Giovedì 16 Ottobre 2025 12:10
Il Papa alla Fao: «L’uso della fame come arma di guerra è un crimine»


La visita in occasione della Giornata mondiale dell'alimentazione, che coincide con l'80° dell'organizzazione. Da Leone una chiamata alla responsabilità individuale e all'azione collettiva. «Gli slogan non possono sollevarci dalla miseria»
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«Gli scenari dei conflitti attuali hanno fatto riemergere l’uso del cibo come arma da guerra» e «sembra allontanarsi sempre più quel consenso espresso dagli Stati che considera un crimine di guerra la fame deliberata». Si tratta di una «crudele strategia» che nega «il diritto alla vita», messa in atto recentemente a Gaza. La fame nel mondo è quindi il frutto di «un’economia senz’anima» e se ci si vuole scrollare di dosso «l’apatia» che tollera la mancanza di cibo, è urgente «mobilitare tutte le energie disponibili, in uno spirito di solidarietà affinché nel mondo a nessuno manchi il cibo necessario, sia in quantità sia in qualità». È un duro monito quello lanciato questa mattina, 16 ottobre, da Papa Leone XIV in occasione della sua prima visita alla sede Fao di Roma per la Giornata mondiale dell’alimentazione – che quest’anno coincide con l’80° anniversario della fondazione dell’organizzazione -, che ha per tema “Mano nella mano per un’alimentazione e un futuro migliori”. Una chiamata alla responsabilità individuale, a «non voltarsi dall’altra parte», a non dimenticare che «chi patisce la fame non è un estraneo. È mio fratello e devo aiutarlo senza indugio».
La mattinata nella sede di viale Aventino si è aperta con l’inaugurazione del Museo e Rete per l’alimentazione e l’agricoltura, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il quale ha sottolineato che «per poter essere protagonisti i cittadini devono essere informati. La conoscenza – ha affermato – rimane il primo motore per stimolare un maggiore impegno, orientando le energie, soprattutto delle nuove generazioni, per raccogliere le sfide e rendere possibile la costruzione di un futuro più equo». A seguire si è svolta la cerimonia alla quale hanno partecipato, tra gli altri, la presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni e il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Presentandosi come «araldo e servitore del Vangelo», Papa Leone ha delineato in nove punti una situazione drammatica che, dati alla mano, colpisce 673 milioni di persone nel mondo che vanno a letto digiuni e 2,3 miliardi che non hanno accesso a un regime alimentare corretto. Una visita, quella odierna, che si inserisce nel solco dei predecessori – per ultimo Papa Francesco, che nella sede romana è stato tre volte, l’ultima il 14 febbraio 2019 – ed evidenzia il legame tra la Santa Sede e l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura. Come ribadito dallo stesso Prevost, che ai leader mondiali ha assicurato di «contare sulla solidarietà e sull’impegno della Santa Sede e delle istituzioni della Chiesa cattolica, pronte a uscire e a servire i più poveri e i più svantaggiati in tutto il mondo». La fame, ha spiegato, non è un destino inevitabile ma «uno scandalo» da correggere. Dal vescovo di Roma l’esortazione a una presa di coscienza «con lucidità e coraggio» perché dietro i numeri ci sono volti e storie, «bambini che soffrono di malnutrizione, con le conseguenti malattie e il ritardo nello sviluppo motorio e cognitivo».
Leone XIV ha lanciato un appello a tutti – istituzioni, governi, ong, società civile e ogni singola persona – perché la lotta alla fame non resti parole ma si traduca in azioni concrete. «A cinque anni dal completamento dell’Agenda 2030 – ha dichiarato -, dobbiamo ricordare con forza che raggiungere l’obiettivo Fame Zero sarà possibile solo se ci sarà una volontà reale di farlo, e non soltanto dichiarazioni solenni». In questo tempo, per Leone, «non possiamo limitarci a proclamare valori. Dobbiamo incarnarli. Gli slogan non possono sollevarci dalla miseria». In caso contrario si diventa «complici della promozione dell’ingiustizia».
Ha quindi riconosciuto come «indispensabile» il ruolo delle donne, «le prime a vegliare sul pane che manca, a seminare speranza nei solchi della terra, a impastare il futuro con le mani indurite dalla fatica». Ha poi posto l’accento sui «paradossi oltraggiosi» di un mondo che spreca tonnellate di cibo mentre milioni di persone cercano invano di sfamarsi, affannandosi «per trovare nella spazzatura qualcosa da mettere in bocca». Ha ribadito l’urgenza di ripensare il multilateralismo in un mondo sempre più interconnesso e polarizzato. «Ciò che i Paesi più poveri attendono con speranza – le parole del Papa – è che si ascolti la loro voce senza filtri, che si conoscano realmente le loro carenze e si offra loro un’opportunità, di modo che siano tenuti presenti al momento di risolvere i loro veri problemi, senza imporre loro soluzioni fabbricate in uffici lontani».
Aprendo la cerimonia, il direttore generale della Fao Qu Dongyu, ha sottolineato che la pace è «requisito fondamentale» per la sicurezza alimentare. La presenza di tanti leader mondiali – dalla regina Letizia di Spagna al re Letsie III del Lesotho, dalla principessa Basma Bint Ali di Giordania al segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres – per Qu Dongyu «dimostra che la fame non conosce confini e la sfida della sicurezza alimentare richiede unità tra le nazioni».
16 ottobre 2025
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