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Lunedì 3 Novembre 2025 12:11

La Messa di Leone «per l’anima eletta di Papa Francesco»



Il pontefice ha presieduto la Messa in suffragio di Bergoglio e dei cardinali e vescovi defunti nel corso dell'anno. «Grazie al Giubileo tale celebrazione acquista il sapore della speranza cristiana»

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«Oggi rinnoviamo la bella consuetudine, in occasione della Commemorazione di tutti i fedeli defunti, di celebrare l’Eucaristia in suffragio dei cardinali e dei vescovi che ci hanno lasciato durante l’anno appena trascorso, e con grande affetto la offriamo per l’anima eletta di Papa Francesco, che è deceduto dopo aver aperto la Porta Santa e impartito a Roma e al mondo la Benedizione pasquale». Papa Leone ha aperto con queste parole l’omelia della Messa presieduta questa mattina, 3 novembre, nella basilica di San Pietro. Una celebrazione – «per me la prima», ha sottolineato – che, «grazie al Giubileo, acquista un sapore caratteristico: il sapore della speranza cristiana».

Il pontefice si è soffermato sull’episodio evangelico dei discepoli di Emmaus, che «riassume il senso di tutto questo Anno Santo», poiché in esso «si trova plasticamente rappresentato il pellegrinaggio della speranza, che passa attraverso l’incontro con Cristo risorto». Il punto di partenza del racconto infatti è «l’esperienza della morte, e nella sua forma peggiore: la morte violenta che uccide l’innocente e così lascia sfiduciati, scoraggiati, disperati. Quante persone – quanti piccoli! – anche ai nostri giorni subiscono il trauma di questa morte spaventosa perché sfigurata dal peccato». Per questa morte «non possiamo e non dobbiamo dire “laudato si’”, perché Dio Padre non la vuole, e ha mandato il proprio Figlio nel mondo per liberarcene», il monito di Leone, che ha aggiunto: «È scritto: il Cristo doveva patire queste sofferenze per entrare nella sua gloria e donarci la vita eterna. Lui solo può portare su di sé e dentro di sé questa morte corrotta senza esserne corrotto. Lui solo ha parole di vita eterna – trepidanti lo confessiamo qui vicino al Sepolcro di san Pietro – e queste parole hanno il potere di far ardere nuovamente la fede e la speranza nei nostri cuori».

Nelle parole del pontefice, «come la vita di Gesù risorto non è più quella di prima, ma è assolutamente nuova, creata dal Padre con la potenza dello Spirito, così la speranza del cristiano non è la speranza umana, non è né quella dei greci né quella dei giudei, non si basa sulla sapienza dei filosofi né sulla giustizia che deriva dalla legge, ma solo e totalmente sul fatto che il Crocifisso è risorto ed è apparso a Simone, alle donne e agli altri discepoli». È insomma una speranza che «non guarda all’orizzonte terreno, ma oltre, guarda a Dio, a quell’altezza e profondità da dove è sorto il Sole venuto a rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte. Allora sì, possiamo cantare: “Laudato si’, mi Signore, per sora nostra morte corporale”».

Il motivo è che «l’amore di Cristo crocifisso e risorto ha trasfigurato la morte: da nemica l’ha fatta sorella, l’ha ammansita. E di fronte a essa noi non siamo tristi come gli altri che non hanno speranza – ha osservato ancora il Papa -. Siamo addolorati, certo, quando una persona cara ci lascia. Siamo scandalizzati quando un essere umano, specialmente un bambino, un “piccolo”, un fragile, viene strappato via da una malattia o, peggio, dalla violenza degli uomini». Come cristiani «siamo chiamati a portare con Cristo il peso di queste croci. Ma non siamo tristi come chi è senza speranza, perché anche la morte più tragica non può impedire al nostro Signore di accogliere tra le sue braccia la nostra anima e di trasformare il nostro corpo mortale, anche il più sfigurato, a immagine del suo corpo glorioso». Proprio per questo, ha ricordato, «i luoghi di sepoltura i cristiani non li chiamano necropoli, cioè città dei morti, ma cimiteri, che significa letteralmente dormitori, luoghi dove si riposa, in attesa della risurrezione».

Da ultimo, Prevost ha sottolineato che «l’amato Papa Francesco e i fratelli cardinali e vescovi per i quali oggi offriamo il Sacrificio eucaristico, questa speranza nuova, pasquale, l’hanno vissuta, testimoniata e insegnata. Il Signore li ha chiamati e li ha costituiti quali pastori nella sua Chiesa. Possano le loro anime essere lavate da ogni macchia ed essi risplendere come stelle nel cielo», ha concluso.

3 novembre 2025

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