Venerdì 21 Novembre 2025 09:11
Kallas: «Un piano di pace per l’Ucraina? Ue e Kiev devono essere a bordo»


Per l'Alto rappresentante dell'Unione europea per la politica estera, «c'è un aggressore e una vittima. Non sentiamo concessioni da parte della Russia, come una tregua incondizionata, dato che lo bombe cadono ancora sui civili». I ministri degli Esteri dei 27 a Bruxelles
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Si parla di pace, ma la guerra prosegue. Ininterrotta. Non passa giorno né notte in cui le armi tacciano. Anche stanotte missili, droni, bombe: la Russia aggredisce, l’Ucraina cerca, come può, di limitare i danni. E ogni volta sono morti e feriti; case, ospedali e scuole distrutti. È possibile immaginare, in questa situazione, una pace vera, duratura e giusta? Considerando, altresì, che tra le parti in causa non vige alcuna reciproca fiducia?
Una “cavolo di guerra”. Ora emerge, da indiscrezioni, un nuovo “piano di pace” in 28 punti che parte con un difetto di fabbrica: infatti sarebbe stato negoziato (il condizionale è d’obbligo) tra Washington e Mosca, senza la voce di Kiev. Tanto da far sollevare immediatamente i dubbi del presidente ucraino Zelensky. E va subito in scena il gioco delle parti. «Lasciami risolvere la tua cavolo di guerra», ha sbottato Donald Trump nel corso di una conversazione con Vladimir Putin. Poi tocca il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov: «Ogni momento è buono per una risoluzione pacifica, la Russia continua a rimanere aperta a questa soluzione». Gli fa eco il segretario di Stato Usa, Marco Rubio: «Entrambe le parti devono accettare condizioni difficili». E da Ankara, dove fa tappa nel suo tour europeo, Volodymyr Zelensky manda a dire che «senza l’Ucraina non ci può essere accordo. Siamo aperti a ogni proposta credibile e alla collaborazione con gli Stati Uniti». Nel pomeriggio Kiev avrebbe preso visione del piano Trump-Putin definendolo «assurdo» e «inaccettabile» (il piano in realtà pare sia stato redatto dall’inviato speciale della Russia Kirill Dmitriev).
Piano inaccettabile? Anche perché le informazioni trapelate sui 28 punti del piano Trump-Putin disegnano condizioni difficilmente accettabili per un Paese che da quasi quattro anni subisce un’aggressione ingiustificata e drammatica. Si chiederebbe all’Ucraina di cedere Donbass, Crimea e forse altri territori orientali; di dimezzare il suo esercito; di rinunciare definitivamente ad aderire alla Nato; oltre al divieto della presenza di forze internazionali sul territorio dell’Ucraina. La Russia si impegnerebbe – difficile crederci – a non procedere ad altre aggressioni al Paese confinante. Queste proposte, tutte da verificare, hanno fatto capolino ieri, 20 novembre, al Consiglio Affari esteri svolto a Bruxelles, con all’ordine del giorno il sostegno finanziario ed energetico a Kiev e ulteriori sanzioni a Mosca.
La posizione dell’Ue. Proprio a Bruxelles si registra la voce dell’Ue, affidata anzitutto a Kaja Kallas, Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza: «Noi sosteniamo una pace che sia giusta e duratura. Ma a ogni piano, per funzionare, serve che l’Europa e l’Ucraina siano a bordo». Poi precisa di «non essere a conoscenza» di un coinvolgimento dell’Ue al piano di pace targato Trump: un modo garbato per far presente che l’Unione europea è stata nuovamente aggirata dal Presidente statunitense. Kallas aggiunge: «C’è un aggressore e una vittima: non sentiamo concessioni da parte della Russia, come ad esempio una tregua incondizionata, dato che lo bombe cadono ancora sui civili». In queste condizioni è dunque inimmaginabile negoziare una pace. La posizione Ue è rafforzata dal ministro degli Esteri danese Lokke Rasmussen, che in questo semestre svolge il ruolo di presidente di turno del Consiglio Ue: «Abbiamo già chiarito che le questioni riguardanti eventuali cessioni di territorio ucraino non possano essere negoziate senza gli ucraini». Rasmussen apre un credito verso un piano di pace confezionato da Washington, «che preveda un cessate il fuoco immediato e incondizionato. Zelensky ha da tempo sostenuto questa posizione, così come l’Unione europea. Quindi – avverte – l’unico problema rimane Putin».
Un ruolo per l’Europa. Dai governi dei 27 si susseguono dichiarazioni che vanno, più o meno, in questa direzione. Il ministro degli esteri italiano Antonio Tajani, giunto a Bruxelles per il Consiglio, ha affermato, a proposito del piano da 28 punti che, al momento, si tratta «solo di indiscrezioni giornalistiche, difficili da commentare». Quando il piano «sarà presentato faremo un’analisi approfondita. Come è stato detto, l’Europa dovrà svolgere un suo ruolo». Poi specifica: «L’Ucraina rappresenta anche una barriera di sicurezza per l’Europa: se cade l’Ucraina aumentano i rischi per l’Europa e questo non possiamo assolutamente accettarlo né permetterlo». Da qui l’ampio sostegno a Kiev. Tajani si è detto anche favorevole all’utilizzo dei beni russi congelati per aiutare finanziariamente l’Ucraina. Il governo tedesco, per bocca del suo ministro degli esteri Johann Wadephul, sosterrebbe ogni iniziativa per la pace, «ma prima la Russia deve cessare il fuoco». A sua volta insiste: «L’Europa dovrà essere coinvolta. Siamo tutti sulla stessa linea, e vorrei ribadirlo molto chiaramente».
Orban fuori dal coro. Per il capo della diplomazia francese Jean-Noel Barrot, sarebbe «inaccettabile» una «capitolazione» di Kiev. «Gli ucraini, che lottano eroicamente da oltre tre anni, rifiuteranno ogni tipo di capitolazione. Serve partire da una tregua sulla linea di contatto, per poi arrivare ai negoziati, anche sui territori, ma l’unico che rifiuta è Putin». Il collega spagnolo José Manuel Albares accenna al «presunto piano di pace» che non può procedere «alle spalle dell’Ucraina e dell’Unione europea». Come sempre c’è una voce fuori dal coro: è il solito premier ungherese Viktor Orban, che afferma: «L’Europa deve smettere di finanziare una guerra che non può essere vinta». Accenna a una «corrotta mafia bellica ucraina» e dice no a nuove misure che colpirebbroe la Russia. A suo modo originale la posizione sostenuta dal ministro degli Esteri svedese Maria Malmer Stenergard. Arrivando alla sede del Consiglio, ha preso la parola per dire: «Dall’invasione russa, l’Europa ha sostenuto l’Ucraina con 187 miliardi di euro; nello stesso periodo abbiamo importato petrolio e gas dalla Russia per 201 miliardi di euro, e se si aggiungono altre importazioni, il totale è di 311 miliardi. Il che significa che finiamo con un sostegno negativo all’Ucraina di 124 miliardi di euro. Questa è una vergogna». Poi la parte propositiva. «Adesso tutti parlano di pace, ma non ci saranno colloqui di pace ragionevoli se non aumentiamo il sostegno all’Ucraina e la pressione sulla Russia». Quindi via libera, da parte della Svezia, all’utilizzo dei beni congelati russi a favore dell’Ucraina. (Gianni Borsa)
21 novembre 2025
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