Servizi > Feed-O-Matic > 684081 🔗

Giovedì 20 Novembre 2025 13:11

Il Papa ai vescovi: «Il mondo ha urgente bisogno di fede, fraternità e pace»



L'intervento di Leone a conclusione dell'81ª Assemblea generale Cei, ad Assisi. L'invito a dare sempre più forma a «una Chiesa collegiale», promuovendo un «umanesimo integrale» e a intervenire «profeticamente» nel dibattito pubblico

L'articolo
Il Papa ai vescovi: «Il mondo ha urgente bisogno di fede, fraternità e pace»
proviene da
RomaSette
.

#apertura #in italia #papa #81ª assemblea cei #papa leone xiv #santa maria degli angeli
leggi la notizia su RomaSette





«Sono contento di questa mia prima sosta, seppur brevissima, ad Assisi, luogo altamente significativo per il messaggio di fede, fraternità e pace che trasmette, di cui il mondo ha urgente bisogno». Papa Leone XIV ha aperto con queste parole l’intervento con il quale questa mattina, 20 novembre, ha concluso l’81ª Assemblea generale della Cei. Un incontro a porte chiuse con i vescovi italiani, nella basilica di Sana Maria degli Angeli.

Sull’esempio di san Francesco, «guardare a Gesù è la prima cosa a cui anche noi siamo chiamati – ha affermato -. La ragione del nostro essere qui, infatti, è la fede in Lui, crocifisso e risorto». Ricordando l’incontro avuto nel giugno scorso con i presuli, ha ribadito che «in questo tempo abbiamo più che mai bisogno “di porre Gesù Cristo al centro e, sulla strada indicata da Evangelii gaudium, aiutare le persone a vivere una relazione personale con Lui, per scoprire la gioia del Vangelo. In un tempo di grande frammentarietà è necessario tornare alle fondamenta della nostra fede, al kerygma”. E questo vale prima di tutto per noi: ripartire dall’atto di fede che ci fa riconoscere in Cristo il Salvatore e che si declina in tutti gli ambiti della vita quotidiana».

L’indicazione di rotta allora è «tenere lo sguardo sul Volto di Gesù», che «ci rende capaci di guardare i volti dei fratelli. È il suo amore che ci spinge verso di loro. E la fede in Lui, nostra pace, ci chiede di offrire a tutti il dono della sua pace. Viviamo un tempo segnato da fratture, nei contesti nazionali e internazionali – è l’analisi del Papa -: si diffondono spesso messaggi e linguaggi intonati a ostilità e violenza; la corsa all’efficienza lascia indietro i più fragili; l’onnipotenza tecnologica comprime la libertà; la solitudine consuma la speranza, mentre numerose incertezze pesano come incognite sul nostro futuro. Eppure, la Parola e lo Spirito ci esortano ancora a essere artigiani di amicizia, di fraternità, di relazioni autentiche nelle nostre comunità, dove, senza reticenze e timori, dobbiamo ascoltare e armonizzare le tensioni, sviluppando una cultura dell’incontro e diventando, così, profezia di pace per il mondo. Quando il Risorto appare ai discepoli – prosegue -, le sue prime parole sono: “Pace a voi”. E subito li manda, come il Padre ha mandato Lui: il dono pasquale è per loro, ma perché sia per tutti!».

Ai suoi vescovi, il Primate d’Italia ha offerto alcune riflessioni «affinché cresca e maturi uno spirito veramente sinodale nelle Chiese e tra le Chiese del nostro Paese. Anzitutto – ha detto -, non dimentichiamo che la sinodalità indica il “camminare insieme dei cristiani con Cristo e verso il Regno di Dio, in unione a tutta l’umanità”», come recita il Documento finale della Seconda sessione della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi. «Dal Signore riceviamo la grazia della comunione che anima e dà forma alle nostre relazioni umane ed ecclesiali. Sulla sfida di una comunione effettiva desidero che ci sia l’impegno di tutti, perché prenda forma il volto di una Chiesa collegiale, che condivide passi e scelte comuni». In questo senso, «le sfide dell’evangelizzazione e i cambiamenti degli ultimi decenni, che interessano l’ambito demografico, culturale ed ecclesiale, ci chiedono di non tornare indietro sul tema degli accorpamenti delle diocesi, soprattutto laddove le esigenze dell’annuncio cristiano ci invitano a superare certi confini territoriali e a rendere le nostre identità religiose ed ecclesiali più aperte, imparando a lavorare insieme e a ripensare l’agire pastorale unendo le forze».

