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Venerdì 24 Ottobre 2025 19:10

La gravidanza e l’allattamento proteggono dal cancro al seno

Secondo uno studio, inducono l'accumulo di cellule immunitarie specializzate, che riducono la probabilità di svilupparlo -

#scienza
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Secondo uno studio condotto su esseri umani e topi, pubblicato su  Nature, la gravidanza e l’allattamento inducono l’accumulo di cellule immunitarie specializzate, che riducono la probabilità di sviluppare un cancro al seno. La ricerca è di un gruppo di scienziati australiani guidati da Sherene Loi del Peter MacCallum Cancer Centre di Melbourne, Australia, che hanno individuato nelle cellule immunitarie T, che combattono le infezioni, il fattore chiave di protezione dal cancro.

Benchè fosse noto da tempo, fin dal XVIII secolo, che l’allattamento protegge dallo sviluppare il cancro al seno, non si sapeva quale fosse il meccanismo base di questa protezione. Durante la gravidanza e il periodo post-partum, spiegano nel loro studio  i ricercatori, il seno umano si rimodella in modo significativo per creare una riserva di latte che aiuti il cervello, gli organi e le ossa del bambino a crescere. Inoltre, alla fine del periodo di allattamento e dopo lo svezzamento, il seno attraversa un nuovo processo di trasformazione, chiamato “involuzione”: è proprio durante questo processo che vengono create nuove cellule immunitarie e quelle più vecchie e danneggiate  eliminate.

“Questa riprogettazione biologica è il fattore scatenante principale” per il reclutamento di cellule immunitarie nel seno chiamate cellute T CD8+”, sottolinea Sherene Loi, coautrice dello studio. Secondo la ricercatrice “l’intero processo di gravidanza e allattamento modifica il sistema immunitario”, e assicura una protezione che dura decenni.

“A questa benefica modifica concorrono anche altri fattori immunitari tra cui le proteine del latte e qualsiasi materiale estraneo provenga dal bambino (saliva) oltre che da virus e mastite. Tutto questo porta le cellule T ad accumularsi nel tessuto mammario, e – aggiunge Loi – queste cellule agiscono come guardie locali, pronte ad attaccare cellule abnormi che potrebbero convertirsi in cancro”.

La ricerca si è svolta in tre fasi. In primo luogo hanno esaminato 260 donne sane sottoposte a mastectomia preventiva o riduzione del seno, alcune delle quali presentavano un rischio normale di cancro al seno, altre un rischio elevato. Poi hanno confrontato la conta dei linfociti T nel tessuto mammario di donne con e senza figli. Le donne con figli presentavano un numero maggiore di linfociti T, che risultavano essere più longevi, persistendo nei tessuti fino a 50 anni dopo la gravidanza.

La sperimentazione è stata fatta anche sui topi (modelli murini), introducendo in un cuscinetto adiposo mammario cellule tumorali in  topi che non avevano avuto cuccioli, in quelli che avevano avuto cuccioli, ma che erano stati rimossi immediatamente, forzando lo svezzamento, e in topi che avevano attraversato un ciclo completo di allattamento e involuzione. I ricercatori hanno scoperto che i tumori erano più piccoli nei topi che avevano allattato e che questi animali avevano anche più linfociti T nei tumori rispetto ai topi a cui erano stati tolti i cuccioli.

“L’immunità – afferma Loi – era sia a livello mammario che sistemico. Quindi l’allattamento modifica effettivamente l’immunità dell’intero organismo in questi modelli murini”.

Infine, il team ha esaminato una popolazione di oltre 1.000 donne affette da quello che è noto come “tumore al seno triplo negativo”, che si verifica più comunemente nelle donne di età inferiore ai 40 anni ed è una delle forme più aggressive della malattia. Tutte le donne avevano partorito. Quelle che avevano allattato al seno avevano tassi di sopravvivenza migliori,  e i loro tumori contenevano più cellule T, rispetto a quelle che non avevano allattato.

Queste sperimentazioni basate su dati provenienti da topi e da esseri umani dimostra che l’allattamento al seno e l’involuzione determinano una sorta di immunità antitumorale. Per questo, l’organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda l’allattamento esclusivo al seno per almeno i primi sei mesi di vita, seguito ancora da allattamento al seno e da graduale svezzamento con cibi adatti per ancora due anni o oltre. (Rita Lena)

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