Mercoledì 29 Ottobre 2025 14:10
Torna fragile il cessate il fuoco a Gaza. Romanelli: «La gente è esausta»


Dopo una nuova ondata di raid, il parroco latino di Gaza City racconta una popolazione stremata, senza casa né risorse per ricostruire. «Le nostre scuole ospitano sfollati, continuiamo a pregare e ad aiutare. Qui ci vuole un miracolo di pace»
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Dopo un’ondata di raid aerei israeliani nella Striscia di Gaza durante la notte e questa mattina, 29 ottobre, è tornato in vigore il cessate il fuoco a Gaza. Lo affermano fonti militari al “Times of Israel”. Israele ha affermato di attaccare a causa delle violazioni di Hamas dell’accordo di cessate il fuoco e della mancata restituzione dei corpi rimanenti degli ostaggi concordata. Il Sir ha raccolto la testimonianza del parroco latino, padre Gabriel Romanelli.
Padre Gabriel, com’è la situazione in questo momento dentro Gaza?
La situazione continua a essere molto brutta. Certo, è meglio rispetto ai giorni peggiori che abbiamo vissuto, ma i bombardamenti non cessano: ci sono morti e distruzione. Solo da ieri a oggi, in tutta la Striscia di Gaza si contano una novantina di morti, tra cui ventiquattro bambini. È la rappresaglia dell’esercito israeliano per le azioni di Hamas, o presunte tali. Le accuse, come sempre, sono reciproche. La gente è esausta e vive nell’ansia. Da una parte cerca di rialzarsi, di riprendersi, di tornare alle proprie case o di ritrovare spazi in cui sentirsi ancora viva, dove poter dire “c’è ancora speranza”. Dall’altra parte, però, gli aiuti umanitari non arrivano. È vero che nelle ultime settimane sono disponibili più prodotti, ma le persone non hanno contanti. È stata anche riaperta una banca a Gaza city, ma è senza liquidità. Tutto sembra fermo, immobile, come prima.
La situazione continua a essere molto brutta. Certo, è meglio rispetto ai giorni peggiori che abbiamo vissuto, ma i bombardamenti non cessano: ci sono morti e distruzione. Solo da ieri a oggi, in tutta la Striscia di Gaza si contano una novantina di morti, tra cui ventiquattro bambini. È la rappresaglia dell’esercito israeliano per le azioni di Hamas, o presunte tali. Le accuse, come sempre, sono reciproche. La gente è esausta e vive nell’ansia. Da una parte cerca di rialzarsi, di riprendersi, di tornare alle proprie case o di ritrovare spazi in cui sentirsi ancora viva, dove poter dire “c’è ancora speranza”. Dall’altra parte, però, gli aiuti umanitari non arrivano. È vero che nelle ultime settimane sono disponibili più prodotti, ma le persone non hanno contanti. È stata anche riaperta una banca a Gaza city, ma è senza liquidità. Tutto sembra fermo, immobile, come prima.
Ci sono segni o tentativi da parte della popolazione di ricostruire o riparare le abitazioni distrutte dalla guerra? L’inverno è alle porte.
A oggi, per esempio, non è ancora arrivato il permesso per la ricostruzione di Gaza. È un’offesa terribile per tutta la popolazione, che vede avvicinarsi l’inverno senza neppure una ruspa per togliere le macerie dalle strade. Non ci sono materiali da costruzione: niente cemento, niente ferro, niente legno. Mancano perfino le tende. Centinaia di migliaia di persone ne avrebbero bisogno, ma non è stato autorizzato l’ingresso neppure di quelle, che restano bloccate al confine.
A oggi, per esempio, non è ancora arrivato il permesso per la ricostruzione di Gaza. È un’offesa terribile per tutta la popolazione, che vede avvicinarsi l’inverno senza neppure una ruspa per togliere le macerie dalle strade. Non ci sono materiali da costruzione: niente cemento, niente ferro, niente legno. Mancano perfino le tende. Centinaia di migliaia di persone ne avrebbero bisogno, ma non è stato autorizzato l’ingresso neppure di quelle, che restano bloccate al confine.
Riuscite ancora, come parrocchia, ad aiutare la popolazione?
Continuiamo a sostenere la popolazione come possiamo e con quel che abbiamo. In questi giorni riprenderemo le lezioni per i figli dei rifugiati ospitati qui nel nostro compound, per i bambini e anche per i figli degli insegnanti. Ma i numeri sono minimi, perché le nostre tre scuole cattoliche sono piene di sfollati. Andiamo avanti anche con le attività dell’oratorio e con gli anziani. Stiamo organizzando per loro una uscita al mare, per permettere almeno di vedere l’acqua, respirare un po’ di libertà.
