancora essere. Ogni sua tela, ogni mosaico, non è solo un pezzo di vita, ma una proposta di come possiamo tutti, nel nostro piccolo, contribuire a comporre il grande disegno dell’umanità.

E in questa continua ricerca di bellezza e unità, Stefania Pinci non solo incanta, ma invita ognuno di noi a cercare e riconoscere quella luce che, improvvisamente, può aprirsi nelle nostre vite, proprio come quel raggio che fece irrompere la luce nel cielo di Assisi.

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