Mercoledì 5 Novembre 2025 09:11
Fiasco: contro il sovraindebitamento neanche un centesimo del Pnrr


Per il sociologo, consulente della Consulta nazionale antiusura, «anche una piccola quota avrebbe avuto un effetto moltiplicatore, migliorando sia le sofferenze delle persone sia la salute dell’economia. Il dramma è l’ottusità istituzionale»
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Guarda la luna e non il dito, il sociologo Maurizio Fiasco, consulente della Consulta nazionale antiusura. Non si sofferma solo sugli scenari più “grigi” emersi dal
secondo Rapporto di attività
della Fondazione antiusura diocesana Salus Populi Romani, presentato la scorsa settimana nel Palazzo Lateranense alla presenza del cardinale vicario Baldo Reina. Tra i dati più preoccupanti, il problema dell’azzardo, la crescita costante del lavoro povero e di un costo della vita, in particolare quello dell’abitare, che sta diventando sempre più insostenibile, come dimostrano le 400 richieste d’aiuto arrivate nel biennio 2023-2024. Fiasco invece accende i riflettori sulle 282 domande prese in carico. Che dimostrano che le vie d’uscita esistono, perché «anche con budget limitati si può fare tanto».Professor Fiasco, partiamo proprio dal Rapporto. Che idea si è fatto?
Innanzitutto, ha il merito di mostrare da vicino una realtà spesso schiacciata dietro la formula astratta “sovraindebitamento”, dietro cui ci sono persone, storie, biografie. Poi dimostra che con mezzi limitati è possibile risolvere situazioni difficili. Per questo non si capisce la resistenza a creare una policy nazionale che affronti il problema in modo strutturale. Neanche un centesimo del Pnrr è stato destinato alla questione del sovraindebitamento delle famiglie e delle imprese. Anche una piccola quota avrebbe avuto un effetto moltiplicatore, migliorando sia le sofferenze delle persone sia la salute dell’economia.
Innanzitutto, ha il merito di mostrare da vicino una realtà spesso schiacciata dietro la formula astratta “sovraindebitamento”, dietro cui ci sono persone, storie, biografie. Poi dimostra che con mezzi limitati è possibile risolvere situazioni difficili. Per questo non si capisce la resistenza a creare una policy nazionale che affronti il problema in modo strutturale. Neanche un centesimo del Pnrr è stato destinato alla questione del sovraindebitamento delle famiglie e delle imprese. Anche una piccola quota avrebbe avuto un effetto moltiplicatore, migliorando sia le sofferenze delle persone sia la salute dell’economia.
In che termini?
La famiglia che fallisce per debiti è innanzitutto un’entità che soffre, ma la sua sofferenza è anche un danno complessivo all’economia nazionale. Il sovraindebitamento delle famiglie è un fattore di recessione, perché incide anche sui comportamenti di chi non versa in condizioni critiche.
La famiglia che fallisce per debiti è innanzitutto un’entità che soffre, ma la sua sofferenza è anche un danno complessivo all’economia nazionale. Il sovraindebitamento delle famiglie è un fattore di recessione, perché incide anche sui comportamenti di chi non versa in condizioni critiche.
Può farci un esempio?
Negli ultimi cinque anni 600mila case sono finite all’asta, dismesse dalle banche in base a una norma del 2016 sui crediti deteriorati (Npl). Queste abitazioni sono state acquisite da fondi speculativi che le hanno poi immesse sul mercato a prezzi inferiori al loro valore. Da un lato, chi ha perso la casa è rimasto comunque indebitato. Dall’altro, si è verificato un calo generale dei valori immobiliari dei patrimoni delle famiglie. Che hanno ridotto i consumi e gli investimenti, abbassando il livello della domanda interna di beni e di servizi. Una recessione generale che è stata nascosta come la polvere sotto il tappeto dalla domanda estera e dall’overtourism. Ma rimane una distorsione profonda dell’economia.
