Mercoledì 29 Ottobre 2025 13:10
Autovelox, la crisi silenziosa di un settore industriale: “Senza regole non possiamo produrre”
Dietro il blocco delle omologazioni c’è una filiera che rischia di spegnersi. Le aziende italiane degli autovelox denunciano ritardi, contratti sospesi e investimenti congelati.
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Nel silenzio delle fabbriche e degli uffici tecnici, la crisi degli autovelox è diventata un caso industriale. Da mesi, le imprese che producono e gestiscono sistemi per la rilevazione automatica della velocità vivono in una paralisi normativa che sta mettendo in ginocchio il mercato. Il decreto di omologazione previsto dal Codice della Strada non è mai stato emanato, e senza di esso nessun dispositivo può essere considerato pienamente conforme. Un vuoto che sta trasformando un settore innovativo in un comparto fermo, costretto a contare i danni giorno per giorno.
A rompere il silenzio è stata la Ci.ti.esse srl di Como, tra le principali realtà italiane del settore, che ha inviato una diffida formale ai ministeri delle Infrastrutture e delle Imprese per chiedere l’adozione immediata del decreto mancante.
“Ogni settimana che passa perdiamo ordini e credibilità”, spiega l’avvocato Pasquale Didona, che rappresenta l’azienda. “Il blocco normativo impedisce alle imprese di lavorare, ai clienti di acquistare e al Paese di innovare”. Secondo stime del comparto, le perdite complessive superano diverse centinaia di migliaia di euro e rischiano di crescere ancora in assenza di risposte concrete dal governo.
“Ogni settimana che passa perdiamo ordini e credibilità”, spiega l’avvocato Pasquale Didona, che rappresenta l’azienda. “Il blocco normativo impedisce alle imprese di lavorare, ai clienti di acquistare e al Paese di innovare”. Secondo stime del comparto, le perdite complessive superano diverse centinaia di migliaia di euro e rischiano di crescere ancora in assenza di risposte concrete dal governo.
Dietro i numeri c’è una realtà industriale complessa, fatta di ingegneri, tecnici e ricercatori che operano in aziende di medie dimensioni, spesso specializzate in elettronica e sensoristica. Negli ultimi anni queste imprese avevano investito per integrare i loro sistemi nei progetti di smart city e mobilità intelligente, ma l’assenza di norme chiare ha interrotto la filiera produttiva.
“Abbiamo macchinari fermi e software pronti ma inutilizzabili”, racconta un dirigente di un’azienda lombarda. “È paradossale: la tecnologia c’è, ma la burocrazia la tiene spenta”.
“Abbiamo macchinari fermi e software pronti ma inutilizzabili”, racconta un dirigente di un’azienda lombarda. “È paradossale: la tecnologia c’è, ma la burocrazia la tiene spenta”.
L’effetto domino è evidente: stop agli ordini, licenziamenti rinviati ma non esclusi, piani di ricerca congelati. Alcune aziende valutano già la possibilità di spostare parte della produzione all’estero, dove i processi di certificazione sono più rapidi e prevedibili.
“Se il governo non interviene, la filiera italiana dell’autovelox rischia di disperdersi”, avvertono gli imprenditori del comparto. “Non è solo un problema di fatturato, ma di competitività e di futuro industriale”.
“Se il governo non interviene, la filiera italiana dell’autovelox rischia di disperdersi”, avvertono gli imprenditori del comparto. “Non è solo un problema di fatturato, ma di competitività e di futuro industriale”.
Le imprese chiedono certezza normativa e tempi rapidi. “La sicurezza stradale si tutela anche garantendo che chi la rende possibile possa lavorare”, sottolinea Didona. “Ogni giorno di ritardo nel decreto è un passo indietro per tutto il sistema industriale”. Intanto, le linee di produzione restano ferme, i contratti sospesi e le aziende in bilico tra attesa e resistenza. Una crisi silenziosa, ma profonda, che rischia di cancellare anni di innovazione “made in Italy” in un settore strategico per la mobilità del futuro.
