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Mercoledì 19 Novembre 2025 09:11

Assemblea Cei: «Nessuna omissione o sottovalutazione degli abusi»



La seconda giornata dell'Assemblea generale si è conclusa con la recita dei vespri a Santa Maria degli Angeli, nella Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti. Cresce l'attesa per il Papa, che il 20 novembre concluderà i lavori

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«Ogni mancanza di rispetto è – a diverso livello – una forma di violenza, è sfruttamento, bisogno incontrollato di possesso, offesa della dignità, corruzione. Quando poi a esserne vittima è un minore o una persona vulnerabile, restano ferite che non conoscono prescrizione, ma cicatrici indelebili». È la parte centrale della meditazione tenuta da monsignor Ivan Maffeis, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e vescovo delegato per il Servizio regionale per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili della Conferenza episcopale umbra, durante i vespri recitati ieri sera, 18 novembre, dai vescovi italiani nella basilica di Santa Maria degli Angeli, nella Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi e a conclusione della seconda giornata dell’Assemblea della Cei, in corso ad Assisi fino a domani, 20 novembre.

«Davanti a tale gravità non sussiste spazio alcuno per atteggiamenti di omissione o di sottovalutazione», il monito del vescovo, secondo il quale «non basta nemmeno denunciare, reprimere e condannare un crimine perverso, che si ripercuote non solo sulle vittime, ma sui familiari e sul popolo di Dio, disorientato e sconcertato tra dubbio, incredulità e scandalo». Di qui l’appello a «tutte le componenti della società civile, per una presa di coscienza collettiva davanti a drammi che rubano dal cuore dei piccoli la fiducia e ne manipolano la coscienza, privandoli dei valori a cui ancorare la vita».

Nella seconda parte della sua meditazione, Maffeis ha stilato una sorta di decalogo per affrontare la piaga degli abusi, dando del “tu” ai destinatari, esortando tra l’altro ad accogliere, ascoltare e accompagnare «con disponibilità le persone abusate nel loro bisogno primario di essere credute e, quindi, di ottenere giustizia», ma anche ad avere pietà «di chi si è macchiato di una responsabilità tanto aberrante, condividendo con lui l’esigente percorso della riparazione e della conversione». Infine l’auspicio che la tutela dei minori, da «problema emergenziale», diventi «missione permanente, capace di farsi cultura in famiglia, nella scuola, nel mondo dello sport – come nella stessa comunità cristiana – per ambienti ospitali e sicuri, dove ogni persona sia riconosciuta e rispettata nella sua sacralità».

«Sugli abusi tolleranza zero, stiamo portando avanti un processo di verità per restituire dignità alle vittime», ha detto monsignor Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Ionio e vicepresidente della Cei per il Sud, interpellato dal Sir a margine dei lavori. «Come Chiesa italiana stiamo coltivando e portando avanti un processo di verità. Camminiamo insieme. Certo, ci possono essere incomprensioni, che però non devono bloccare il processo; dobbiamo camminare nella verità ed essere capaci di comunicare questa verità nella carità».

Cresce, intanto, l’attesa per il Papa, che domani, 20 novembre, concluderà l’assemblea di Assisi: «Di solito il Papa apre l’assemblea della Cei, Leone ha deciso di chiuderla. Lo stiamo scoprendo e lo scopriremo: è il Papa dell’ascolto, del dialogo, del confronto, ma è anche un Papa che governa con saggezza e sapienza sapendo le responsabilità di questo momento storico. È un Papa di grande spiritualità, figlio di sant’Agostino: ci stupirà, è il Papa scelto dallo Spirito Santo per il tempo che viviamo». Quanto al clima che si respira qui ad Assisi, Savino parla di «un’assemblea molto significativa, che dopo l’approvazione del documento sul cammino sinodale interpella seriamente noi vescovi sulle responsabilità del percorso fatto in questi quattro anni. Come ci ha chiesto il cardinale Matteo Zuppi nell’introduzione, dobbiamo essere costruttori di comunità: la comunione tra di noi è di grande valore, che non significa omologazione, ma rispetto delle diverse sensibilità».

E un tributo all’impegno della Chiesa italiana sul fronte degli abusi, all’inizio della seconda giornata dei lavori, è venuto da monsignor Thibault Verny, presidente della Pontificia Commissione per la tutela dei minori: «Insieme a voi stiamo aiutando le comunità ecclesiali a prevenire gli abusi – il suo saluto -. Intendiamo proseguire su questa strada, condividendo il vostro impegno e le vostre procedure di tutela con un numero sempre maggiore di Chiese nel mondo», ha assicurato il presule, secondo il quale in materia di abusi il punto cruciale è «indicare con trasparenza le lacune nei sistemi di salvaguardia e offrire risposte professionali rafforza la credibilità della Chiesa, affinché la nostra casa ecclesiale sia un luogo sicuro per tutti, per le famiglie, i giovani e i bambini». Quindi il ringraziamento all’«approccio coerente e lungimirante» della Cei, in questo ambito, grazie al quale «la protezione è divenuta linguaggio comune, parte integrante della cura pastorale ordinaria». Poi il presidente della commissione pontificia ha condiviso un’immagine che lo ha «profondamente colpito» durante un recente incontro con un gruppo di vittime e sopravvissuti, tutti adulti, molti dei quali anziani, che hanno subito abusi da bambini nella Chiesa in Belgio: «Ci siamo intrattenuti con loro per oltre tre ore: un incontro intenso, talvolta doloroso. Vi era una sedia vuota tra due membri del gruppo; la signora accanto spiegò che era per suo fratello, anch’egli vittima di abusi, che si era tolto la vita. Quella sedia rappresentava lui e gli innumerevoli altri che hanno compiuto lo stesso gesto a causa degli abusi subiti», ha commentato Verny, rendendo noto che la sedia vuota era presente anche nel loro incontro con Papa Leone XIV. «In tutto ciò che facciamo, dobbiamo guardare a quella sedia vuota», l’invito. (M. Michela Nicolais)

19 novembre 2025

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