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Lunedì 27 Ottobre 2025 19:10

Firmato dal Papa il documento sull’educazione



"Disegnare nuove mappe di speranza": questo il titolo del testo. Leone lo ha firmato poco prima della Messa che ha aperto il Giubileo del mondo educativo. Agli studenti: «Il percorso accademico vi aiuti a saper annunciare le ragioni della speranza che è in noi»

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Papa Leone XIV ha firmato questa sera, 27 ottobre, la lettera apostolica “Disegnare nuove mappe di speranza” che sarà presentata ufficialmente domani, 28 ottobre, 60° anniversario della “Gravissimum Educationis”, dichiarazione del Concilio Vaticano II sull’educazione cristiana. Un fuori programma annunciato da monsignor Carlo Maria Polvani, segretario del dicastero per la Cultura e l’educazione, pochi minuti prima della Messa che ha ufficialmente aperto il Giubileo del mondo educativo, presieduta da Papa Prevost nella basilica di San Pietro. Seduto a un tavolo posto davanti all’altare della Confessione, il Papa ha siglato il documento accompagnato dall’applauso dei fedeli. Accanto a lui il prefetto del dicastero, il cardinale José Tolentino de Mendonça. Dopo aver attraversato la navata centrale della basilica si è quindi recato in sacrestia dove ha indossato i paramenti per la celebrazione alla quale hanno partecipato studenti, docenti e autorità accademiche delle università e delle istituzioni pontificie romane che celebrano così l’inizio dell’anno accademico.

Per il Giubileo del mondo educativo, che terminerà il 1° novembre, sono attesi a Roma migliaia di partecipanti provenienti da tutto il mondo. Nell’omelia il Papa ha riflettuto che oltre a quanto contenuto nei libri di testo, gli studenti e i ricercatori delle università pontificie devono sviluppare uno sguardo ampio e unitario che contempli la vita nella sua totalità. È ciò di cui «ha bisogno la Chiesa di oggi e di domani». Lo sguardo di chi si interroga, non si ferma alle prime apparenze, «vince la pigrizia intellettuale e, così, sconfigge anche l’atrofia spirituale». Ne beneficia anche la spiritualità. «Oggi siamo diventati esperti di dettagli infinitesimali di realtà, ma siamo incapaci di avere di nuovo una visione d’insieme – ha evidenziato Prevost -, una visione che tenga insieme le cose attraverso un significato più grande e più profondo; l’esperienza cristiana, invece, ci vuole insegnare a guardare la vita e la realtà con uno sguardo unitario, capace di abbracciare tutto rifiutando ogni logica parziale».

Gli atenei devono inoltre «abbracciare con passione e impegno» la vocazione educativa. Chi trasmette conoscenza, eleva l’altro, lo aiuta «a essere sé stesso e a maturare una coscienza e un pensiero critico autonomi». Il pontefice ha sottolineato che educare rimette in piedi, come la donna che liberata dai demoni da Gesù si raddrizza e glorifica Dio. «Le Università pontificie devono poter continuare questo gesto di Gesù – ha affermato il Papa -. Si tratta di un vero e proprio atto d’amore, perché c’è una carità che passa proprio attraverso l’alfabeto dello studio, della conoscenza, della ricerca sincera di ciò che è vero e per cui vale la pena vivere. Sfamare la fame di verità e di senso è un compito necessario, perché senza verità e significati autentici si può entrare nel vuoto e si può perfino morire».

Quella cattolica è la più grande rete educativa al mondo: presente in 171 Paesi, comprende oltre 231mila istituzioni scolastiche e universitarie, trasversali dal punto di vista sociologico, economico e culturale, frequentate da quasi 72 milioni di studenti. A questi ultimi il Papa ha augurato che l’esperienza universitaria possa renderli capaci di uno sguardo nuovo che vada oltre loro stessi. «Che il percorso accademico vi aiuti a saper dire, raccontare, approfondire e annunciare le ragioni della speranza che è in noi – le parole del pontefice -, che l’università vi formi a essere donne e uomini mai curvi su voi stessi ma sempre in piedi, capaci di portare nei luoghi dove andrete e a vivere la gioia e la consolazione del Vangelo».

La conoscenza apre a nuove possibilità, genera nuove visioni del futuro. «Quando l’essere umano è incapace di vedere aldilà di sé, della propria esperienza, delle proprie idee e convinzioni, dei propri schemi – ha avvertito Leone -, allora rimane imprigionato, rimane schiavo, incapace di maturare un giudizio proprio». La vita nuova scaturisce dall’incontro con Cristo: con Lui «ci apriamo a una verità capace di cambiare la vita, di distrarci da noi stessi, di farci uscire dai ripiegamenti», ha affermato il Papa.

27 ottobre 2025

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