Martedì 28 Ottobre 2025 10:10
Gli amuleti egizi: custodi di vita e di eternità
Gli amuleti egizi: custodi di vita e di eternità
Nel tessuto del pensiero egizio, dove il visibile e l’invisibile si intrecciano senza confini, proliferano gli amuleti: minuscoli oggetti carichi di potere, segreti compagni di vita e di morte. Nelle loro forme si riflettono dèi, animali, oggetti e simboli, espressione del desiderio di immortalità. Per gli Egizi, ogni cosa possedeva un’anima e un’energia propria; bastava […]
Gli amuleti egizi: custodi di vita e di eternità
#uncategorized
leggi la notizia su www.appasseggioblog.it/
Gli amuleti egizi: custodi di vita e di eternità
Nel tessuto del pensiero egizio, dove il visibile e l’invisibile si intrecciano senza confini, proliferano gli amuleti: minuscoli oggetti carichi di potere, segreti compagni di vita e di morte. Nelle loro forme si riflettono dèi, animali, oggetti e simboli, espressione del desiderio di immortalità. Per gli Egizi, ogni cosa possedeva un’anima e un’energia propria; bastava racchiuderla nella materia giusta perché potesse proteggere, guarire o donare forza. Gli amuleti non erano semplici ornamenti, erano frammenti di eternità.

Amuleti e stampi egizi esposti alla mostra “Tesori del Faraoni, Roma, 28/10/2025 al 03/05/2026” [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY]Piccoli oggetti magici, rappresentavano per gli antichi Egizi una forza concreta e invisibile al tempo stesso. Si credeva che racchiudessero l’essenza, il doppio dell’entità o dell’individuo che raffiguravano. La magia, nella civiltà del Nilo, non serviva soltanto a tenere lontano ciò che poteva nuocere: era anche un mezzo per risolvere i problemi e realizzare i desideri.
Ma che cos’è, in fondo, un amuleto? È un oggetto magico che, indossato sul corpo, fissato agli abiti o tra le bende di una mummia, proteggeva dai pericoli della vita e garantiva sicurezza anche oltre la morte. Pur essendo di dimensioni ridotte racchiudeva un potere immenso.
Il termine deriva dal latino amuletum, forse collegato al verbo amoliri, nel senso di “allontanare, tenere lontano”. In ogni epoca il suo significato rimase lo stesso: un oggetto capace di prevenire o scacciare il male. Gli Egizi usarono quattro parole per definirlo: meket e sa nell’Antico Regno, udja nel Medio Regno e nehet nel Nuovo Regno, tutte riconducibili ai concetti di protezione e conservazione.
La funzione protettiva degli amuleti abbracciava ogni aspetto dell’esistenza. Servivano a difendere l’individuo da forze visibili e invisibili, materiali e spirituali, e ad assicurargli la sopravvivenza nell’aldilà. Una delle paure più grandi era infatti la disgregazione fisica del corpo: solo mantenendo la propria integrità il defunto poteva continuare a vivere, superare il giudizio di Osiride e unirsi agli dèi come spirito eletto.
Realizzati in materiali diversi – pietre dure, terracotta, metallo, osso, vetro o faïence – gli amuleti univano alla bellezza un profondo significato simbolico e magico: il materiale stesso contribuiva a potenziarne l’efficacia.

Amuleto e stampo egizio esposti alla mostra “Tesori del Faraoni, Roma, 28/10/2025 al 03/05/2026” [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY]
La faïence più economica delle pietre dure, permetteva di imitare il loro aspetto con risultati suggestivi. Il termine moderno deriva dalla città italiana di Faenza, ma il materiale egizio così chiamato era in realtà una fritta o pasta smaltata: un nucleo di sabbia e polvere di quarzo rivestito da uno smalto vetroso. Gli Egizi la utilizzavano già nel periodo predinastico per creare oggetti a stampo – dagli amuleti agli ushabti, dagli intarsi a piccoli contenitori– e continuarono a farlo lungo tutta la loro storia. Si tenga anche conto che, con il passare del tempo, anche gli strati sociali più modesti poterono permettersi di accompagnare i propri defunti con amuleti protettivi, segno di una fede sempre più diffusa nella vita oltre la morte. Non potendo permettersi materiali preziosi, ricorrevano a soluzioni più economiche.