Continuiamo a sostenere la popolazione come possiamo e con quel che abbiamo. In questi giorni riprenderemo le lezioni per i figli dei rifugiati ospitati qui nel nostro compound, per i bambini e anche per i figli degli insegnanti. Ma i numeri sono minimi, perché le nostre tre scuole cattoliche sono piene di sfollati. Andiamo avanti anche con le attività dell’oratorio e con gli anziani. Stiamo organizzando per loro una uscita al mare, per permettere almeno di vedere l’acqua, respirare un po’ di libertà.
Sono state diffuse alcune foto delle suore con i bambini sulla spiaggia. Sono momenti preziosi che fanno bene all’anima.
Sì, lo sono davvero. Anche se, da una parte, il mare dà gioia, dall’altra basta girarsi e vedere che il porto è pieno di tende. La sofferenza è ovunque. Non si può dimenticare.
Sì, lo sono davvero. Anche se, da una parte, il mare dà gioia, dall’altra basta girarsi e vedere che il porto è pieno di tende. La sofferenza è ovunque. Non si può dimenticare.
Avete avuto contatti con Papa Leone XIV in queste settimane?
Sì, continuamente. Il Papa ci scrive, ci invia messaggi, a volte ci chiama. Non ogni giorno, ma con grande costanza. È molto vicino a noi, come lo sono anche il patriarca e la nunziatura. L’ultima volta ci ha mandato un saluto e una benedizione per tutti, due giorni fa. Sentiamo davvero tanto la sua vicinanza.
Sì, continuamente. Il Papa ci scrive, ci invia messaggi, a volte ci chiama. Non ogni giorno, ma con grande costanza. È molto vicino a noi, come lo sono anche il patriarca e la nunziatura. L’ultima volta ci ha mandato un saluto e una benedizione per tutti, due giorni fa. Sentiamo davvero tanto la sua vicinanza.
Può descrivere quello che si vede all’esterno della parrocchia, che si trova nel quartiere di Al Zaitoun, a Gaza City?
Non resta quasi nulla. La distruzione è enorme, soprattutto negli ultimi bombardamenti prima della tregua. Alcuni quartieri della città di Gaza, come Nasser, sono stati completamente rasi al suolo. C’erano palazzi alti, belli, dove vivevano centinaia, a volte più di mille persone. Ora non resta niente. Chi torna, torna al nulla. La devastazione parte dal nord – Beit Lahia, Beit Hanoun, Jabalia, Nasser, Shuja’iyya – e arriva fino al sud. Anche Tel el-Hawa è quasi tutta distrutta: lì c’era la scuola delle suore del Rosario, la maggior parte dei palazzi è crollata. Ieri, ad esempio, sono uscito a fare alcune spese per l’oratorio, le scuole e gli anziani. Ho percorso la strada dell’università: tutto distrutto. Mi sono perso. Non riconoscevo più i punti di riferimento, le strade, nulla. È come muoversi in un deserto di rovine.
Non resta quasi nulla. La distruzione è enorme, soprattutto negli ultimi bombardamenti prima della tregua. Alcuni quartieri della città di Gaza, come Nasser, sono stati completamente rasi al suolo. C’erano palazzi alti, belli, dove vivevano centinaia, a volte più di mille persone. Ora non resta niente. Chi torna, torna al nulla. La devastazione parte dal nord – Beit Lahia, Beit Hanoun, Jabalia, Nasser, Shuja’iyya – e arriva fino al sud. Anche Tel el-Hawa è quasi tutta distrutta: lì c’era la scuola delle suore del Rosario, la maggior parte dei palazzi è crollata. Ieri, ad esempio, sono uscito a fare alcune spese per l’oratorio, le scuole e gli anziani. Ho percorso la strada dell’università: tutto distrutto. Mi sono perso. Non riconoscevo più i punti di riferimento, le strade, nulla. È come muoversi in un deserto di rovine.
A chi chiede come aiutare la vostra missione cosa risponde?
Di continuare a pregare, a sostenere chi soffre, a non perdere la speranza, perché qui, davvero, ci vuole un miracolo. (Daniele Rocchi)
Di continuare a pregare, a sostenere chi soffre, a non perdere la speranza, perché qui, davvero, ci vuole un miracolo. (Daniele Rocchi)
29 ottobre 2025
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