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Mercoledì 12 Novembre 2025 15:11

Arriva un “nuovo” treno sulla Roma-Nord, che potrebbe diventare la Metro F

Da qualche giorno la Roma–Civita Castellana–Viterbo, quella che tutti conoscono semplicemente come “Roma Nord”, ha accolto un nuovo convoglio revisionato. È una notizia positiva, certo, ma come spesso accade le buone notizie nel trasporto pubblico romano si fermano a metà strada. La revisione di un treno, da sola, non cambia il destino di un’infrastruttura; e la Roma Nord, per tornare davvero a vivere, ha bisogno di una visione complessiva. Quella visione è indicata a chiare lettere nei PUMS del Comune e della Città Metropolitana, che vogliono un servizio urbano di tipo metropolitano tra Montebello e Flaminio, da chiamare Metropolitana Linea F. Si tratta di un proposta che sosteniamo già dalla fondazione del Comitato, con ancora più forza dal 2017. Una proposta che oggi, a distanza di otto anni, appare ancora attuale. Perché l’idea della Linea F non era, e non è, un esercizio accademico o un vezzo grafico. È la presa d’atto che la tratta urbana della Roma Nord, da Flaminio a Montebello, possiede tutte le caratteristiche per essere integrata nel sistema metropolitano cittadino. Frequenze potenzialmente elevate, un tracciato che serve quartieri popolosi e che scambia con il GRA, un’infrastruttura già esistente che potrebbe diventare, con gli adeguamenti giusti, una spina dorsale della mobilità nel quadrante Nord. Oggi, invece, la Roma Nord continua a vivere in una sorta di limbo amministrativo e tecnico: troppo “ferrovia regionale” per essere percepita come una metropolitana, troppo urbana e lenta per essere trattata come una linea pendolare. È una linea che passa per Roma ma non appartiene a Roma, e questo è il suo più grande limite. Il nuovo convoglio revisionato è un piccolo passo avanti. Serve a migliorare l’affidabilità del servizio, a garantire qualche viaggio in più senza guasti, a dare l’impressione che qualcosa si muova. Ma è anche la prova evidente che la logica resta quella di sempre: interventi puntuali, senza una strategia d’insieme, nella pratica il minimo legale che deve essere fatto e senza il quale la linea chiuderebbe. Immaginare la Linea F significa, invece, fare un salto concettuale. Significa ripensare la tratta urbana, da Flaminio a Montebello, come un segmento metropolitano vero e proprio, con frequenze simili a quelle delle linee A e B, materiale rotabile più moderno, sistemi di segnalamento avanzati e una comunicazione visiva coerente con quella della rete metropolitana. Significa inserire questa linea nel linguaggio quotidiano della città: sulla mappa della metro, sui tabelloni delle stazioni, sulle app dei mezzi. In altre parole, significa farla esistere agli occhi dei cittadini. È una contraddizione tutta romana: avere già in casa una potenziale linea metropolitana e continuare a trattarla come un “trenino”, termine che suona sempre più dispregiativo. A Napoli si considera stabilmente una metropolitana quello che è un passante ferroviario senza neanche le banchine a raso, un passante che è letteralmente la prosecuzione di alcune FL di Roma. Il caso più emblematico di questa assurda disparità di trattamento è la Roma Lido. Oltre a Napoli, che è un caso limite, molti esempi in Europa dimostrano che questo l’approccio metropolitano funziona. A Barcellona la linea L6 nasce da una ferrovia suburbana trasformata in metro leggera; a Parigi, la RER A è al tempo stesso suburbana e urbana, integrata in modo naturale nella rete metropolitana. Roma potrebbe fare lo stesso, senza inventarsi nulla di nuovo, ma con la determinazione di chi vuole rendere più efficiente ciò che già ha. Il momento, paradossalmente, è favorevole. L’arrivo del convoglio revisionato e gli investimenti (anche se molto confusionari e con risultati alterni) dimostrano che l’attenzione tecnica c’è. Manca solo il coraggio di fare il passo successivo: dichiarare apertamente che la Roma Nord sarà la prossima linea metropolitana di Roma, con un nome, una lettera, un piano e un orizzonte temporale.

