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Domenica 19 Ottobre 2025 10:10

Favola della domenica – La formica Albertina

C’era una volta una formica che si chiedeva spesso perché dovesse lavorare tanto. Si alzava...

#favola
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C’era una volta una formica che si chiedeva spesso perché dovesse lavorare tanto.

Si alzava all’alba nella grande casa e, insieme a tutte le sorelle operaie, si prendeva cura delle piccole larve e poi usciva per iniziare la sua faticosa giornata di ricerca di cibo.

“Chissà se è vero” pensava mentre trasportava sulle spalle una grossa briciola di pane “che senza questi rifornimenti non riusciremmo a sopravvivere all’inverno”.

Si rivolse a una sorella che le camminava accanto. Era curva sotto il peso di un grosso seme di limone:  “Sei sicura che il nostro modo di vivere e di lavorare sia il più giusto?”

L’altra strabuzzò gli occhi: “Shhhh. Che dici? Non è permesso farci delle domande. Stai attenta, lavora e sorridi”.

Nonostante ciò, la formichina rifletteva sul senso della vita. Quando si trovava fuori dal formicaio, vedeva alcuni animali che volavano, altri che correvano e giocavano liberamente sui prati. Perché loro non potevano farlo?

A un tratto, udì il canto di una cicala vicinissima.

Si fermò incantata. La briciola che portava rischiò di cadere. Cercò di localizzare quel canto. Si spostò verso un albero. “Che fai?” le domandò la compagna. “Dobbiamo portare il cibo a casa, non ti distrarre”.

Ma Albertina si arrampicò veloce sul tronco fino a che non raggiunse l’insetto che intonava i suoi versi.

“Scusa” disse. “Mi dici perché stai cantando?”

“Chi sei? Ah, una formica. Perché perdi tempo con me, invece di racimolare il cibo che vi servirà per l’inverno?”

“Ero solo curiosa. Vedo che molti miei simili non pensano al futuro e cantano e giocano spensierati… Scusa. Non mi hai detto perché canti”.

“Canto perché sto cercando una fidanzata”.

“Divertente… E lo fai da solo? Noi facciamo tutto in comunità”.

“Lo so. Infatti c’è una bella differenza tra di noi. Io dopo l’estate muoio, tu invece puoi vivere molto a lungo”.

“Non ti dispiace morire?”

“Eh, certo. Mi piacerebbe essere longevo come te”.

“E a me piacerebbe trascorrere la vita con leggerezza come fai tu”.

“Vogliamo fare a cambio?”

“Sarebbe bello, ma solo per un momento”.

Non si sa per quale magia, la formica divenne cicala e la cicala divenne formica. La prima cantava con gioia senza alcun pensiero al mondo, l’altra lavorava sodo per trasportare la grossa briciola nel formicaio.

“Non credevo” pensava la cicala “che la vita delle formiche fosse così pesante. Non mi piace”.

Invece Albertina apprezzava molto il suo stato di libertà e di espressione artistica e si godette quei brevi momenti di spensieratezza. Rifiutava però l’idea di essere tanto fragile da dover morire di lì a poco”.

I due amici furono molto felici perciò di tornare nei loro panni.

“E’ stata una bellissima esperienza” disse la cicala “ma preferisco essere me stessa”.

“Hai ragione. Sai che penso? Che la Natura abbia dei motivi molto misteriosi per generare  le creature del mondo così come sono”.

Maria Rosaria Fortini

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