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Martedì 18 Novembre 2025 12:11

L’Onu approva la risoluzione Usa su Gaza



Via libera dal Consiglio di sicurezza, con l'astensione di Cina e Russia. Autorizzata una forza internazionale di pace, per la stabilizzazione dell'enclave. Il presidente statunitense Trump: «Momento di portata storica». Ora la fase due del piano di pace

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Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha approvato con 13 voti a favore – e l’astensione di Cina e Russia – la risoluzione Usa che approva il piano di pace del presidente Donald Trump per la Striscia e autorizza una forza internazionale di stabilizzazione per l’enclave palestinese, che dovrà anche disarmare Hamas. Una risoluzione «storica», nelle parole dell’ambasciatore americano all’Onu Mike Waltz.

Soddisfazione da parte di Israele, che «plaude» a Trump, riconoscendone gli «sforzi diplomatici». Lo chiarisce una nota dell’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyhau. «Crediamo – si legge – che il piano del presidente Trump, pienamente sostenuto dal Consiglio di sicurezza, porterà alla pace e alla prosperità perché insiste sulla completa smilitarizzazione, sul disarmo e sulla deradicalizzazione di Gaza. Ciò porterà a una maggiore integrazione tra Israele e i suoi vicini, nonché all’espansione degli Accordi di Abramo. La leadership rivoluzionaria del presidente Trump contribuirà a guidare la regione verso la pace e la prosperità e verso un’alleanza duratura con gli Stati Uniti».

Il leader Usa invece sceglie il suo social Truth per fare le «congratulazioni al mondo per l’incredibile voto del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che ha riconosciuto e approvato il Board of peace, che sarà presieduto da me e includerà i leader più potenti e rispettati del mondo. Questa – prosegue – sarà ricordata come una delle più grandi approvazioni nella storia delle Nazioni Unite, porterà a ulteriore pace in tutto il mondo ed è un momento di vera portata storica!». Il grazie di Trump va «alle Nazioni Unite e a tutti i Paesi del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite: Cina, Russia, Francia, Regno Unito, Algeria, Danimarca, Grecia, Guyana, Corea del Sud, Pakistan, Panama, Sierra Leone, Slovenia e Somalia. Grazie anche a quei Paesi che non facevano parte di questo organismo, ma che hanno fortemente sostenuto l’iniziativa, tra cui Qatar, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Regno dell’Arabia Saudita, Indonesia, Turchia e Giordania. I membri del Board e molti altri entusiasmanti annunci saranno fatti nelle prossime settimane», anticipa.

L’approvazione della risoluzione apre ora alla fase due del piano, dopo la tregua, lo scambio dei prigionieri e il parziale ritiro dell’esercito israeliano dalla Striscia. Sul voto pesava l’incognita del possibile veto della Cina e della Russia, che nei giorni scorsi aveva presentato una bozza alternativa che non menzionava la smilitarizzazione di Gaza, si opponeva alla permanenza di Israele oltre la linea gialla, non citava il Board of peace per l’amministrazione transitoria dell’ enclave (presieduto dallo stesso Trump) e affidava al segretario generale dell’Onu il compito di valutare le «opzioni per il dispiegamento della Forza internazionale di stabilizzazione», togliendole a Washington. Una linea, questa, condivisa anche da Cina e Algeria.

Sul rapido passaggio della risoluzione americana ha pesato l’approvazione dell’Autorità nazionale palestinese, oltre a quella dei Paesi arabo-musulmani più importanti. Per facilitare il voto di Mosca e Pechino, poi, la bozza di risoluzione era stata rinegoziata. Il testo afferma che gli Stati membri del Consiglio di Sicurezza possono partecipare al cosiddetto Board of peace (in carica sino al 31 dicembre 2027) e che «le condizioni potrebbero finalmente essere mature per un percorso credibile verso l’autodeterminazione e la statualità palestinese», una volta che l’Autorità palestinese avrà attuato un programma di riforme e la ricostruzione di Gaza sarà avanzata.

Per la forza internazionale di stabilizzazione, formata da Paesi prevalentemente musulmani, resta confermato il compito di garantire un processo di smilitarizzazione di Gaza, incluso il disarmo e la distruzione delle infrastrutture militari di Hamas. Comprensibile quindi che le critiche più forti fossero arrivate da Hamas e Israele. La prima, attraverso un gruppo di fazioni palestinesi, ha pubblicato nei giorni scorsi una dichiarazione contro la risoluzione, definendola un passo pericoloso verso l’imposizione di una tutela straniera sul territorio e sostenendo che la proposta serve gli interessi israeliani. Respinta inoltre qualsiasi clausola relativa al disarmo di Gaza o che leda «il diritto del popolo palestinese alla resistenza». Da parte sua, il premier israeliano Netanyahu aveva ribadito che Israele resta contrario a uno Stato palestinese e aveva promesso di smilitarizzare Gaza «con le buone o con le cattive».

18 novembre 2025

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