Giovedì 30 Ottobre 2025 12:10
Brasile, strage a Rio: 121 vittime nelle favelas. La Chiesa: «La vita è sacra»


Decine di corpi sull’asfalto, scuole chiuse, città paralizzata. È il bilancio del maxi blitz della polizia contro la criminalità organizzata. La Conferenza episcopale rinnova l’appello alla pace
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Decine e decine di corpi stesi sull’asfalto, dopo ore di una vera e propria guerra urbana, condotta con droni e armi sofisticate, mentre la popolazione assisteva terrorizzata. Rimarranno a lungo impresse, nei brasiliani e, in particolare, negli abitanti di Rio de Janeiro, le immagini che “fotografano” il drammatico bilancio della più grande e più letale operazione di polizia condotta contro la criminalità organizzata e il narcotraffico nella metropoli “carioca” e, in particolare, contro il Comando Vermelho, uno dei due grandi cartelli brasiliani della droga e del crimine. Il blitz di martedì 28 ottobre ha coinvolto circa 2.500 agenti nelle favelas della zona nord, in particolare nelle aree di Penha e Alemão, provocando la morte, secondo i dati ufficiali, di 121 persone (ma qualcuno è arrivato a contarne 140), tra cui 4 agenti di polizia, decine di feriti e 113 arresti. La città è rimasta paralizzata, con scuole e università chiuse, trasporti nel caos e blocchi stradali. Il giorno dopo, le immagini e i video hanno fatto il giro del mondo, provocando incredulità e, in molti casi, indignazione, con tantissime prese di posizione. L’accaduto è diventato motivo di forte polemica politica, dato che il via libera all’operazione è stato dato dal governatore dello Stato di Rio, il “bolsonarista” Cláudio Castro, che ha parlato di «successo» dell’operazione e ha affermato di conteggiare, tra le vittime, solo i quattro agenti uccisi. «Non posso non esprimere il mio dolore per tanta sofferenza e riaffermare che la vita e la dignità umana sono valori assoluti – l’indiretta risposta dell’arcivescovo di Rio de Janeiro, il cardinale Orani João Tempesta, in un comunicato -. La vita umana è un dono sacro di Dio e deve essere sempre difesa e preservata. Voglio innalzare le mie preghiere e la mia profonda solidarietà alle famiglie che piangono la perdita dei loro cari». Il presidente della Repubblica Luiz Inácio Lula da Silva, di ritorno da un viaggio in Asia, ha fatto sapere di essere «esterrefatto» e «sorpreso» per la mancanza di informazioni preventive date alle autorità federali.
«Il più grande massacro nella storia del Paese». Il dolore è grande soprattutto tra chi, a Rio de Janeiro, lavora al fianco della popolazione delle favelas. È il caso di André Fernandes, giornalista e attivista sociale, fondatore di “Agência de notícias das favelas” e dell’omonima ong, oltre che del giornale “A voz da favela”. «Quello che è successo ieri è stato il più grande massacro nella storia del nostro Paese», dice al Sir con parole forti. Il confronto può essere fatto con il massacro del carcere di Carandiru, a San Paolo, avvenuto il 2 ottobre 1992, quando furono uccise 111 persone. Secondo Fernandes, quanto accaduto a Rio ha superato la gravità di quel fatto: «Si è trattato di una vera e propria violenza da parte dello Stato, perché quando lo Stato interviene solo con la forza violenta della polizia, e non interviene con servizi sociali, sanitari, culturali, educativi e di base, sta violentando il proprio popolo». Una strage che, secondo il giornalista, si rivelerà anche inutile: «Solo un palliativo, perché il giorno dopo non è successo nulla di nuovo se non morti, pianti e lutti a seguito di queste operazioni. La strada è quella dell’integrazione delle forze di polizia con il sociale, con l’unione del Governo federale; questa è stata un’operazione isolata del governo statale. Al contrario, giorni fa abbiamo assistito a una grande operazione a Faria Lima, nel centro della città, senza sparare un solo colpo e senza che morisse nessuno».
Appelli alla pace e alla dignità umana. Simile la posizione di Itamar Silva, attivista sociale afro e difensore della popolazione di colore delle favelas, che spiega al Sir: «Si è trattato di un’operazione di grande violenza, che ha colto di sorpresa la città, nonostante alcune strutture e uffici pubblici fossero stati preavvertiti. Questa, in ogni caso, non è la risposta: tutti gli esperti sono concordi nell’affermare che la struttura del traffico di droga non viene neppure scalfita dalla strategia dell’attacco diretto. È stata un’operazione spettacolare, un anticipo di campagna elettorale». La Chiesa, da parte sua, insiste per politiche di prevenzione e di promozione umana, rigettando qualsiasi iniziativa che vada contro la vita e la dignità della persona. Dopo il cardinale Tempesta, ha diffuso un comunicato anche la presidenza della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb), la quale, confermando le parole dell’arcivescovo, afferma che «la pace deve sempre essere cercata e promossa da tutti». Anche a livello nazionale sono arrivate prese di posizione, come quella della Conferenza brasiliana dei religiosi e delle religiose (Crb), che ha espresso «profonda commozione e indignazione», ribadendo il proprio impegno per la promozione della vita, della riconciliazione e della pace. (Bruno Desidera)
30 ottobre 2025
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