Lunedì 27 Ottobre 2025 09:10
Padre Ruggeri, frate scultore, «”cantore” della Bellezza divina»


Al Divino Amore il convegno nel centenario della nascita del francescano a cui si deve il Nuovo Santuario. Pozzilli (Edilizia di culto): «Ha saputo far dialogare arte, liturgia e fede»
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Nel raccontare delle passeggiate condivise nella campagna che circonda i luoghi di devozione dedicati alla Madonna del Divino Amore, l’architetto Luigi Leoni ha ricordato con emozione padre Costantino Ruggeri, il frate francescano diplomato in Scultura all’Accademia di Brera, a cui nel 1987 venne affidata la costruzione del Nuovo Santuario. Proprio a Castel di Leva, nella Sala intitolata a don Umberto Terenzi, fondatore dei Figli e delle Figlie della Madonna del Divino Amore, sabato mattina, 25 ottobre, ha avuto luogo, nel centenario della sua nascita, un convegno dedicato al religioso e artista che ha coltivato incontri e relazioni con, tra gli altri, Fontana e Le Corbusier, e che ha collaborato con l’architetto Nervi.
«Dietro alla costruzione del Nuovo Santuario c’è una storia prodigiosa – ha detto Leoni -: padre Costantino infatti desiderava realizzare un progetto che prevedeva di espandersi oltre le mura del Divino Amore, cosa che il piano regolatore non permetteva»; quando però «il 2 novembre del 1987 l’allora rettore chiese di essere ricevuto dall’assessore insieme a me e a padre Costantino, fummo subito ben accolti» e l’addetto all’edilizia, «ricordando la devozione della nonna per la Madonna del Divino Amore, ci disse che avrebbe pensato lui a trovare una soluzione». Così fu e il progetto, presentato entro il 31 dicembre di quell’anno, «con tempi di lavoro intensi», venne approvato e il santuario «è stato realizzato come don Umberto Terenzi lo aveva sognato, unico, e come padre Costantino lo aveva pensato e progettato: inserito nel contesto naturale e ambientale», sono ancora le parole di Leoni.
L’architetto ha spiegato che padre Ruggeri, nato «in una casa di campagna in provincia di Brescia, vicino a un santuario carmelitano», desiderava integrare il Nuovo Santuario nel territorio «con l’idea di rivoluzionare il colle, come se una zolla di terra venisse sollevata e il luogo di culto vi fosse incastonato, con il tetto che si confonde con il verde della collina». Inoltre la forma «doveva essere elementare e con un solo grande pilastro» e protagonista doveva essere poi «la luce», ha spiegato Leoni, tanto che «padre Costantino non voleva ci fossero pareti ma vetrate per esaltare la luce naturale» laddove «tutta la sua vita, ispirata al Cantico delle creature di San Francesco, è stata un canto di lode alla Bellezza divina, considerando l’arte come un viatico per farla arrivare all’uomo».
Anche Emanuele Pozzilli, incaricato diocesano per l’Edilizia di culto, ha sottolineato come quella di padre Costantino Ruggeri sia «una figura che ha saputo far dialogare arte, liturgia e fede e un esempio e una bussola preziosa per chi deve custodire i luoghi della presenza di Dio tra gli uomini». Per l’esperto, il religioso fu tra i primi a comprendere come «il rinnovamento liturgico apportato dal Concilio Vaticano II è anche un rinnovamento dello spazio» attraverso «una architettura essenziale, fatta di una ricerca di sintesi per una immediatezza di comunicazione», quando invece troppo spesso «l’architettura contemporanea trasmette una sensazione di disagio perché rimane muta se non stabilisce un rapporto vero con il nostro io», perché «il luogo mistico non è la somma di mattoni ma di emozioni», ha concluso Pozzilli. Ad aprire i lavori era stato don Remo Chiavarini, parroco del Santuario del Divino Amore, definendo l’opera di padre Ruggeri «una di quelle più significative del suo lavoro e l’attuale cattedrale del settore Sud»; mentre ha introdotto le due relazioni degli esperti il vescovo Renato Tarantelli, vicegerente del Vicariato e ausiliare del settore Sud. Per il presule, riflettere sull’architettura del Nuovo Santuario permette di comprendere come «le tecniche si legano intimamente con la dimensione spirituale: la struttura simbolica della nostra fede, quindi, è il corpo stesso di Cristo che prega, offrendoci la dimensione verticale così che ogni cosa è pensata perché quel luogo di culto e di preghiera diventi antropomorfo e non solo un luogo dove si prega». Ancora, Tarantelli ha considerato l’importanza della grande devozione mariana che interessa Roma, «città mariana per eccellenza», parlando di «un legame inscindibile a livello spirituale».
27 ottobre 2025
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