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Mercoledì 29 Ottobre 2025 12:10

In una ricerca del Cremit, il futuro visto dai giovani



Centralità delle relazioni, tecnologia come risorsa, attenzione all'ambiente: le risposte di un campione di oltre 700 adolescenti coinvolti nell'indagine promossa da Avvenire e ScuolAttiva onlus

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#cultura e società #giovani #avvenire #cremit #focus #scuolattiva onlus
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Pensano spesso al proprio futuro e mentre esprimono una costante preoccupazione, mostrano un approccio progettuale e consapevole. In loro convivono insicurezza e ansia, ma anche curiosità e motivazione. È il ritratto degli adolescenti italiani che, interrogandosi sul domani, raccontano paure e desideri, indicano i valori che ritengono essenziali per la propria realizzazione personale e per quella della collettività. Un’istantanea scattata da una ricerca condotta dal Cremit dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (Centro di ricerca sull’educazione ai media, all’innovazione e alla tecnologia) e promossa da Avvenire e ScuolAttiva onlus, presentata all’Università Cattolica di Milano in un convegno dal titolo “Siamo futuro: gli e le adolescenti si raccontano”.

Dai risultati dell’indagine realizzata su un campione di 752 giovani tra i 16 e i 18 anni, emerge che quasi tre su quattro dichiarano di pensare spesso o continuamente al proprio futuro, con livelli di riflessione variabili tra preoccupazione costante e pianificazione mirata. Le emozioni più sentite sono infatti preoccupazione, insicurezza e ansia, che convivono con curiosità e motivazione. Quando si chiede di associare una parola al futuro, emergono termini come “cambiamento” (15%), “responsabilità” (12%), “ambizione” (11%), “indipendenza economica” (11%) e “speranza” (9%).

L’appuntamento si è aperto con i saluti istituzionali di Domenico Simeone, preside della facoltà di Scienze della formazione, Marco Girardo, direttore di Avvenire, e Simona Frassone, presidente di ScuolAttiva onlus. Quindi l’intervento di Matteo Lancini, presidente della Fondazione “Minotauro”, in dialogo con i ragazzi e le ragazze, moderato dalla giornalista di Avvenire Viviana Daloiso, e le relazioni delle docenti della Cattolica Alessandra Carenzio, Linda Lombi e Annalisa Valle, che hanno approfondito i temi della tecnologia, del rapporto tra tradizione e innovazione e del volontariato come esperienza educativa. Accanto a loro, la professoressa Cecilia Delvecchio, dell’Istituto di istruzione superiore Mattei di San Donato, con due studenti, Chiara Luzi, collaboratrice del Cross, Centro ricerche orientamento scolastico e professionale, ed Elena Di Natale, responsabile del volontariato di Medici senza frontiere.

Al centro, per i giovani intervistati, rimane la formazione: il 76,7% dei giovani prevede di laurearsi, riconoscendo nell’istruzione la via principale per l’autorealizzazione. Quasi un quinto del campione immagina di entrare subito nel mondo del lavoro. Anche le aspettative professionali rivelano una tensione tra sicurezza e indipendenza: il 70% sogna un impiego stabile a tempo indeterminato, ma cresce la quota di chi guarda con interesse al lavoro autonomo (20%) e a forme di lavoro ibrido e flessibile (35%).

La tecnologia viene considerata una risorsa: per il 43% dei ragazzi è uno strumento di supporto, utile a migliorare la vita quotidiana e professionale ma non sostitutivo delle decisioni umane. La crisi climatica è percepita come una realtà irreversibile, ma non senza speranza di miglioramento, purché vi sia impegno collettivo e responsabilità personale. Ancora, emerge una forte centralità delle relazioni. «La famiglia – si legge nella ricerca – continua ad essere un punto di riferimento simbolico e valoriale: molti intervistati si immaginano genitori attorno ai quarant’anni, in un modello di vita che coniuga tradizione e libertà. L’amicizia è percepita come presenza costante, rete affettiva e spazio di autenticità». Significativo anche il ruolo del volontariato: il 42% dei ragazzi intervistati dichiara di svolgere questo tipo di attività, con una partecipazione più alta tra le ragazze (48%) rispetto ai ragazzi (32%), e senza differenze legate all’età. Le esperienze più diffuse riguardano il servizio educativo e parrocchiale, dagli oratori ai doposcuola, fino alle associazioni sportive.

«L’indagine – si legge in una nota – restituisce l’immagine di una generazione che non rinuncia a credere nel futuro, ma lo affronta con senso di responsabilità e realismo. Giovani che vogliono costruire il proprio domani, cercando equilibrio tra tradizione e innovazione, tra stabilità e flessibilità, tra lavoro e benessere personale. È un ritratto di ottimismo consapevole, in cui la paura dell’incertezza convive con la fiducia nella possibilità di incidere sul mondo».

29 ottobre 2025

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