Negli ultimi cinque anni 600mila case sono finite all’asta, dismesse dalle banche in base a una norma del 2016 sui crediti deteriorati (Npl). Queste abitazioni sono state acquisite da fondi speculativi che le hanno poi immesse sul mercato a prezzi inferiori al loro valore. Da un lato, chi ha perso la casa è rimasto comunque indebitato. Dall’altro, si è verificato un calo generale dei valori immobiliari dei patrimoni delle famiglie. Che hanno ridotto i consumi e gli investimenti, abbassando il livello della domanda interna di beni e di servizi. Una recessione generale che è stata nascosta come la polvere sotto il tappeto dalla domanda estera e dall’overtourism. Ma rimane una distorsione profonda dell’economia.
Quali invece le cause alla base?
Sono quelle che chiamo i “tre mostri” del nuovo decennio: l’inflazione, l’aumento dei tassi – molte famiglie avevano tassi molto variabili – e il balzo dei costi energetici. Lo stipendio vale di meno, gli oneri finanziari sono cresciuti enormemente e le spese fondamentali, come il riscaldamento, l’energia elettrica e il cibo, hanno generato una pressione insostenibile.
Sono quelle che chiamo i “tre mostri” del nuovo decennio: l’inflazione, l’aumento dei tassi – molte famiglie avevano tassi molto variabili – e il balzo dei costi energetici. Lo stipendio vale di meno, gli oneri finanziari sono cresciuti enormemente e le spese fondamentali, come il riscaldamento, l’energia elettrica e il cibo, hanno generato una pressione insostenibile.
Che soluzione propone?
La creazione di un fondo nazionale per il sostegno alle procedure di fuoriuscita dalla condizione di sovraindebitamento. Un fondo nazionale che ristori anche i creditori non speculativi. Occorre incoraggiare le famiglie a uscire dal sovraindebitamento e far assumere allo Stato parte dei crediti privati che sono in sofferenza. Ripeto, bastava una quota anche minima dei fondi del Pnrr. Tra l’altro, niente di nuovo sotto al sole. Misure simili furono adottate da Roosevelt negli Usa negli anni ’30 e in Italia nel dopoguerra con Einaudi. Il miracolo economico italiano derivò anche dallo scuotimento dei debiti.
La creazione di un fondo nazionale per il sostegno alle procedure di fuoriuscita dalla condizione di sovraindebitamento. Un fondo nazionale che ristori anche i creditori non speculativi. Occorre incoraggiare le famiglie a uscire dal sovraindebitamento e far assumere allo Stato parte dei crediti privati che sono in sofferenza. Ripeto, bastava una quota anche minima dei fondi del Pnrr. Tra l’altro, niente di nuovo sotto al sole. Misure simili furono adottate da Roosevelt negli Usa negli anni ’30 e in Italia nel dopoguerra con Einaudi. Il miracolo economico italiano derivò anche dallo scuotimento dei debiti.
Perché non si intraprende questa strada secondo lei?
Una linea di questo genere blocca la strada alle speculazioni. C’è anche una cultura scadente dei decisori pubblici. Nel passato sono stati fatti tanti errori, ma c’era cultura. Il dramma è l’ottusità istituzionale. Si pensa che quattro battute, quattro slogan e quattro invettive possano sostituire un lavoro paziente, competente e responsabile. Ogni anno dobbiamo insistere per avere il rifinanziamento dell’articolo 15 della legge antiusura. I dati della Fondazione invece dimostrano che anche con budget limitati si può rilanciare l’economia e la salute sociale.
Una linea di questo genere blocca la strada alle speculazioni. C’è anche una cultura scadente dei decisori pubblici. Nel passato sono stati fatti tanti errori, ma c’era cultura. Il dramma è l’ottusità istituzionale. Si pensa che quattro battute, quattro slogan e quattro invettive possano sostituire un lavoro paziente, competente e responsabile. Ogni anno dobbiamo insistere per avere il rifinanziamento dell’articolo 15 della legge antiusura. I dati della Fondazione invece dimostrano che anche con budget limitati si può rilanciare l’economia e la salute sociale.
5 novembre 2025
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