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Venerdì 21 Novembre 2025 11:11

Consumare le suole delle scarpe, lo stile dei settimanali diocesani



Papa Francesco richiamava a un giornalismo che sappia “andare e vedere”: una missione che i periodici di comunità continuano a incarnare ogni giorno. Facendo emergere piccoli e grandi problemi

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«Voci attente lamentano da tempo il rischio di un appiattimento in giornali fotocopia o in notiziari tv e radio e siti web sostanzialmente uguali, dove il genere dell’inchiesta e del reportage perdono spazio e qualità a vantaggio di una informazione preconfezionata, di palazzo, autoreferenziale, che sempre meno riesce a intercettare la verità delle cose e la vita concreta delle persone, e non sa più cogliere né i fenomeni sociali più gravi né le energie positive che si sprigionano dalla base della società. La crisi dell’editoria rischia di portare a un’informazione costruita nelle redazioni, davanti al computer, ai terminali delle agenzie, sulle reti sociali, senza mai uscire per strada, senza più consumare le suole delle scarpe». Lo affermava Papa Francesco nel messaggio per la 55ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Era il 2021.

I rischi paventati dal Santo Padre per il mondo dell’informazione e di riflesso per i cittadini sono immutati, a distanza di cinque anni. Quel che si registra, anzi, è una continua crescita dei social, capaci di plasmare il linguaggio dei loro fruitori e di abbassare – conseguenza terribile – il loro livello di attenzione, soprattutto fra i più giovani. L’informazione fotocopia, non verificata, è già uno dei grandi mali delle nostre democrazie, ai quali rispondere con un rinnovato slancio giornalistico, ritrovando lo spirito originario, richiamandoci a Francesco, tornando a consumare le suole delle scarpe. Andare e vedere per raccontare, questo l’invito che a più riprese il Pontefice aveva fatto. E raccontare con il cuore, mettendosi nei panni dell’altro, senza giudicare, con un linguaggio disarmato che punti a gettare ponti anziché innalzare muri.

Quando ogni giorno i nostri giornali locali della Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici) raccontano le storie degli ultimi, degli indifesi, fanno esattamente questo: vanno, vedono, raccontano con il cuore. Quando ogni giorno i nostri giornali locali della Fisc arrivano nei paesi delle valli, nei minuscoli borghi dell’entroterra o nelle periferie della città, si richiamano all’insegnamento della Chiesa che chiede di guardare agli ultimi. Quando mettono al centro le comunità, le loro storie, i loro problemi, fanno un servizio alla democrazia. Dai paesini siciliani con l’acqua razionata alle crisi aziendali nelle città industriali del Nord, la voce dei nostri giornali è la voce che tiene unite le comunità e fa emergere i piccoli e grandi problemi degli ultimi, di chi è troppo piccolo per pretendere di essere ascoltato dai grandi mezzi di informazione.

Se non ci fossero i giornali locali cosa ne sarebbe delle migliaia di piccole/grandi storie di quotidiana ingiustizia di cui è costellato il nostro Paese? Chi ascolterebbe le minuscole comunità prive di servizi e alle prese con il dramma della denatalità? E chi darebbe voce alle tante belle storie di solidarietà, amicizia, coraggio che patrono dal basso? E ancora, chi si prenderebbe la briga di verificarle tutte queste “notizie minori”, che rischiano di invadere il web e i social senza un minimo filtro sulla loro veridicità?

I giornali locali, giornali di comunità, rappresentano una risorsa per il nostro sistema Paese, sono uno degli elementi su cui si basa la nostra democrazia e in un mondo sempre più sottoposto a influenze esterne e a messaggi devianti sono un antidoto alla disinformazione. Rappresentano uno strumento delicato, fragile, ma imprescindibile, per evitare di ritrovarci tra qualche anno a dover amaramente renderci conto che l’informazione che ci passa sotto il naso è tutta uguale. Fotocopia. (Lorenzo Rinaldi, direttore di “Il Cittadino” di Lodi)

21 novembre 2025

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