Venerdì 7 Novembre 2025 19:11
Leader da tutto il mondo riuniti a Belem per preparate la COP30
Pesa sull’esito del summit l’assenza dei paesi che inquinano di più -
#ambiente
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Si sono aperti i lavori preparatori della Conferenza delle Parti 2025, COP 30, che si terrà a Belem in Brasile dal 10 al 21 novembre. Due giorni, il 6 e 7 novembre, di importanza cruciale per tradurre promesse politiche in azioni concrete.
Ai lavori di questi due giorni parteciperanno 57 capi di stato, meno rispetto al 2024, quando furono 75, e 39 ministri da tutto il mondo. Si prevede che alla Conferenza delle Parti 2025 parteciperanno circa 50mila persone, un numero enorme per una città come Belem, di 1,3 milioni di abitanti, capitale del Parà, uno stato povero, nient’affatto organizzata per eventi come questo e con una capacità alberghiera fra i 14mila e 18mila posti letto, molto inferiori agli ospiti attesi.
L’evidente disorganizzazione ha già provocato un enorme aumento dei prezzi al punto che le delegazioni dei paesi più poveri hanno rinunciato a partecipare o ridotto il numero dei delegati.
Un vertice essenzialmente politico che serve a coordinare le posizioni dei paesi partecipanti; a verificare se gli impegni presi nelle precedenti Cop di Parigi e Dubai sono stati mantenuti, soprattutto quelli riguardanti la transizione energetica; la protezione delle foreste e i finanziamenti per il clima. In pratica, gli incontri del 6 e 7 novembre servono a gettare solide basi per i negoziati della Cop 30. Il 6, che ha visto tra gli altri la presenza del presidente francese Emmanuel Macron, del primo Ministro inglese Keir Starmer e del principe William in rappresentanza del Re Carlo III, è stato dedicato essenzialmente al problema delle foreste e finanza, alla protezione degli oceani e alla lotta contro la fame. Il 7, invece, si è parlato di energie rinnovabili e di come quadruplicarle (Belem 4X) per garantire la transizione dai combustibili fossili alle energie sostenibili ed attuare gli obiettivi climatici e finanziari definiti nei piani nazionali di riduzione delle emissioni, i cosiddetti Contributi Determinati a Livello Nazionale (NDC). Al vertice, per ora, esclusi i capi di stato europei presenti, a pesare ci sono molte assenze importanti come Donald Trump, Xi Jinping, Narendra Modi. I leader di Usa, Cina e India considerati i paesi più inquinatori del mondo per emissioni serra.
Cosa ci si aspetta dalla COP 30? Antonio Guterres, segretario Generale delle Nazioni Unite aprendo il vertice ha voluto indicare le contraddizioni che frenano la piena transizione dai combustibili fossili all’uso delle energie pulite. “L’ energia pulita– ha detto – da un lato sta vincendo in termini di prezzo, prestazioni e potenziale, offrendo le soluzioni per trasformare le nostre economie e proteggere le nostre popolazioni. Dall’altro, il quadro generale resta però pieno di ostacoli: ciò che ancora manca è il coraggio politico”.
Guterres chiede ai paesi di mantenere l’obiettivo della Cop 21 del 2015 e cioè limitare il riscaldamento globale a 1,5°, con piani di sviluppo chiari e sostenibili. Gli impegni nazionali di riduzione delle emissioni (NDC) non raggiungono l’obiettivo, restano troppo bassi. A Dubai (Cop 28) i paesi si erano impegnati ad abbandonare i combustibili fossili. Promesse non mantenute o mantenute in modo insufficiente, secondo Guterress al quale non basta più l’”ecologismo di facciata”. “Niente più scappatoie, dobbiamo trasformare quell’impegno in azione, ha esortato. “Sul fronte economico, serve un percorso chiaro per arrivare a 1.300 miliardi di dollari all’anno di aiuti climatici ai paesi in via di sviluppo entro il 2035, come deciso alla Cop 29 in Azerbaijan. Dobbiamo – ha concluso – smantellare le barriere strutturali e fornire le condizioni affinché i paesi in via di sviluppo possano mantenere e superare i loro impegni NDC”. (Rita Lena)
