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Venerdì 17 Ottobre 2025 09:10

Reina: la missione, «desiderio di cercare il Regno dove non lo vediamo»



Presieduta dal cardinale la veglia, con il mandato ai 33 missionari in partenza. La testimonianza di don Morlacchi, da Gerusalemme: «In questo momento, quasi impossibile il dialogo. Ma ci sono ancora ebrei e palestinesi che vogliono la pace con l'altro»

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«Eccomi», hanno risposto alzandosi uno alla volta. Hanno riempito le prime file della navata centrale. I loro nomi sono risuonati nella basilica parrocchiale di San Pancrazio. Erano in trentatré. Il cardinale vicario Baldo Reina li ha benedetti e ha consegnato a ognuno di loro la Croce e il Vangelo. Avevano lo sguardo della felicità mentre ritornavano al loro posto, i laici e i religiosi che ieri sera, 16 ottobre, hanno ricevuto dal porporato il mandato missionario. Due di loro si sono guardati e hanno sorriso per la gioia, mentre sfogliavano le pagine del Nuovo Testamento. Partiranno per la missio ad gentes in tanti angoli del mondo. Alcuni andranno anche in Terra Santa.

veglia missionaria diocesana, san pancrazio, 16 ottobre 2025
veglia missionaria diocesana, san pancrazio, baldo reina, 16 ottobre 2025
«La spinta missionaria della Chiesa è il desiderio di cercare il regno di Dio lì dove umanamente non lo vediamo», ha sottolineato Reina nella meditazione che ha accompagnato la veglia missionaria diocesana, organizzata alla vigilia della Giornata missionaria mondiale, in programma domenica prossima, 19 ottobre. Secondo il vicario, «abbiamo bisogno di credere un po’ di più nella bellezza del Regno di Dio». Il Regno «degli israeliani e dei palestinesi che ancora credono nella pace». Il Regno «di coloro che custodiscono il Creato, e che credono e lottano per la giustizia». Il Regno «che si manifesta in quanti scappano per le guerre, carestie e pestilenze». E che «qualche volta giudichiamo diversi perché hanno un altro colore della pelle».

Per Reina, «il desiderio di cercare questo Regno deve abitare ogni nostro sforzo come Chiesa, ogni nostro sforzo missionario». I missionari, ha spiegato, «non sono coloro che dimostrano e annunciano ad altri delle cose che non sanno». Missionari «siamo tutti in virtù del battesimo, uomini e donne». Il cardinale ha quindi citato il pontefice: «Papa Leone – ha detto – parlava di una scintilla di speranza a proposito dei recenti accordi di pace. La veglia missionaria e la Giornata missionaria mondiale sono proprio l’occasione in cui questa scintilla inizia a prendere forma e sostanza, a infiammarsi e incendiarsi un po’ di più». Perché senza questa spinta missionaria «diventiamo tristi, la nostra vita pastorale diventa piatta». Poi ha concluso: «Abbiamo bisogno di accendere questa fiamma di speranza, e di sgranare gli occhi come facciamo al mattino quando ci alziamo e siamo ancora un po’ addormentati». Perché questo Regno c’è, «è dentro di noi e attorno a noi, nei fratelli e nelle sorelle che promuovono il bene, la giustizia e la pace».


(foto: diocesi di Roma/Gennari)
Il porporato ha presieduto anche la Messa che ha anticipato la Veglia, che è stata accompagnata dai canti del Coro Santi Martiri dell’Uganda e da Ulises Vega. E anche da una danza tradizionale dello Sri Lanka, che è stata eseguita da un gruppo di ragazze della comunità di Acilia. Insieme a Reina, tra gli altri, hanno concelebrato padre Giulio Albanese, direttore del Centro missionario diocesano, il parroco padre Angelo Campana e il gesuita padre Massimo Nevola. Con loro il diacono Giustino Trincia, direttore della Caritas diocesana di Roma.

padre giulio albanese, veglia missionaria diocesana, 16 ottobre 2025
giustino trincia, veglia missionaria diocesana, san pancrazio, 16 ottobre 2025
All’inizio della Veglia, Albanese ha invitato a «fare memoria della missione», ricordando la presenza nella basilica delle tombe dei martiri, tra cui san Pancrazio, Sofia, Fede, Speranza e Carità. «Se a distanza di duemila anni – ha detto – siamo qui insieme a pregare, è perché questi fratelli e sorelle che ci hanno preceduto sono stati capaci di testimoniare la fede». Cuore della serata, anche le testimonianze di don Filippo Morlacchi, sacerdote fidei donum della diocesi di Roma che da sette anni vive in Terra Santa, e di Antonella Bertolotti, medico, impegnata da anni con Intermed onlus in terre di conflitto come Siria, Haiti, Congo. «La guerra ha modificato tante cose – ha raccontato Morlacchi -. In questo momento il dialogo interreligioso è quasi impossibile. C’è un muro di odio, rancore e diffidenza impenetrabile». Tuttavia, ha aggiunto, «ci sono ancora ebrei e palestinesi che vogliono la pace con l’altro, e non la sua distruzione», così come «cristiani che scelgono di non abbandonare la Terra Santa». Anche dopo il raggiungimento del cessate il fuoco, ha poi aggiunto a margine, «resta la percezione di una situazione ancora in alto mare». Per il sacerdote, si tratta di un «inizio di un processo di pace».

don filippo morlacchi, veglia missionaria diocesana, 16 ottobre 2025
antonella bertoletti, veglia missionaria diocesana, 16 ottobre 2025
Bertolotti ha invece parlato della sua esperienza in Ucraina, quando ha aiutato dei bambini a uscire dai bunker. «Avevano fame di luce – ha raccontato -. Non riuscivano nemmeno a tenere gli occhi aperti. La missione può ridare il sorriso a tanti di loro che stanno male, e che purtroppo non sanno più che cosa vuol dire la primavera».

17 ottobre 2025

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