Martedì 28 Ottobre 2025 09:10
Dalla ricerca, «aperte nuove strade alla vita»


A sottolinearlo, il presidente della Repubblica Mattarella nella celebrazione al Quirinale per i 60 anni dell'Airc. «Riconoscenza» per quanti sono «parte di questa straordinaria impresa»
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«Le nuove terapie hanno aperto strade alla vita». Ne è convinto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ieri, 27 ottobre, ha accolto al Quirinale la celebrazione de “I giorni della ricerca”, in occasione dei 60 anni della Fondazione Airc per la ricerca sul cancro. E come esempio cita «le donne che, dopo essere guarite dal cancro, possono diventare madri: condizione prima estremamente difficile. L’evidenza dei progressi – rimarca – ha accresciuto anche la sensibilità alla prevenzione. Per alcune tipologie di tumore, questa è divenuta concreto programma pubblico di screening».
Nelle parole del capo dello Stato anche la «riconoscenza» per il prezioso lavoro svolto dall’Airc e «per quello di tutti coloro – ricercatori, medici, volontari, sostenitori dell’associazione – che, giorno per giorno, sono parte di questa straordinaria impresa, scientifica e sociale, che consente autentici, concreti progressi nella nostra vita». Dopo il tributo ai «pionieri dell’Airc», la considerazione che «oggi, dopo una diagnosi di tumore vivono milioni di persone. I numeri inducono alla commozione, tanto più se osservati nella progressione di pochi decenni. Tanti possono dirsi guariti e sono tornati alla vita familiare, sociale, professionale, in pieno». Ancora, «l’evidenza di questi risultati ha spinto a varare norme, più che opportune, doverose, per assicurare l’oblio oncologico; quella sorta di marchio a vita di pazienti, con quel che significa nell’ambito delle relazioni».
Per il presidente, resta un «paradosso» il fatto che, «in presenza di così tante evidenze, e nel pieno di una sfida che coinvolge intelligenze tra le migliori di ogni Continente, si propaghino, in parallelo a grandiosi progressi, anche sconclusionate teorie anti-scientifiche. E che facciano presa su parti, per quanto ridotte, della società». Un fenomeno, osserva, che «non risparmia le società più avanzate, le più beneficate dai progressi della scienza. Chiusure regressive che, avversando la scienza, si traducono in autolesionismo e in sfiducia nella vita e nel futuro. La strada maestra è quella di continuare nella ricerca», è il monito.
Dal mondo della ricerca – è ancora l’analisi del capo dello Stato – arriva un messaggio «di grande significato», in un tempo in cui «guerre sanguinose e minacce di sopraffazione incombono sul cambiamento d’epoca». Ricordava Marie Curie che «nel “comprendere di più” sta la chiave per “temere di meno”», prosegue, sottolineando che «la ricerca è frutto e, insieme, veicolo di collaborazione, di pace; è un valore universale che non ammette frontiere. Investire nella ricerca è responsabilità di medio-lungo termine perché la ricerca è un moltiplicatore, sociale ed economico, che agisce su vasta scala».
In questo senso, sono «esemplari», per il presidente della Repubblica, «i risultati prodotti dal Next Generation dell’Unione europea che, tradotto nei piani nazionali, ha contribuito, e molto, in questi anni, a far crescere tanti giovani ricercatori che oggi pongono a disposizione un patrimonio di sapere e di esperienze: un patrimonio che non può andare disperso con l’esaurirsi delle fonti straordinarie di sostegno. Le innovazioni che recano giovamento alla vita delle persone – conclude – devono avere una positiva ricaduta sull’intero sistema del Servizio sanitario nazionale, che si trova alle prese con l’invecchiamento della popolazione, con i prezzi dei farmaci salvavita, con le carenze di personale medico e infermieristico, insomma con difficoltà che rappresentano ostacoli al pieno raggiungimento di uno dei traguardi più importanti della vita della Repubblica».
28 ottobre 2025
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