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#approfondimenti #flaminio montebello #linea f
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Da qualche giorno la Roma–Civita Castellana–Viterbo, quella che tutti conoscono semplicemente come “Roma Nord”,
ha accolto un nuovo convoglio revisionato
. È una notizia positiva, certo, ma come spesso accade le buone notizie nel trasporto pubblico romano si fermano a metà strada. La revisione di un treno, da sola, non cambia il destino di un’infrastruttura; e la Roma Nord, per tornare davvero a vivere, ha bisogno di una visione complessiva.

Quella visione è indicata a chiare lettere nei PUMS del Comune e della Città Metropolitana, che vogliono un servizio urbano di tipo metropolitano tra Montebello e Flaminio, da chiamare Metropolitana Linea F. Si tratta di un proposta che sosteniamo già dalla fondazione del Comitato,
con ancora più forza dal 2017
. Una proposta che oggi, a distanza di otto anni, appare ancora attuale.

Perché l’idea della Linea F non era, e non è, un esercizio accademico o un vezzo grafico. È la presa d’atto che la tratta urbana della Roma Nord, da Flaminio a Montebello, possiede tutte le caratteristiche per essere integrata nel sistema metropolitano cittadino. Frequenze potenzialmente elevate, un tracciato che serve quartieri popolosi e che scambia con il GRA, un’infrastruttura già esistente che potrebbe diventare, con gli adeguamenti giusti, una spina dorsale della mobilità nel quadrante Nord.

Oggi, invece, la Roma Nord continua a vivere in una sorta di limbo amministrativo e tecnico: troppo “ferrovia regionale” per essere percepita come una metropolitana, troppo urbana e lenta per essere trattata come una linea pendolare. È una linea che passa per Roma ma non appartiene a Roma, e questo è il suo più grande limite.

Il nuovo convoglio revisionato è un piccolo passo avanti. Serve a migliorare l’affidabilità del servizio, a garantire qualche viaggio in più senza guasti, a dare l’impressione che qualcosa si muova. Ma è anche la prova evidente che la logica resta quella di sempre: interventi puntuali, senza una strategia d’insieme, nella pratica il minimo legale che deve essere fatto e senza il quale la linea chiuderebbe.

Immaginare la Linea F significa, invece, fare un salto concettuale. Significa ripensare la tratta urbana, da Flaminio a Montebello, come un segmento metropolitano vero e proprio, con frequenze simili a quelle delle linee A e B, materiale rotabile più moderno, sistemi di segnalamento avanzati e una comunicazione visiva coerente con quella della rete metropolitana. Significa inserire questa linea nel linguaggio quotidiano della città: sulla mappa della metro, sui tabelloni delle stazioni, sulle app dei mezzi. In altre parole, significa farla esistere agli occhi dei cittadini.

È una contraddizione tutta romana: avere già in casa una potenziale linea metropolitana e continuare a trattarla come un “trenino”, termine che suona sempre più dispregiativo. A Napoli si considera stabilmente una metropolitana quello che è un passante ferroviario senza neanche le banchine a raso, un passante che è letteralmente la prosecuzione di alcune FL di Roma. Il caso più emblematico di questa assurda disparità di trattamento è la Roma Lido.

Oltre a Napoli, che è un caso limite, molti esempi in Europa dimostrano che questo l’approccio metropolitano funziona. A Barcellona la linea L6 nasce da una ferrovia suburbana trasformata in metro leggera; a Parigi, la RER A è al tempo stesso suburbana e urbana, integrata in modo naturale nella rete metropolitana. Roma potrebbe fare lo stesso, senza inventarsi nulla di nuovo, ma con la determinazione di chi vuole rendere più efficiente ciò che già ha.

Il momento, paradossalmente, è favorevole. L’arrivo del convoglio revisionato e gli investimenti (anche se molto confusionari e con risultati alterni) dimostrano che l’attenzione tecnica c’è. Manca solo il coraggio di fare il passo successivo: dichiarare apertamente che la Roma Nord sarà la prossima linea metropolitana di Roma, con un nome, una lettera, un piano e un orizzonte temporale.

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