Servizi > Feed-O-Matic > 677709 🔗

Venerdì 24 Ottobre 2025 09:10

Tradizioni segrete di Roma: tra santi, verità e antichi dèi

Roma è una città che vive di miti, e spesso le sue leggende parlano più...

leggi la notizia su RomaDailyNews



Roma è una città che vive di miti, e spesso le sue leggende parlano più della sua anima che dei fatti. Alcune tradizioni romane, tramandate di generazione in generazione, sopravvivono oggi a metà strada tra storia e suggestione. Eccone due tra le più affascinanti — e misteriose.

È uno dei luoghi più fotografati di Roma: un grande disco di marmo, con un volto enigmatico e la bocca spalancata, custodito sotto il portico della chiesa di Santa Maria in Cosmedin.
Secondo la leggenda, chi mente con la mano dentro la bocca rischia di perderla: la pietra, dicono, “morde” i bugiardi.

Le origini del manufatto sono reali — probabilmente un antico tombino o chiusino sacro risalente al I secolo d.C., forse legato al tempio di Ercole nel vicino Foro Boario.
Ma la storia del “giuramento della verità” nasce molto più tardi, nel Medioevo, quando la superstizione popolare la trasformò in una sorta di macchina della sincerità.
Alcuni racconti ottocenteschi parlano persino di un sacerdote nascosto dietro la pietra che, durante certe prove, colpiva la mano del bugiardo: un mito affascinante, ma senza prove storiche.

Oggi gli storici concordano nel dire che la leggenda è più folclore che fatto documentato. Tuttavia, continua a rappresentare un simbolo potente della città: a Roma, anche la verità ha bisogno di un pizzico di paura per essere rispettata.

Un’altra leggenda poco nota nasce nel cuore dell’antica Roma, dove il culto del dio Esculapio (Asclepio) — protettore della salute e della guarigione — aveva il suo santuario principale.
Si racconta che, quando la peste colpì la città nel 293 a.C., i romani mandarono una nave a Epidauro, in Grecia, per chiedere aiuto al dio.
Un serpente sacro, simbolo di Esculapio, si arrampicò sulla nave e, arrivato a Roma, strisciò sull’Isola Tiberina, dove nacque il tempio dedicato al dio medico.

Da quel momento, il serpente divenne simbolo di protezione e salute.
E secondo la tradizione popolare — tramandata soprattutto nei rioni Celio e Aventino — si dice ancora oggi:

“Nun ammazzà ’r serpe der giardino, porta salute a la casa.”

Non esistono fonti accademiche che confermino con certezza questa superstizione, ma la connessione con il culto antico è ben documentata: il serpente, per i romani, era il segno di una presenza benevola.
Un piccolo frammento di paganesimo che ancora sopravvive, nascosto nei giardini di Roma.

Questo sito utilizza cookie tecnici, anche di terze parti, per migliorare i servizi offerti e ottimizzare l’esperienza dell’utente. Si prega di leggere l'informativa sulla privacy. Chiudendo questo banner si accettano le condizioni sulla privacy e si acconsente all’utilizzo dei cookie.
CHIUDI