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Sabato 15 Novembre 2025 10:11

Il cardinale Reina: «La vita eterna passa attraverso i piccoli»



A San Giovanni in Laterano l'incontro sull'esortazione apostolica Dilexi te, con il teologo Vito Impellizzeri, per il Giubileo diocesano degli animatori della carità. I poveri, «soggetti di una specifica intelligenza, indispensabile alla Chiesa e all’umanità»

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Uno sguardo teologico arricchito dalla testimonianza di chi, quotidianamente, si dedica ai più fragili, per comprendere e far propria l’esortazione apostolica “Dilexi te” di Papa Leone XIV, con l’obiettivo di servire sempre al meglio la «carne di Cristo». È lo spirito che ieri, 14 novembre, ha accompagnato il pomeriggio di preghiera e di riflessione promosso per il Giubileo diocesano degli animatori della carità organizzato nell’ambito della Giornata mondiale dei poveri, domenica 16. Un testo «da approfondire e condividere, come tutto il magistero della Chiesa – ha osservato il cardinale vicario Baldo Reina tirando le fila della serata -. È importante farlo diventare mentalità diffusa, perché la qualità delle azioni dipende direttamente da chi siamo. Se non ci formiamo attraverso la Parola di Dio e i documenti che nel tempo ci vengono offerti, rischiamo che anche l’agire risulti fragile». Citando sant’Ignazio di Antiochia, ha rimarcato che la Chiesa di Roma, «che presiede nella carità a tutte le Chiese», ha una «responsabilità enorme» e per questo bisogna essere «ben attrezzati. La vita eterna passa attraverso i piccoli. Dobbiamo aprire gli occhi e il cuore e vivere questa testimonianza di carità come il Signore ci ha esplicitamente insegnato».

L’incontro è stato avviato dalla riflessione di don Vito Impellizzeri, preside della Facoltà teologica San Giovanni Evangelista di Palermo, per il quale la vera chiave di volta teologica del primo documento magisteriale di Papa Prevost, firmato il 4 ottobre scorso e pubblicato cinque giorni dopo, è il «genius pauperum» cioè l’affermazione «rivoluzionaria» secondo cui i poveri, ha affermato citando il testo, «sono soggetti di una specifica intelligenza, indispensabile alla Chiesa e all’umanità». “Dilexi te”, come spiega subito Leone nella premessa, è stato ereditato da Papa Francesco, che vi stava lavorando negli ultimi mesi della sua vita. Riflettendo su questo il teologo Impellizzeri ritiene che Prevost, sulle orme di Bergoglio, «continui il magistero perenne e vivo della Chiesa, non solo sui poveri, ma grazie ai poveri. Una Chiesa povera per i poveri», ritenuti i veri “maestri del Vangelo”.

Dentro questo cotesto, il vescovo di Roma intuisce due vie: «l’intelligenza specifica dei poveri al tempo dell’intelligenza artificiale – ha detto don Impellizzeri -, e il rapporto tra autorità e povertà al tempo della crisi geopolitica in corso». I poveri, per il Papa, sono «una questione familiare – ha proseguito -. Non si tratta quindi di un problema o di un aspetto meramente pastorale, ma sono una questione familiare». La povertà, nel documento, è intesa come un elemento «di appartenenza, di reciprocità, di logica ecclesiale di fraternità».

Giulia Civitelli, missionaria secolare scalabriniana, è responsabile del Poliambulatorio della Caritas di Roma, «luogo in cui arrivano i più poveri tra i poveri». La sua testimonianza si è concentrata su uno stile di «carità intelligente» che nulla ha a che vedere con l’assistenzialismo, ma che si fa «impegno politico, impegno per i diritti, advocacy». Come ha imparato in questi anni in Caritas, l’obiettivo è «rimuovere le cause sociali e strutturali della povertà» e operare «una trasformazione di mentalità». Gli incontri al Poliambulatorio, dove lo scorso anno sono state accolte 2.500 persone, «rivelano un bisogno universale di relazione, ascolto e restituzione della dignità».

L’incontro è stato preceduto dalla celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale vicario il quale, commentando il Vangelo nel quale Gesù insegna ai suoi che “chi perde la propria vita la salverà”, ha rimarcato che fede e carità sono due realtà inseparabili. «Una vita ha senso solo nella misura in cui diventa dono», ha detto. Le realtà caritative della diocesi sono quindi chiamate «non a quantificare la carità, ma a «regalare amore, sorrisi, speranza».

14 novembre 2025

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