Domenica 9 Novembre 2025 17:11
Colleferro. Sanità locale, l’analisi e l’appello del sindaco Sanna: “Al peggio non c’è mai fine”
Colleferro – Il sindaco, Pierluigi Sanna, torna sulla questione della sanità locale, denunciando la situazione critica in cui versa l’ospedale […]
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Colleferro – Il sindaco, Pierluigi Sanna, torna sulla questione della sanità locale, denunciando la situazione critica in cui versa l’ospedale cittadino e la mancanza di personale sanitario. Pubblichiamo il testo integrale della nota pubblicata dal primo cittadino.
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Siamo oramai giunti “al fin della tenzone” e si può dire davvero che le abbiamo viste tutte anche se effettivamente, come si dice, al peggio non c’è mai fine.
Dopo il cyberbullismo nei commenti di Facebook, i “comizi d’amore” nelle belle piazze montane lontane da Colleferro e prive di contraddittorio e l’ordine di chiusura di ogni rapporto cordiale tra Asl e municipalità, ora siamo agli spot.
Spot che, per amor di Dio, fanno bene al cuore perché per esempio quello sull’ortopedia risponde al vero (tranne nella parte in cui si dice che finalmente la Regione ora c’è).
La battaglia per costringere la Asl di Tivoli a fare i concorsi per i primari di ruolo fu fatta da tanti sindaci, all’epoca uniti e fuori dagli schemi di partito. Fu vinta ed arrivarono tutti i nuovi primari, anche allora la Regione c’era e c’era anche il Senatore Astorre, che viene ricordato solo quando fa comodo.
Arrivarono nuovi primari in Pronto Soccorso, in Radiologia, in Otorino, in
Cardiologia,
in Chirurgia, in Terapia Intensiva ed anche in Ortopedia certamente, dove Alvise Clarioni fece una rivoluzione applaudita da tutti. Il Dottor Clarioni è un primario eccellente e guida un reparto che ha cambiato completamente passo divenendo un’eccellenza assoluta, ci mancherebbe. Tutti i sindaci lo riconoscono e lo stimano ma non è questo il punto.Il punto è come intende rimpiazzare, la Asl di Tivoli, il personale che manca a Colleferro ma pure a Palestrina, Subiaco e Monterotondo. Non c’entra la destra o la sinistra, Rocca o Zingaretti. Il punto è sempre lo stesso, da una vita. È quello che mi portò a proporre di cambiare Asl e passare con la Roma6 oppure di fare il Policlinico della Valle del Sacco, proposte che nascevano sempre per rispondere a questo cronico problema e che nessuno ha mai voluto nemmeno discutere.
Chi non vuole discutere, è evidente, apprezza lo status quo è vuole rimanere così, con la Asl di Tivoli che inizia a Monteflavio e finisce a Gorga e tutti siamo un numero. Un numero si… perché una volta almeno lottavamo uniti contro le politiche di Zingaretti mentre oggi i colleghi di centro-destra in piazza non scendono più: questo va detto.
Inoltre si sono estinti quelli che per anni mi commentavano sotto ogni post: “Quando riaprite i reparti chiusi nel 2015”? “Quando potranno rinascere bambini a Colleferro con C858 impresso sul codice fiscale, con annessi cuoricini rosso neri? Oggi questa domanda non la fa più nessuno; l’ultima volta che si è parlato dei reparti chiusi è stata in campagna elettorale per le regionali, poi a Colleferro è calato il silenzio, come era prevedibile. A Velletri non è calato però.
Comunque a parte gli spot e le polemiche politiche, il problema rimane. Mancano cardiologi, diabetologi, dermatologi; tra poco mancheranno oculisti visti i prossimi pensionamenti e la mancanza di urologi è talmente forte che quei pochi rimasti non riescono a coprire nemmeno i turni e nel fine settimana si rimane senza. Un paziente della cardiologia, nella giornata del 2 novembre, è stato trasportato d’urgenza a Torvergata poiché, in seguito a gravi problemi urologici, nessuno sapeva come fare… appunto senza urologo. L’ortopedia per fortuna va bene certo, ma deve andare bene l’ospedale tutto, anche con la farmacia ospedaliera e l’anatomia patologica declassate, purtroppo.
