Domenica 9 Novembre 2025 10:11
Reina: «Chi non ha il fuoco dentro è meglio che non faccia il catechista»


Aperto dal vicario l'incontro degli Uffici diocesani per la catechesi e per la pastorale familiare, al Seminario Maggiore. Una risposta all'invito del Papa ad affiancare le famiglie nella trasmissione della fede
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In un contesto in cui «ci stiamo preparando a essere una Chiesa di minoranza» e in cui «sono cambiati i linguaggi, le categorie cognitive e gli interlocutori», serve «una catechesi carica di entusiasmo, che abbracci tutta la vita cristiana». È la strada che il cardinale vicario Baldo Reina ha indicato ieri mattina, 8 novembre, in un incontro organizzato al Seminario Maggiore dagli Uffici diocesani per la catechesi e per la pastorale familiare. «Chi non ha il fuoco dentro è meglio che non faccia il catechista», ha detto senza mezzi termini il porporato, che poi ha aggiunto: «Non si tratta di avere una preparazione teologica perfetta, ma di avere motivazioni forti che ci spingono a non fare una proposta a buon mercato». Ci spingono ad «alzare l’asticella», che non significa «mostrare severità e durezza», ma «indicare che la nostra fede è una cosa seria» e che «l’adesione a Cristo Gesù mette insieme bellezza e serietà». Tempi difficili, ha rimarcato Reina, «richiedono persone motivate».
Il porporato ha avviato così la mattinata di confronto tra i sacerdoti e i catechisti che accompagnano le famiglie, nata per rispondere all’invito di Papa Leone XIV, che nel discorso di apertura dell’anno pastorale aveva esortato ad affiancare le famiglie nella trasmissione della fede, «senza sostituirci ad esse», ma «facendoci compagni di cammino e offrendo strumenti per la ricerca di Dio». Mettere insieme i catechisti che si occupano della preparazione al battesimo e alla vita matrimoniale «diventa di fondamentale importanza, perché la catechesi abbraccia tutta la vita cristiana», ha spiegato Reina, che in questo senso ha invitato a promuovere un «annuncio integrale» e ad avere «apertura e lucidità» per un cammino che sia davvero ecclesiale e maturo.
In questo percorso, come ha sottolineato don Manrico Accoto, direttore dell’Ufficio diocesano per la catechesi, è necessario che la comunità cristiana aiuti le famiglie a «riscoprire la propria identità di primi catechisti, di primi trasmettitori della fede», offrendo loro «gli strumenti e lo spazio per maturare questa capacità e per ricevere dal Signore tutto l’aiuto possibile». Per fare questo, ha specificato , «la Chiesa non deve prendersi carico dei compiti delle famiglie, ma aiutarle a essere tali». Perché la famiglia «è essa stessa Chiesa domestica, un motore di annuncio e di trasmissione della fede di generazione in generazione», ha sottolineato monsignor Andrea Manto, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale familiare. Per il sacerdote, questa corresponsabilità di catechisti e genitori nell’annuncio della fede «è un cammino corale di crescita che tutta la diocesi vuole portare avanti, valorizzando il dono del sacramento del matrimonio e l’impegno a educare nuove generazioni nella fede». Il tutto attraverso «una sinergia che ha intenzione di mettere in campo sempre più strumenti e impegno».
Tra quelli già in atto, l’equipe di pastorale familiare diocesana, che opera in tutti i settori. «È un’esperienza al plurale. È formata da coppie, una per settore – ha spiegato don Roberto Savoja, parroco della Santissima Annunziata e referente diocesano di Pastorale familiare -. Stiamo lavorando in questa dimensione di attenzione alla crescita e all’evangelizzazione, considerando la famiglia come un soggetto che può donare tanto alla Chiesa, soprattutto a partire dai territori». Una missione, ha aggiunto, che va di pari passo con le indicazioni emerse dal Sinodo e con il piano pastorale di quest’anno.
9 novembre 2025
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