Venerdì 7 Novembre 2025 11:11
I vescovi: «Servire i piccoli, garanzia di bene e di futuro»


Diffuso il messaggio per la 48ª Giornata nazionale per la vita, il 1° febbraio 2026, sul tema "Prima i bambini!". Le vite dei bimbi «molto spesso asservite agli interessi dei grandi», la denuncia
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«Guardatevi dal disprezzare qualcuno di questi piccoli; perché io vi dico che i loro angeli in cielo vedono continuamente la faccia del Padre mio». Prende le mosse dall’ammonimento di Gesù raccontato nel Vangelo di Matteo il messaggio del Consiglio permanente della Cei per la 48ª Giornata nazionale per la vita, il prossimo 1° febbraio, diffuso oggi, 7 novembre. “Prima i bambini!”: questo il tema scelto , per ribadire la centralità della «visione evangelica dell’infanzia», a partire proprio dall’«accoglienza gentile e affettuosa di Gesù verso i piccoli», che «sorprende i suoi contemporanei, discepoli inclusi, abituati a considerare assai poco i bambini».
I presuli elencano «alcune delle lezioni che i bambini danno agli adulti e che Gesù presenta come condizioni per accogliere la novità del Vangelo», a cominciare dal «lasciarsi amare e servire con semplicità». A questa visione, ricordano, «si ispira anche la nostra migliore cultura giuridica, che evidenzia il “superiore interesse del minore”. Ciononostante – denunciano -, le vite dei bambini vengono molto spesso asservite agli interessi dei grandi». Ed elencano le molteplici forme in cui i piccoli diventano «”vittime collaterali” delle guerre degli adulti: uccisi, mutilati, resi orfani, privati della casa e della scuola, ridotti alla fame, come effetto di bombardamenti indiscriminati».
L’elenco dei vescovi si fa concreto: «Pensiamo ai bambini-soldato, rapiti e utilizzati come “carne da cannone” nei tanti conflitti che si combattono in varie parti del globo. Pensiamo ai bambini “fabbricati” in laboratorio per soddisfare i desideri degli adulti. Pensiamo ai bambini cui viene sottratto il fondamentale diritto di nascere, probabilmente perché non risultano perfetti in seguito a qualche esame prenatale. Pensiamo ai bambini implicati nei casi di separazione e divorzio dei propri genitori. Pensiamo ai bambini fatti oggetto di attenzioni sessuali o alle bambine date precocemente in sposa». E ancora, «pensiamo ai bambini-lavoratori», a quelli «rapiti o dati indiscriminatamente in adozione nelle tristi operazioni di pulizia etnica»; a quelli «coinvolti nelle violenze domestiche»; ai bambini «che i trafficanti di vite strappano per vile interesse alle proprie famiglie, fino a espiantare i loro organi a vantaggio di chi può permettersi di pagarli». A quelli «costretti – non di rado da soli – a migrazioni faticose e pericolose»; a quelli «indottrinati da un’educazione ideologica, funzionale alla diffusione di idee che interessano questo o quell’altro gruppo di potere»; a quelli «maltrattati o abbandonati a loro stessi da genitori o educatori cui poco interessa il loro vero bene».
In tutti questi casi, osservano i presuli, «l’interesse che prevale è quello dell’adulto, cioè del più forte, del più ricco, del più istruito, che può decidere anche della vita altrui e che è anche capace di mascherare il proprio egoismo dietro parole “politicamente corrette” e falsamente altruiste». Al contrario, «la pace, la libertà, la democrazia, la solidarietà non possono che iniziare dai più piccoli. Dove una società smarrisce il senso della generatività, servendosi dei figli invece di servirli e donare loro la vita – rimarcano -, si imbarbariscono esponenzialmente anche le relazioni tra gli adulti – persone e comunità – dando spazio alla ricerca egoistica e violenta dei propri interessi».
Dalla Conferenza dei vescovi arriva il richiamo a «una maggiore attenzione ai piccoli anche nella nostra società italiana», caratterizzata da una «crisi di generatività che pregiudica progressivamente la capacità degli adulti di mettersi a servizio dei piccoli». E «quando i bambini non sono amati, con loro vengono scartati anche gli elementi più deboli della comunità, cioè potenzialmente tutti, nel momento in cui si manifestino anche nei soggetti “forti” fragilità o debolezze». Anche le comunità cristiane allora «devono crescere nella cura dei bambini – è il monito -, non solo proseguendo nell’impegno per estirpare e prevenire l’odiosa pratica degli abusi, ma divenendo “casa accogliente” per loro nelle celebrazioni liturgiche, nelle attenzioni alle varie povertà che li colpiscono, nell’adozione di modalità adeguate alla loro età per l’annuncio della fede e nelle occasioni di vita comunitaria». In concreto, «alle prime parole che un bambino si sente rivolgere dalla Chiesa nel giorno del battesimo – “la nostra comunità ti accoglie” – deve seguire una reale dedizione di tempi, spazi, risorse alle esigenze dei piccoli e delle loro famiglie».
Non manca, nel messaggio, l’omaggio alle «moltissime persone e istituzioni» che, nella società e nella Chiesa, «operano attivamente per custodire i bambini, attraverso azioni di tutela e accoglienza delle maternità difficili e di protezione nelle situazioni di violenza, nell’educazione, nella risposta ai tanti bisogni e povertà delle famiglie numerose e dei piccoli, nella prevenzione dello sfruttamento minorile nelle sue varie forme, nel sostegno alla genitorialità, nella sorveglianza degli ambiti che mettono a rischio l’integrità fisica, morale e spirituale in età sempre più precoce. A costoro – esortano i vescovi – devono andare la riconoscenza e il sostegno di tutti, perché il loro servizio, spesso gratuito, rende migliore il nostro mondo per tutti, non solo per i più piccoli. A loro dobbiamo continuamente ispirarci, per coltivare il senso di un autentico primato dei diritti dei bambini sugli interessi e le ideologie degli adulti».
Si tratta insomma di attuare «una vera “conversione”, nel duplice senso di “ritorno” e di “cambiamento”». Ritorno a «una cultura che riscopra il valore della generatività». Nelle parole dei vescovi, «ogni persona che mette al mondo dei bambini o si occupa dei piccoli – genitori, nonni, insegnanti, catechisti, persone consacrate, famiglie affidatarie – dovrebbe sentire la simpatia e la stima degli altri adulti, perché il servizio al sorgere della vita è garanzia di bene e di futuro per tutti». Cambiamento come «abbandono delle cattive inclinazioni di una società narcisista e indifferente, in cui gli adulti sono troppo occupati da loro stessi per fare davvero spazio ai bambini». La Giornata per la vita, esortano, «sia l’occasione per un serio esame di coscienza, basato sul punto di vista dei piccoli nelle questioni che li riguardano (dal nascere, al crescere, all’essere felici…) e sostenuto dalla voce sincera dei bambini, a cui chiedere – una volta tanto – come vorrebbero che andassero le cose».
7 novembre 2025
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