Stampo per ceramica in terracotta di idolo a forma di Bes, esposto alla mostra “Tesori del Faraoni, Roma, 28/10/2025 al 03/05/2026” [Foto: Maria Teresa Natale, CC BY]
Anche i colori avevano un significato profondo: Il blu del lapislazzuli, pietra pregiata importata dall’Afghanistan fin dal periodo predinastico, evocava il cielo notturno costellato di stelle; i verdi dell’amazzonite o della turchese richiamavano la vegetazione e simboleggiavano la rinascita e la rigenerazione eterna; il rosso della corniola e del diaspro era associato al sangue, al sole e alla forza vitale; il bianco del calcare e dell’alabastro (calcite) evocava il latte, simbolo di fecondità e abbondanza; il nero dell’ossidiana e dell’ematite rimandava alla terra fertile del Nilo, culla di vita.
Gli amuleti avevano spesso un foro o un anello per poter essere sospesi, indossati come ciondoli o cuciti tra le bende della mummia. Alcuni venivano portati singolarmente, altri componevano collane o monili complessi, a seconda della funzione e del rango di chi li possedeva.
Nel caso delle mummie, essi venivano disposti con grande attenzione tra le bende, in punti precisi corrispondenti alla loro funzione magica. In epoca tarda se ne contavano fino a un centinaio per ogni corpo. Le differenze nella quantità e nella disposizione variavano a seconda del sesso e dell’età: donne e bambini ne possedevano in genere un numero maggiore. Anche gli animali imbalsamati potevano essere accompagnati da amuleti: celebri quelli rinvenuti nelle mummie di toro sepolte nel Serapeo di Saqqara.
Le moderne indagini radiografiche su numerose mummie hanno permesso di studiare la collocazione degli amuleti senza ricorrere allo sbendamento, pratica comune fino agli inizi del Novecento.
Accanto agli amuleti, i corpi potevano essere ornati da gioielli – collane, bracciali, orecchini, pettorali – che avevano anch’essi un valore rituale e protettivo. L’oro, materiale prediletto per la loro fabbricazione, era lo stesso di cui si pensava fosse fatta la carne degli dèi: rivestirsene significava avvicinarsi alla loro natura immortale.
Le formule magiche che accompagnavano questi oggetti si trovano nei Testi delle Piramidi, nei Testi dei Sarcofagi e nel Libro dei Morti, veri e propri manuali che, dall’Antico Regno fino all’età tolemaica, guidavano il defunto nel suo viaggio verso il tribunale di Osiride. Oltre a evocare la protezione divina, queste formule descrivevano con precisione la posizione e i materiali degli amuleti, elementi essenziali per garantirne la potenza. Così, il pilastro osiriaco djed doveva essere d’oro, il nodo isiaco tit di diaspro rosso, la pianta di papiro uadj di feldspato verde. Materiali, colori e collocazione contribuivano a definire la natura magica dell’amuleto.
Oggi si conoscono più di 275 tipi diversi di amuleti, la maggior parte risalenti al I millennio a.C. Attribuire loro una datazione precisa è spesso difficile: la maggior parte dei reperti oggi conservati nei musei proviene da collezioni private o dal mercato antiquario. Solo lo stile e l’iconografia permettono di orientarsi, spesso in modo approssimativo.
Il Museo Egizio di Torino conserva più di 1900 amuleti, raccolti in tempi diversi attraverso acquisti e donazioni, con una piccola parte proveniente dai siti di Eliopoli, Ashmunein, Giza e Valle delle Regine. Se siete curiosi, potete consultare la
collezione online
messa a disposizione dal Museo per imparare a distinguere le diverse tipologie di questi piccoli oggetti che, anche se le dinastie sono ormai svanite, raccontano la speranza più grande dell’uomo: quella di sopravvivere al tempo. Ogni colore, ogni forma, ogni simbolo parla di una fiducia incrollabile nella potenza della vita e nel ritorno della luce dopo l’oscurità.[Maria Teresa Natale]
Per approfondire:
- Simon Connor – Federica Facchetti, Amuleti dell’antico Egitto, Modena: Franco Cosimo Panini, 2016.
Gli amuleti egizi: custodi di vita e di eternità
