Domenica 2 Novembre 2025 19:11
Le pillole di Polly: recensione di “L’orologiaio di Brest” di Maurizio de Giovanni
Il tempo funziona in maniera bizzarra. Per chi è sempre di corsa, non è mai...
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Il tempo funziona in maniera bizzarra. Per chi è sempre di corsa, non è mai abbastanza; chi sta vivendo un periodo felice, invece, vorrebbe che non passasse mai, per godersi il più possibile il momento.
Ma c’è anche qualcuno per cui il tempo si è fermato, proprio come un orologio rotto le cui lancette segnano sempre la stessa ora nonostante il passaggio inesorabile dei giorni, delle stagioni, degli anni.
E quando questo accade, l’unica via di uscita è che qualcuno, o qualcosa, riesca ad riattivare il meccanismo.
A Brest, c’è un misterioso orologiaio che di riparazioni di meccanismi guasti se ne intende parecchio. Si dice che sia in grado di aggiustare gli ingranaggi di qualunque orologio, anche quando i più famosi professionisti del mondo non ci sono riusciti; nessuno, però, l’ha mai visto. O quasi.
A circa duemila chilometri di distanza abita Vera, una quarantenne che ha fatto della ricerca della verità la sua missione nella vita; non a caso, ha scelto di diventare giornalista. Non è la verità in assoluto, tuttavia, che le interessa, ma la sua verità. Prima che nascesse, infatti, è accaduto qualcosa che ha segnato per sempre la sua esistenza, e Vera è cresciuta con l’unica aspirazione di fare chiarezza sul mistero che avvolge quell’evento del passato.
Andrea, dal canto suo, è un professore universitario senza uno straccio di amico, nonché fresco di separazione dalla moglie e con una figlia che lo ignora.
Andrea, dal canto suo, è un professore universitario senza uno straccio di amico, nonché fresco di separazione dalla moglie e con una figlia che lo ignora.
L’orologiaio, Vera e Andrea sono tre persone sono molto diverse. Tuttavia, hanno qualcosa in comune. Il fatto che per tutti loro il tempo si è fermato, è statico come un orologio rotto.
Quello che nessuno sa è se questo meccanismo possa essere riparato, o se si è guastato irrimediabilmente.
“L’orologiaio di Brest” è il nuovo romanzo di Maurizio di Giovanni, attualmente forse lo scrittore più famoso d’Italia.
Anche stavolta, il padre letterario del Commissario Ricciardi, i Bastardi di Pizzofalcone, Mina Settembre e della ex agente dei servizi segreti Sara ha regalato al pubblico un’opera meravigliosa, anche se costruita in modo diverso dalle precedenti.
Innanzitutto, ha voluto mettere alla prova il lettore con una struttura narrativa complessa, composta da un mosaico di personaggi e di situazioni che all’inizio sembrano scollegate.
In secondo luogo, nell’opera l’impegno politico ha maggiore peso che in passato. Infatti, è ambientata in parte all’inizio degli Anni Ottanta, nel periodo cruciale della fine degli anni di Piombo, in cui i cosiddetti ideali della “lotta armata” venivano usati per giustificare azioni aberranti. Non manca l’apporto alla trama di altre istituzioni potentissime, che appaiono nel loro lato più oscuro e inconfessabile.
Il punto è che allo scrittore napoletano interessava mettere in scena una storia che indagasse sul passato recente italiano, allo scopo di fare chiarezza sulle ragioni dei problemi attuali. In un’epoca in cui i valori sono considerati come oggetti d’antiquariato, de Giovanni in “L’orologiaio di Brest” ha scelto di affrontare argomenti scomodi, ma che proprio per questo fanno riflettere. E lo ha fatto con una trama molto elaborata, ma coinvolgente e coerente, e con dei personaggi ricchi di sfaccettature, mai né completamente buoni né completamente cattivi, pertanto realistici.
Come sempre, dunque, applausi a Maurizio de Giovanni.
Federica Focà
