Lunedì 3 Novembre 2025 12:11
Bruni Tedeschi e l’anima di Eleonora Duse


Nel film di Pietro Marcello «non un biopic ma il racconto di una donna, un’artista, in un’epoca di grandi sconvolgimenti storici». Il risultato: un ritratto di grande e sofferta intensità
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Italia, 1917. Eleonora Duse arriva al fronte per dare sostegno e coraggio ai soldati italiani schierati nelle trincee durante la prima guerra mondiale. Prende il via da qui Duse, il nuovo film di Pietro Marcello presentato all’ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Si parte da Eleonora Duse, personaggio storico che ha segnato di sé un bel periodo di storia tra Ottocento e Novecento (1858-1924).
Duse si è imposta dagli inizi del secolo come la mattatrice del teatro italiano, in grado di cambiare e rinnovare una serie di stereotipi intorno ai quali l’espressione teatrale si era fin troppo sclerotizzata. In effetti nel 1917 è assente dal teatro da un decennio; all’improvviso viene raggiunta da una notizia tanto imprevista quanto difficile da accettare: tutti i suoi averi depositati in una banca tedesca sono scomparsi per il fallimento dell’istituto. Senza più nulla, dopo un momento di esitazione, decide di tornare a fare compagnia, portando in scena “La donna del mare” di Henrik Ibsen, spettacolo che ottiene il meritato successo di pubblico. Intorno a lei la Storia procede a passi svelti, e questo vuol dire per l’attrice scontrarsi con il fascismo che sta avanzando impetuoso e prova a “corteggiarla”, ma lei si dimostra uno spirito libero e preferisce restare fedele al teatro. A omaggiarla con grande entusiasmo c’è anche Gabriele D’Annunzio, che vede in lei l’alfiera di un teatro finalmente rinnovato e battagliero.
«Non volevo – dice Marcello – realizzare un biopic, ma raccontare l’anima di una donna, un’artista, in un’epoca di grandi sconvolgimenti storici, con la possibilità di indagare temi a me cari: da una parte il ruolo dell’artista di fronte a tragedie come la guerra, la povertà e il dolore, dall’altra le possibili declinazioni del rapporto tra arte e potere». Il personaggio Duse dunque si rivela, ad un approccio un po’ più approfondito, veramente sofferto e stratificato. Al ritratto della “divina”, Valeria Bruni Tedeschi conferisce momenti di grande e sofferta intensità. Nel costruire una Duse dalla vitalità estrema e quasi malata (per il teatro, per amore del teatro) Bruni crea ogni volta nuovi personaggi, come maschere che nascono in continuazione, moltiplicando così suggestioni, emozioni, punti di vista. Un’interpretazione viva e strutturata, quasi un protagonista uscito da un testo di Pirandello. Una prova di alto livello che, a Venezia, l’ha tenuta per lungo tempo in lizza per la Coppa Volpi.
Del resto Pietro Marcello è regista che ama da sempre scavare nelle psicologie dei suoi protagonisti. Nato a Caserta il 2 luglio del 1976, ha dimostrato di possedere grandi qualità estetiche e narrative. Tra i suoi titoli più noti, sono da ricordare La bocca del lupo (2010) e Martin Eden (2018), anch’esso in concorso a Venezia premiato con la Coppa Volpi al protagonista Luca Marinelli.
3 novembre 2025
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