Vi è il grande tema delle liste d’attesa, sul quale occorre entrare almeno per un secondo per iniziare a cercare la verità. C’è chi dice che le attese migliorano e chi dice che invece aumentano di mesi e mesi. C’è timore anche a dirlo di questi tempi e le persone raccontano qualcosa ai giornali ma senza esporsi, per paura di ripercussioni. Chi soffre e non ha i soldi per curarsi è fragile e chi è fragile ha ansia di tutto. Su questo dovremo fare chiarezza e proteggere.
Occorre far luce anche sui rapporti coi privati, sul come al privato si lasciano fette consistenti del servizio pubblico sul territorio. Dal centro per l’autismo comunale fino alla presunta privatizzazione del Valmontone Hospital che non accetteremo mai; saremo vicini al Comune di Valmontone in questa battaglia contro la privatizzazione, a costo di comperarci le quote della Regione all’asta, come comuni, qualora fossero davvero messe in vendita.
Io dico infine che la critica non vorrei farla solo a chi governa in questo momento ma al sistema che non funziona più, anzi non ha mai funzionato. Il sistema delle Asl non ha funzionato perché la sanità non può essere un’azienda ma deve essere un ente senza scopo di lucro. La lenta trasformazione di tutti gli enti pubblici costituiti, con sacrificio, nella Prima Repubblica in aziende, nella Seconda, è stata una disgrazia immane, come la grandine sulla vigna nel mese di settembre.
Occorre ripensare il sistema senza centralizzare, senza manager e gran dottori con le forbici in mano a gestire ciò che invece andrebbe gestito localmente, dalle autorità sanitarie locali, dai sindaci che in questi anni sono stati esautorati da tutto. La sovranità, di cui tanto ci si riempie la bocca, appartiene al popolo dice la Costituzione e deve essere il popolo ed i suoi rappresentanti ad esercitarla sui territori, come al tempo delle USL.
Se avessimo ancora la USL rm30 mancherebbe il personale? Io credo di no perché i sindaci, al di la degli schieramenti, avrebbero fatto di tutto per trovarlo dovendo risponderne direttamente ai cittadini. Questa riflessione certo può sembrare nostalgica di in sistema che pure aveva i suoi difetti ma che certamente era più equo e vicino ai territori, quindi ai cittadini stessi.
Oggi ha senso parlare di una riforma in questo campo? Se si ragiona solo sull’oggi probabilmente no ma se si cerca di segnare una strada per i prossimi dieci o vent’anni io credo di si. Oltre al proporzionale, alle preferenze, alle province, alle aziende di Stato, occorre recuperare anche le USL? Io credo di si. Saranno scontenti i manager, i falchi appollaiati nelle stanze dei bottoni delle immense azzziende sanitarie che di “locale” hanno bel poco.. è vabbè.. credo che la gente comune, la nostra gente, se ne farebbe velocemente una ragione.
Certamente a tutto questo vanno affiancate due scelte fondamentali:
- Primo: l’abolizione del numero chiuso a medicina: effettiva, non mascherata. Non abbiamo più medici: è un grido d’allarme vero!!! Mancano dai medici di base agli specialisti in ogni campo. Vogliamo chiederli a Cuba, come la Calabria? Ci vorranno anni per recuperare i danni di quella scelta scellerata ma almeno iniziamo, permettiamo ai nostri ragazzi di iscriversi: sarà lo studio e la pratica a selezionarli sicuramente meglio dei quiz.
- Secondo: un aumento degli stipendi di infermieri ed oss che sia agganciato all’inflazione e li difenda dai suoi effetti negativi. Essi sono parte fondamentale del sistema sanitario nazionale. Sempre meno giovani sceglieranno queste professioni se non saranno ben retribuite. Poi cosa faremo?
Lo so, sembra un sogno ma è solo una grande ambizione. La mia esperienza da sindaco mi suggerisce tutto questo, non so se sia la giusta ricetta ma almeno iniziamo a discuterne. Discuterne è e sarà il modo migliore per difendere il servizio sanitario nazionale per come ce lo consegnò Tina Anselmi.
Foto di repertorio
