Domenica 2 Novembre 2025 18:11
Leone: «Gesù ci attende al termine di questa vita»


Nella Commemorazione dei defunti, il Papa ha presieduto la Messa all'ingresso monumentale del Verano. Con lui il vicario Reina e il vicegerente Tarantelli. E ha indicato la "chiave" per vivere la speranza della gioia eterna: la carità che «vince la morte»
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La certezza cristiana nella risurrezione consente di vivere la morte non come fine ma come transizione verso una nuova vita, una «speranza futura». Una meditazione sulla Pasqua di Cristo, quella offerta da Papa Leone XIV che oggi, domenica 2 novembre, Commemorazione di tutti i fedeli defunti, ha presieduto la Messa all’ingresso monumentale del Cimitero del Verano, che con i suoi 83 ettari è il secondo più grande di Roma. Accolto dal cardinale vicario Baldo Reina, dal vicegerente Renato Tarantelli Baccari – che hanno concelebrato – e dal vice sindaco Silvia Scozzese, il Papa al suo arrivo ha deposto un fascio di rose bianche su una tomba vicino all’altare in omaggio a tutti i fedeli defunti.
Gesù, ha spiegato il vescovo di Roma, ha sconfitto la morte «per sempre, aprendo un passaggio di vita eterna – cioè facendo Pasqua – nel tunnel della morte, perché, uniti a Lui, anche noi possiamo entrarvi e attraversarlo. Egli ci attende e, quando lo incontreremo, al termine di questa vita terrena, gioieremo con Lui e con i nostri cari che ci hanno preceduto. Questa promessa ci sostenga, asciughi le nostre lacrime, volga il nostro sguardo in avanti, verso quella speranza futura che non viene meno». La certezza del “terzo giorno” permette di «guardare avanti, verso la mèta del nostro cammino, verso il porto sicuro che Dio ci ha promesso, verso la festa senza fine che ci attende».
La chiave per vivere questa speranza già nel presente è la carità che «vince la morte». Leone ha infatti osservato che è possibile mantenere «un legame invincibile con coloro che ci hanno preceduto solo quando viviamo nell’amore e pratichiamo l’amore gli uni verso gli altri, in particolare verso i più fragili e i più poveri». Nel capitolo 25 del Vangelo di Matteo è lo stesso Gesù a insegnare come prepararsi al Regno. «Se camminiamo nella carità – ha detto il Papa – la nostra vita diventa una preghiera che si eleva e ci unisce ai defunti, ci avvicina a loro, nell’attesa di incontrarli nuovamente nella gioia dell’eternità».
Alla celebrazione hanno partecipato circa 2mila fedeli, soprattutto religiosi e religiose. L’altare è stato preparato davanti ai tre archi romanici all’ingresso monumentale del cimitero considerato un museo a cielo aperto, con il suo vasto patrimonio di pittura e scultura, accanto alla basilica paleocristiana di San Lorenzo fuori le Mura. Specialmente in queste settimane è meta di migliaia di persone che rendono omaggio ai loro cari. «Nel giorno della morte essi ci hanno lasciato, ma li portiamo sempre con noi nella memoria del cuore – ha detto il Papa nell’omelia -. E ogni giorno, in tutto ciò che viviamo, questa memoria è viva». La liturgia odierna non è pensata solo per commemorarli. «La fede cristiana, fondata sulla Pasqua di Cristo – ha continuato Leone – ci aiuta infatti a vivere la memoria oltre che come un ricordo passato anche e soprattutto come una speranza futura».
La celebrazione eucaristica del 2 novembre in uno dei cimiteri romani è divenuta tradizione con Papa Francesco che al Verano è stato il 1° novembre 2013 (l’ultimo Papa a recarvisi era stato Giovanni Paolo II vent’anni prima, il 1° novembre del 1993), il 1° novembre 2014 e ancora nel 2015. Gli anni successivi Bergoglio ha celebrato, tra l’altro, nel cimitero di Prima Porta, al Laurentino (due volte), nel cimitero americano di Nettuno e nel Rome War Cemetery, il cimitero dei caduti del Commonwealth durante la seconda guerra mondiale.
Domani, lunedì 3 novembre, alle 11 Prevost celebrerà la Messa all’altare della Cattedra della basilica di San Pietro in suffragio di Papa Francesco, morto il 21 aprile scorso, e di tutti i cardinali e i vescovi defunti nel corso dell’anno.
2 novembre 2025
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