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Martedì 21 Ottobre 2025 11:10

Libertà religiosa, Acs: persecuzioni in 24 Paesi, discriminazioni in 38



Il Rapporto 2025: su 196 Paesi analizzati, in 62 si registrano gravi violazioni. La repressione cresce ovunque, Occidente compreso. Lanciata un petizione globale per difendere il diritto alla fede

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Presentato oggi, 21 ottobre, a Roma, il Rapporto della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) sulla “
Libertà religiosa nel mondo
“. In esame il periodo che va da gennaio 2023 a dicembre 2024. Su 196 Paesi analizzato, in 62 si registrano gravi violazioni. In 24 di questi si parla di «persecuzione»; negli altri 38 di «discriminazione». Situazione migliorata, rispetto all’edizione precedente del Rapporto, solo in Kazakistan e Sri Lanka — hanno registrato miglioramenti rispetto all’edizione precedente. Complessivamente, due terzi dell’umanità – più di 5,4 miliardi di persone – vive in Paesi senza piena libertà religiosa.

«Il diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione tutelato dall’articolo 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani non è soltanto sotto pressione: in molti Paesi sta scomparendo», avverte Regina Lynch, presidente esecutiva di Acs internazionale. E il principale fattore di repressione religiosa è individuato dal Rapporto nell’autoritarismo. In 19 dei 24 Paesi classificati nella categoria “persecuzione” e in 33 dei 38 Paesi in “discriminazione” i governi adottano strategie sistematiche come intelligenza artificiale e strumenti digitali per controllare o sopprimere la vita religiosa. In Cina, Iran, Eritrea e Nicaragua, le autorità ricorrono a tecnologie di sorveglianza di massa, censura digitale, legislazioni repressive e arresti arbitrari per colpire le comunità religiose indipendenti. «Il controllo della fede è diventato uno strumento di potere politico che denuncia una sempre più sofisticata “burocratizzazione della repressione religiosa”», si legge nel Rapporto.

In Africa e in Asia, in particolare, continua a espandersi l’estremismo islamista, che in 15 Paesi è la causa principale della persecuzione e in altri 10 contribuisce alla discriminazione. Il Sahel è diventato l’epicentro della violenza jihadista, con gruppi come lo Stato islamico – Provincia del Sahel (Issp) e il Jnim responsabili della morte di centinaia di migliaia di persone, dello sfollamento di milioni e della distruzione di centinaia di chiese cristiane e scuole. Il nazionalismo etno-religioso, parallelamente, alimenta la repressione delle minoranze in alcune zone dell’Asia. In India e Myanmar, le comunità cristiane e musulmane subiscono aggressioni ed esclusione legale. Per quanto riguarda l’India, nel Rapporto si parla di «persecuzione ibrida»: una combinazione di leggi discriminatorie e violenza perpetrata da civili ma incoraggiata dalla retorica politica.

Il declino della libertà religiosa è stato aggravato anche dai conflitti armati che hanno colpito Paesi come Myanmar, Ucraina, Russia, Israele e Palestina. «Le guerre e la violenza basata sulla religione hanno innescato una silenziosa crisi di sfollamento», è l’analisi di Acs. In Nigeria, gli attacchi di gruppi armati legati ai pastori Fulani radicalizzati hanno causato migliaia di morti e lo sradicamento di intere comunità. Nel Sahel, in particolare in Burkina Faso, Niger e Mali, interi villaggi sono stati distrutti dalle milizie islamiste. In Sudan, la guerra civile ha spazzato via comunità cristiane secolari. La criminalità organizzata è emersa anche come un nuovo agente di persecuzione. Come in Messico e Haiti, dove gruppi armati uccidono o rapiscono leader religiosi ed estorcono denaro alle parrocchie per affermare il proprio controllo sul territorio.

Da tutto questo non è immune l’Occidente. L’erosione della libertà religiosa si estende anche all’Europa e al Nord America, denuncia il Rapporto. Nel 2023, la Francia ha registrato quasi mille  attacchi alle chiese; in Grecia, si contano più di 600 atti di vandalismo; picchi simili sono stati osservati in Spagna, Italia e Stati Uniti, con episodi di profanazioni di luoghi di culto, aggressioni fisiche al clero e interruzioni di celebrazioni religiose. Atti che, secondo la fondazione pontificia, riflettono un crescente clima di ostilità ideologica nei confronti della religione. Non solo. Dopo gli attacchi del 7 ottobre 2023 e la guerra a Gaza, sono aumentati in maniera drastica anche gli atti antisemiti e anti-islamici. In Francia, gli episodi di antisemitismo sono aumentati del 1.000%, mentre i crimini d’odio contro i musulmani sono aumentati del 29%. In Germania, nel 2023 sono stati registrati 4.369 episodi legati al conflitto, rispetto ai soli 61 dell’anno precedente.

Analizzato nell’indagine di Aiuto alla Chiesa che soffre anche il ruolo dell’intelligenza artificiale e degli strumenti digitali, usati come armi contro i gruppi religiosi, per monitorare, tracciare e sanzionare l’espressione religiosa. In Paesi come Cina, Corea del Nord e Pakistan, ad esempio, governi e attori non statali utilizzano strumenti digitali per censurare, intimidire e criminalizzare i credenti, trasformando la fede in una presunta minaccia alla sicurezza nazionale. D’altro canto, nei Paesi dell’area Osce – che conta 57 Stati di Nord America, Europa e Asia – è sempre più minacciato il diritto all’obiezione di coscienza. In Armenia, Azerbaigian, Ucraina e Russia, persone che hanno rifiutato il servizio militare per motivi religiosi o etici sono state incarcerate. In democrazie occidentali come il Belgio, istituzioni ispirate dalla fede sono sottoposte a pressioni legali sempre maggiori per fornire servizi come aborto e suicidio assistito, mettendo a rischio la libertà di agire secondo coscienza.

Davanti a tutto questo, per la prima volta nella sua storia Acs lancia una petizione globale che invita i governi e le organizzazioni internazionali a garantire l’effettiva applicazione dell’articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti umani, che garantisce a ogni persona il diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione. “La libertà religiosa è un diritto umano, non un privilegio”: questo il titolo della petizione. Il perché, lo spiega Lynch. «Il diritto di credere, o di vivere secondo le proprie convinzioni, è in declino in 62 Paesi, colpendo miliardi di persone – afferma -. Negli ultimi 25 anni, Acs ha documentato come la persecuzione distrugga le comunità, alimenti i conflitti e costringa milioni di persone alla fuga. Ora più che mai, la libertà religiosa deve essere difesa e protetta in tutto il mondo».

Non manca comunque, nel Rapporto di Acs, il racconto della resilienza delle comunità religiose che, nonostante la persecuzione, continuano a fornire aiuti umanitari, istruzione e speranza. In Mozambico e Burkina Faso, progetti interreligiosi hanno dimostrato che la fede può essere una forza motrice per la riconciliazione e la coesione sociale. «La libertà religiosa è il termometro di tutti gli altri diritti umani – conclude la presidente Lynch -. Il suo declino segnala un più ampio collasso delle libertà fondamentali».

21 ottobre 2025

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