Appellandosi all’«attento discernimento» dei vescovi di ogni regione, il pontefice ha rilevato che «ciò che conta è che, in questo stile sinodale, impariamo a lavorare insieme e che nelle Chiese particolari ci impegniamo tutti a edificare comunità cristiane aperte, ospitali e accoglienti, nelle quali le relazioni si traducono in mutua corresponsabilità a favore dell’annuncio del Vangelo». La sinodalità, «che implica un esercizio effettivo di collegialità», ha continuato, «richiede non solamente la comunione tra di voi e con me, ma anche un ascolto attento e un serio discernimento delle istanze che provengono dal popolo di Dio. In questo senso, il coordinamento tra il dicastero per i Vescovi e la Nunziatura Apostolica, ai fini di una comune corresponsabilità, deve poter promuovere una maggiore partecipazione di persone nella consultazione per la nomina di nuovi vescovi, oltre all’ascolto degli ordinari in carica presso le Chiese locali e di coloro che si apprestano a terminare il loro servizio».

A questo riguardo, Leone ha sottolineato che «una Chiesa sinodale, che cammina nei solchi della storia affrontando le emergenti sfide dell’evangelizzazione, ha bisogno di rinnovarsi costantemente. Bisogna evitare che, pur con buone intenzioni, l’inerzia rallenti i necessari cambiamenti. A questo proposito, tutti noi dobbiamo coltivare l’atteggiamento interiore che Papa Francesco ha definito “imparare a congedarsi”», rispettando la norma dei 75 anni per la conclusione del servizio degli ordinari nelle diocesi. «Solo nel caso dei Cardinali, si potrà valutare una continuazione del ministero, eventualmente per altri due anni», la precisazione.

Tornando quindi all’orizzonte della missione della Chiesa in Italia, non è mancato l’invito a «fare memoria della strada percorsa dopo il Concilio Vaticano II, scandita dai Convegni ecclesiali nazionali. E vi esorto a preoccuparvi che le vostre Comunità, diocesane e parrocchiali, non perdano la memoria, ma la mantengano viva, perché questo è essenziale nella Chiesa: ricordare il cammino che il Signore ci fa compiere attraverso il tempo nel deserto». Di qui l’esortazione a «continuare a promuovere un umanesimo integrale, che aiuta e sostiene i percorsi esistenziali dei singoli e della società; un senso dell’umano che esalta il valore della vita e la cura di ogni creatura, che interviene profeticamente nel dibattito pubblico per diffondere una cultura della legalità e della solidarietà».

Dal pontefice anche il riferimento alla sfida del digitale. «La pastorale non può limitarsi a “usare” i media, ma deve educare ad abitare il digitale in modo umano, senza che la verità si perda dietro la moltiplicazione delle connessioni, perché la rete possa essere davvero uno spazio di libertà, di responsabilità e di fraternità», è l’analisi. E ancora: «Camminare insieme, camminare con tutti, significa anche essere una Chiesa che vive tra la gente, ne accoglie le domande, ne lenisce le sofferenze, ne condivide le speranze. Continuate a stare vicini alle famiglie, ai giovani, agli anziani, a chi vive nella solitudine – l’appello -. Continuate a spendervi nella cura dei poveri: le comunità cristiane radicate in modo capillare nel territorio, i tanti operatori pastorali e volontari, le Caritas diocesane e parrocchiali fanno già un grande lavoro in questo senso e ve ne sono grato».

In questa direzione della cura, l’appello a coltivare «l’attenzione ai più piccoli e vulnerabili, perché si sviluppi anche una cultura della prevenzione di ogni forma di abuso. L’accoglienza e l’ascolto delle vittime sono il tratto autentico di una Chiesa che, nella conversione comunitaria, sa riconoscere le ferite e si impegna per lenirle, perché dove profondo è il dolore, ancora più forte dev’essere la speranza che nasce dalla comunione», le parole di Prevost, sulla falsariga di quelle pronunciate alla veglia del Giubileo della consolazione, il 15 settembre. «Vi ringrazio per quanto avete già fatto e vi incoraggio a portare avanti il vostro impegno nella tutela dei minori e degli adulti vulnerabili», ha aggiunto.

In conclusione, il Papa ha ricordato l’esempio di san Francesco e lo “stile sinodale” con cui ha vissuto con i primi grati, ha espresso l’auspicio che «possa dare anche a noi la forza per compiere scelte ispirate da una fede autentica e per essere, come Chiesa, segno e testimonianza del Regno di Dio nel mondo».

20 novembre 2025

L'articolo
Il Papa ai vescovi: «Il mondo ha urgente bisogno di fede, fraternità e pace»
proviene da
RomaSette
.

Questo sito utilizza cookie tecnici, anche di terze parti, per migliorare i servizi offerti e ottimizzare l’esperienza dell’utente. Si prega di leggere l'informativa sulla privacy. Chiudendo questo banner si accettano le condizioni sulla privacy e si acconsente all’utilizzo dei cookie.
CHIUDI