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Lunedì 6 Ottobre 2025 08:10

Reina alla Caritas: non limitarsi a rimettere in piedi le persone ma «farle sognare»



Aperta dalla meditazione del cardinale l'assemblea di apertura dell'anno pastorale. «Nei poveri Gesù ci lascia la parte più preziosa della sua stessa vita». Le testimonianze degli operatori

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I poveri al posto della Samaritana. E noi nei panni di Gesù. È il mandato che sabato mattina, 4 ottobre, il cardinale vicario Baldo Reina ha consegnato agli operatori delle Caritas parrocchiali, dei Centri di ascolto e dei servizi diocesani. La sua meditazione del capitolo 4 del Vangelo di Giovanni è stata al centro dell’assemblea di apertura dell’anno pastorale per gli animatori della carità, dal titolo “Dammi da bere. L’incontro che cambia la vita”. Il porporato ha indicato loro quattro coordinate, sulla scia delle linee pastorali consegnate da Papa Leone XIV all’assemblea diocesana dello scorso 19 settembre. In primis, «fare nostri i bisogni degli altri», poi «mostrare loro qualcosa di più grande, Dio», quindi «mettersi in ascolto delle loro domande più profonde», e infine invitarli a «diventare loro stessi missionari».

Il cardinale ha esortato a «non a farci carico dei bisogni degli altri, perché se partiamo da questo presupposto creiamo da subito una distanza». Gesù, ha spiegato, «ha fatto suo il bisogno della Samaritana e ha colmato questa distanza». Fino a quando non sentiremo nostri i bisogni degli altri, ha aggiunto, «riterremo sempre quei bisogni come degli aspetti estranei alla nostra vita». Ma il Signore, ha continuato Reina, è andato ancora oltre. «Non solo si è immedesimato nei bisogni della donna», ma chiedendole da bere, «l’ha fatta sentire superiore a lui». Immaginate, ha detto il cardinale, «che grande miracolo se nei nostri incontri provassimo qualche volta a far sentire il povero, il senzatetto, il disperato e l’ammalato superiore a noi». È da qui che è possibile aprire le porte al dialogo, ha sottolineato il porporato, che poi si è soffermato sulla seconda coordinata da seguire: «La grande missione che Dio ci affida come Chiesa è quella di scoprire che c’è in noi una potenzialità di bene che davvero potrebbe aiutare tanti altri a raggiungere lo stesso obiettivo».

Per Reina, «abbiamo bisogno non solo di rimettere in piedi le persone, ma di farle sognare». Non esclusivamente soddisfacendo un bisogno, ma «indicando qualcosa di più grande: la presenza di Dio che entra nella vita ferita e mortificata». Poi il cardinale ha esortato a mettersi in ascolto dei bisogni vitali degli altri. «Se nei nostri incontri – ha detto – non riusciamo a fare in modo che le persone aprano lo scrigno della loro vita, non abbiamo fatto vera esperienza di carità, perché la carità è toccare il cuore delle persone». Solo in questo modo, come la Samaritana è arrivata al pozzo mortificata ed è andata poi in città a testimoniare il suo incontro con Gesù, anche «chi giunge ai nostri Centri e alle nostre mense con la testa bassa, potrà uscire a testa alta» e «diventare quindi a sua volta missionario».

All’inizio dell’incontro, anche le parole del direttore della Caritas diocesana Giustino Trincia, che ha ringraziato della presenza il cardinale e ha letto le parole del Papa rivolte agli operatori all’assemblea diocesana. Poi ha aggiunto: «Oggi iniziamo dalla Parola di Dio, un segnale di ripartenza dalle fondamenta della nostra fede. Ci ricorda – ha aggiunto – quanto sia indispensabile che uomini e donne, di ogni età e provenienza, impegnati quotidianamente, rimettano al centro la formazione spirituale, il discernimento comunitario e la luce dello Spirito Santo, che illumina e fa penetrare la Parola nei nostri cuori e nelle nostre vite». Il direttore della Caritas di Roma ha poi ricordato la festa liturgica di san Francesco, definendo la sua figura «una bussola sempre attuale sulla strada del discepolato e sulle orme del Maestro, che da oltre duemila anni ci ricorda che possiamo incontrare il suo volto, la sua carne, proprio nel volto e nella carne dei troppi fratelli e sorelle segnati da una o da più forme di povertà».

Gli ha fatto eco don Paolo Salvini, vicedirettore della Caritas diocesana. «La carità verso il prossimo è vocazione universale, che riguarda proprio tutti – ha sottolineato -. Noi animatori della carità abbiamo la responsabilità di mettere tutti nella condizione di sentirsi protagonisti nell’agire di misericordia, senza nessuna esclusione, anzi proprio cercando di rimuovere gli ostacoli alla partecipazione delle persone, che talvolta nella chiesa si sentono ai margini». Per don Salvini, «siamo una comunità di persone tutte povere, raggiunte dall’amore di Dio, coinvolte nella sua vigna, per portare frutti di amore». Questa è la Chiesa di Gesù, ha concluso, «e anche noi, operatrici e operatori della carità, possiamo contribuire a fare in modo che alla sua sinfonia non manchi nessuna voce».

Cuore dell’assemblea anche le testimonianze di alcuni degli operatori provenienti da ogni settore della diocesi. Tutti hanno raccontato i semi di speranza già esistenti, come l’Officina delle opportunità, i Centri di ascolto, gli Empori della solidarietà e le esperienze di doposcuola, ma si sono soffermati anche sui numerosi problemi che affliggono i territori, segnati da povertà lavorative, abitative, educative, sanitarie. Il cardinale ha ascoltato gli interventi e ha sottolineato: «Aiutiamo le nostre parrocchie a fare in modo che le dimensioni della povertà siano avvertite da tutti. Nei poveri Gesù ci lascia la parte più preziosa della sua stessa vita». Poi ha invitato a incentivare le equipe di prefettura, perché aiutano a lavorare in rete», annunciando che la diocesi si impegnerà in questo lavoro. Quelle della Caritas, ha detto, «sono una delle esperienze più consolidate». Infine, ha esortato a non soffermarsi solo «sulle criticità e sui problemi che rimangono». Ma, ringraziando in particolare Trincia e monsignor Benoni Ambarus, arcivescovo di Matera-Irsina e vescovo di Tricarico, già ausiliare di Roma, ha invitato anche a «osservare» le tante potenzialità che ci sono, viste le numerose iniziative che in questi anni sono state portate avanti con «disponibilità, generosità e impegno». Alla fine dell’assemblea poi il cardinale ha ricevuto anche un regalo. Un quadro della Madonna della Tenerezza realizzato dalle suore della Fraternità dell’Incarnazione di Bastogi.

6 ottobre 2025

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