Martedì 7 Ottobre 2025 10:10
In Egitto si tratta per la pace a Gaza


Il primo round di colloqui chiuso in un «clima positivo», riferiscono i media locali. Le priorità: il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi. Intanto però continuano i raid dell'esercito israeliano, che dichiara: colpite cellule di terroristi pronte ad attaccare
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Concluso in un «clima positivo» il primo round di colloqui su Gaza tra Hamas e i mediatori, in Egitto. Ne danno notizia i media locali, aggiungendo che i colloqui proseguono oggi, martedì 7 ottobre, a Sharm El-Sheikh, dove una delegazione israeliana è arrivata ieri. Israele e Hamas avvieranno colloqui indiretti sui dettagli di una proposta del presidente degli Stati Uniti Donald Trump per uno scambio di prigionieri e un cessate il fuoco a lungo termine. Fiducioso, in serata, il presidente Usa: «Avremo un accordo presto». Hamas, ha assicurato, «ha accettato alcune cose molto importanti». Smentite invece le voci su tensioni tra lui e il premier israeliano Benajmin Netanyahu: «Non è vero, è stato molto positivo».
I colloqui indiretti tra Israele e Hamas iniziati a Sharm El-Sheikh sono gestiti dai mediatori egiziani e del Qatar. Da Trump l’indicazione di procedere in fretta. Israele ha inviato un team di medio livello, composto dal vicedirettore del Mossad, il vice dello Shin Bet, il coordinatore per gli ostaggi Gal Hirsch, il generale Nitzan Alon, il consigliere Ophir Falk, molto vicino al premier, il capo del Cogat (l’autorità dei Territori) Rassan Alian, e diversi ufficiali delle Forze di difesa israeliane. Dalla parte di Hamas, non è chiaro se sia arrivato il capo negoziatore Khalil al-Hayya. L’inviato speciale Usa Steve Witkoff e il consigliere e genero di Trump Jared Kushner dovrebbero raggiungere il tavolo dei negoziati dopo i primi giorni, una volta superate le questioni tecniche. Lo stesso vale per Ron Dermer, che guida la squadra israeliana, e per il capo del Mossad David Barnea. A supervisionare i colloqui, il capo dell’intelligence egiziana. Intanto però non si fermano i raid su Gaza: le Forze di difesa israeliane (Idf) spiegano di aver colpito diverse cellule di terroristi pronte ad attaccare le truppe.
Atteso comunque entro la fine della settimana un incontro per finalizzare l’accordo, supervisionato sempre dal capo dell’intelligence egiziana. Stando alle dichiarazioni di un funzionario Usa a Sky News Arabia, «la priorità è la liberazione dei rapiti, perché questo darebbe un impulso per proseguire con gli altri punti del piano». Da parte di Hamas, i quotidiani arabi di ieri riferivano invece della richiesta di rilascio di sette detenuti anziani, i cosiddetti “big seven”. Tra questi, Nayef Barghouti, il detenuto palestinese con la pena più lunga al mondo: dopo aver passato 44 anni in prigione, è stato rilasciato nel 2011 e nuovamente arrestato nel 2014.
Perentorio, sull’argomento, il premier israeliano Netanyahu, che ha informato il ministro di ultradestra Itamar Ben Gvir che «i simboli del terrore, guidati da Marwan Barghouti, non saranno inclusi in nessuna fase dell’accordo». Stesso discorso per i miliziani delle forze d’élite Nukhba di Hamas arrestati dopo aver preso parte ai massacri del 7 ottobre 2023. Israele prevede di presentare una lista di 250 ergastolani che è disposto a rilasciare, sui 280 attualmente detenuti. Dovrebbero essere rilasciati, secondo il piano statunitense, anche 1.700 detenuti di Gaza arrestati dopo il 7 ottobre.
Per Hamas hanno parlato in forma anonima diversi rappresentanti, puntando sulla richiesta di garanzie per il cessate il fuoco. La fazione palestinese, hanno spiegato, richiederà modifiche sul ritiro dell’Idf e solo successivamente si parlerà di disarmo ed esilio.
7 ottobre 2025
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