Venerdì 10 Ottobre 2025 10:10
Mangiare senza forchetta: l’arte del banchetto nell’antica Roma
Se oggi la forchetta è un simbolo universale di civiltà e buone maniere, per gli...
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Se oggi la forchetta è un simbolo universale di civiltà e buone maniere, per gli antichi Romani era del tutto sconosciuta.
Durante i sontuosi banchetti (convivia) o i più semplici pasti quotidiani, la forchetta semplicemente non esisteva: il cibo si prendeva con le mani, si tagliava con coltelli e si portava alla bocca usando pezzi di pane o piccoli cucchiai chiamati cochlearia.
Durante i sontuosi banchetti (convivia) o i più semplici pasti quotidiani, la forchetta semplicemente non esisteva: il cibo si prendeva con le mani, si tagliava con coltelli e si portava alla bocca usando pezzi di pane o piccoli cucchiai chiamati cochlearia.
Mangiare, a Roma, non era soltanto nutrirsi: era un atto sociale e politico.
Durante le cene nelle domus patrizie, gli ospiti si sdraiavano su letti detti triclini, appoggiandosi sul fianco sinistro, e venivano serviti da schiavi che portavano vassoi colmi di cibo.
Ogni portata era condivisa: si mangiava in comune, prendendo i bocconi con le dita o servendosi direttamente dal piatto con un pezzo di pane.
Durante le cene nelle domus patrizie, gli ospiti si sdraiavano su letti detti triclini, appoggiandosi sul fianco sinistro, e venivano serviti da schiavi che portavano vassoi colmi di cibo.
Ogni portata era condivisa: si mangiava in comune, prendendo i bocconi con le dita o servendosi direttamente dal piatto con un pezzo di pane.
Per i Romani, usare le mani era un gesto naturale e perfino raffinato — purché lo si facesse con eleganza e misura.
Le mani venivano lavate più volte durante il banchetto, e spesso profumate con oli aromatici o unguenti al mirto e alla rosa.
Le mani venivano lavate più volte durante il banchetto, e spesso profumate con oli aromatici o unguenti al mirto e alla rosa.
Gli strumenti principali a tavola erano:
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il coltello (culter), usato per tagliare la carne o il pane;
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il cucchiaio (cochlear), piccolo e appuntito da un lato, per uova, salse e molluschi;
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lo spoonula, una sorta di cucchiaio più grande per zuppe o brodi.
La forchetta come la conosciamo oggi comparirà solo molti secoli dopo, tra il IX e il X secolo, nell’Impero Bizantino, per poi diffondersi in Europa nel tardo Medioevo.
A Roma, quindi, sarebbe stata vista come uno strumento strano, quasi “superfluo”.
A Roma, quindi, sarebbe stata vista come uno strumento strano, quasi “superfluo”.
Durante i banchetti, le regole erano precise:
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non si doveva prendere più cibo di quanto si potesse mangiare;
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non si doveva “leccare” le dita rumorosamente;
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e, soprattutto, non si doveva far cadere nulla sul pavimento, segno di disattenzione e scarsa grazia.
Il filosofo Seneca scriveva:
“Il piacere non sta nel riempire lo stomaco, ma nell’apprezzare la misura e l’armonia del convivio.”
Mangiare con le mani non era segno di rozzezza, ma parte di un linguaggio del corpo che esprimeva convivialità, fiducia e appartenenza.
In un mondo dove il banchetto era occasione di conversazione e diplomazia, la forchetta non serviva: bastavano pane, dita e buon gusto.
In un mondo dove il banchetto era occasione di conversazione e diplomazia, la forchetta non serviva: bastavano pane, dita e buon gusto.